Re: i 19 errori di ISRAELE

Inviato da  florizel il 7/7/2010 12:32:48
Aggiorno su Gaza riportando due articoli di Vittorio Arrigoni, dal suo blog "Guerrilla Radio".

Israele annuncia un alleggerimento dell'embargo, ma non lascia passare quel che serve davvero.

"Prendendo atto della decisione del governo israeliano di "allentare" l'assedio a Gaza concedendo l'immissione di più merce, l'organizzazione israeliana per i diritti umani B'Tselem ha commentato : "questo è un primo mini passo nella giusta direzione per portare la politica d'Israele in linea con i suoi obblighi".

Passo davvero microscopico, se consideriamo che solo dal valico di Karni, prima dell'inizio dell'assedio, passavano più di diecimila camion al mese e che comunque anche allora eravamo lontani dai 500 camion di merci al giorno, quantitativo minimo necessario stabilito dalle Nazioni Unite per coprire in parte i fabbisogni di un milione e mezzo di persone.
Un passo che secondo alcuni analisti politici palestinesi è addirittura controproducente, perché si pone nella direzione di voler legittimare l'assedio.

Un assedio che in quanto punizione collettiva ad una popolazione civile viola l'articolo 33 della Quarta Convenzione di Ginevra, ed è ritenuto illegale da tutte le maggiori organizzazioni per i diritti umani governative e non, come hanno recentemente ribadito Amnesty International e la Croce Rossa Internazionale.

Continua a essere banditi dalla Striscia il cemento, il ferro e qualsiasi altro materiale per la costruzione, tanto che a detta dell'Onu, a distanza di un anno e mezzo dai bombardamenti dell'operazione Piombo Fuso, il 75 percento degli edifici danneggiati e distrutti pendono ancora in macerie...

... Se dalle televisioni di stato italiane la percezione trasmessa è che l'assedio è stato allentato per un atto di generosità dello Stato israeliano, sul campo la realtà è ben diversa.
L'assedio di per se deve essere in toto terminato perché la popolazione qui non ha bisogno di stuzzicadenti e patatine fritte, ma di cemento, ferro, medicinali, attrezzature mediche e tutto il necessario in import e export per risollevare l'economia e renderla indipendente dagli aiuti.
Oltre che di poter uscire e entrare liberamente da questa prigione.

Tutto quello che abbiamo davanti agli occhi in questi giorni è l'immagine artefatta di una situazione tragica truccata ad arte a miglioria dopo il lavorio cosmetico della propaganda israeliana ed egiziana.
In mezzo a questi echi propagandistici di grande presa stridono ulteriormente le felicitazioni di Tony Blair per l'avvenuto "allenatamento" del blocco israeliano. Dietro il sorriso di Blair, direttore di orchestra di un Quartetto (Usa, Ue, Russia e ONU) che in questi anni non hanno prodotto altro che inutili comunicati stampa, tutte le carie di una cariatide corresponsabile del genocidio iracheno in corso, oltre che del lassismo politico dei governi europei dinnanzi alla tragedia palestinese."


L'assedio israeliano a Gaza è illegale, lo sostiene pure la Croce Rossa Internazionale.

"L’ultima volta sabato scorso a Khoza, sud est della Striscia. Nonostante avessimo con noi tre troupe televisive, i cecchini israeliani ci hanno osservato per una mezz’ora raccogliere a mani nude coi contadini palestinesi il mais, poi hanno aperto il fuoco.
Abbiamo dovuto ritirarci, noi internazionali a mani alzate, i contadini indigeni muovendosi a terra terrorizzati mentre i proiettili ci passavano a centimetri dai corpi.

I pochi giornalisti che vengono con noi al confine rimangono sempre colpiti, più che dalle pallottole dall’incredibile coraggio di questi temerari coltivatori nella loro sfida quotidiana contro la morte nel cercare di procurasi il necessario con cui sfamare le famiglie.
Con noi, sabato, c’era oltre ad Al Jazeera English, una televisione cinese e una brasiliana.
Le telecamere della RAI con noi ci sono venute solo una volta, e ce le hanno condotte Manolo Luppichini.

Mi riferiscono che i telegiornali nazionali in questi giorni intasano l’etere illuminando i riflettori sulla vicenda del soldato Gilad Shalit, unico prigioniero israeliano nelle mani dei palestinesi, prigioniero di guerra. Ben inteso, illuminare Shalit oscurando le migliaia di prigionieri politici sepolti vivi nelle prigioni sparse in Israele, le quali sorti pare proprio non interessi a nessuno.

7.500 prigionieri (politici, non di guerra), soggetti ai più atroci supplizi in una pseudo-democrazia dove la tortura è una prassi consolidata.
Milano, Torino e Roma hanno spento i loro caratteristici monumenti per accendere l’ipocrisia di un messaggio secondo il quale la libertà di un soldato vale più di quella di centinaia di minori palestinesi reclusi senza regolare processo e abitualmente abusati sessualmente nelle 25 prigioni e centri di detenzione israeliani.

Mentre il Colosseo si spegnava per un soldato sulla scalinata del Campidoglio gli attivisti della Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese accendevano dei lumi per ricordare proprio questi migliaia di prigionieri innocenti e dimenticati. Almeno sino a quando non stati aggrediti “da parte di un gruppo di squadristi riconducibili come appartenenti alla Comunità Ebraica Romana”, secondo quanto dichiarato dagli stessi attivisti. 6 ragazzi della Rete hanno dovuto ricorrere alle cure mediche dopo il vile assalto da parte di chi sotto la bandiera israeliana ritiene di godere di quell’impunità che quel vessillo rappresenta all’interno della comunità internazionale.

Evidentemente la solidarietà alla causa palestinese si paga col sangue, da Gaza a Roma fin sopra la nave turca Mavi Marmara.
Ma come quei temerari contadini continuano a sfidare i proiettili rivendicando il diritto alla loro terra, la solidarietà per i diritti umani conquistano e consenso maggior terreno ingiustizia dopo ingiustizia, affronto dopo affronto squadrista.
Nel frattempo anche Israele ha spento le luci per Shalit: qui a Gaza abbiamo a malapena 6 ore di elettricità al giorno."

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