Re: Io mi rendo conto...

Inviato da  Ribelle il 18/2/2009 23:24:45
Un po’ di considerazioni. Non sarò breve. Scusate.

Un confronto, per possedere le caratteristiche del dialogo e per non essere una semplice rissa (con i post a sostituire i tradizionali cazzotti) oppure una crociata di catechizzazione e/o redenzione dei miscredenti (oppure un mix di entrambe), presuppone una sincera disponibilità verso le tesi della controparte, una vera apertura mentale per accoglierne gli argomenti e vagliarli il più obbiettivamente possibile. Presuppone cioè di partecipare al dibattito senza avere la convinzione irremovibile di tenere già in tasca, fissa e immutabile, la Verità. Ancora di più presuppone che nessun partecipante si senta esponente di una categoria morale superiore a quella dei propri interlocutori discordi, poiché niente più di questo determina una drastica chiusura mentale.

Ora, se c’è un argomento che incappa in maniera costante nell’assenza dei due ultimi requisiti citati è precisamente quello che si sta affrontando in questa discussione, ovvero l’olocausto ebraico.

Di fronte a questo tema, ciò che nei post viene argomentato riguardo al merito specifico della questione è solo una, spesso trascurabile, parte di ciò che concorre effettivamente al dibattito.

L’altra parte, decisamente preponderante, è costituita dal ruolo moralmente giudicante, a suon di demonizzazioni e scomuniche civili, che la fazione “ufficialista” si arroga nei confronti della fazione “revisionista”; tale approccio, se tutto va bene rimane appena appena sotto la superficie, ricoperto da un velo, leggero ed assai fragile, di apparente disponibilità al confronto, mentre in caso contrario (cioè nella quasi totalità dei casi) si esplicita in forma immediata e brutale, evidente per chiunque.

Per chi ha seguito finora la discussione non credo servano chissà quali altri esempi oltre all’intervento 145 di questo thread (ma anche il 147 non è male), postato da Notturno. Io lo trovo assolutamente rappresentativo, in questo senso, e mi sembra di averlo mostrato bene nei miei interventi successivi.

E veniamo ai miei contributi alla discussione, del tutto volontariamente non centrati sul merito della materia.

Per mancanza di argomenti? No.

Sono in grado di sommergere il thread di materiale: il copia/incolla è una pratica di perfetta elementarità, e anche accodarci qualche personale illazione non è certo un traguardo inarrivabile. Ma... a che pro?

Vediamo.

Innanzitutto, come ho già detto altrove, ritengo che nessuno dei presenti (io innanzi tutto) sia un esperto riguardo alla storiografia del periodo in discussione (e a tanti altri suoi aspetti - comunque rilevanti ai fini delle conclusioni cui si vuole arrivare - quali, per dirne uno, gli aspetti tecnici della cremazione a quel tempo); dunque non c’è nessuna possibilità che le tesi esposte dai diversi autori e, specialmente, le documentazioni prodotte a sostegno possano essere valutate professionalmente. Se allora si deve rimanere al livello delle impressioni, cosa può mai importare se l’utente Pinco da più credito all’esperto X piuttosto che all’esperto Y mentre l’utente Pallino fa il contrario, considerato che tanto non sono in grado di valutare attendibilmente - per incompetenza - le loro tesi?

Ma non è questo l’ostacolo principale, perché se l’approccio comune dei partecipanti (di tutti i partecipanti) fosse quello veramente dialogante che descrivevo all’inizio (apertura mentale e disponibilità a considerare pacatamente ed obbiettivamente le tesi altrui), allora ben venga il contributo di tutti, anche se non scientificamente inappuntabile, e ben venga il confronto con tutti. Volerà magari qualche cazzata madornale, ma non cadrà certo il mondo per questo. Non è mica obbligatorio essere esperti universitari di un argomento, per parlarne. E comunque, un confronto basato sul rispetto reciproco non fa mai male.

Se però c’è fra i partecipanti qualcuno altrettanto sostanzialmente incompetente come tutti gli altri ma con la convinzione che le sue e solo le sue non siano opinioni bensì la Verità, allora la questione cambia un po’.

Se poi, in nome delle proprie opinioni “più giuste”, si sente pure lui “più giusto” dei portatori di opinioni diverse, allora la questione cambia un po’ di più.

Se poi ancora, sulla base della propria maggiore “giustezza”, si sente pure in diritto di dispensare giudizi di moralità su questo e quello, a quel punto la questione cambia completamente.

Questo è per me l’ostacolo principale, per cui argomentare nel merito diventa del tutto superfluo; in primo luogo perché non c’è nessun interesse reale verso il contenuto delle tesi revisioniste, che sono già state inappellabilmente bocciate fin dall’inizio; in secondo luogo perché non me ne può fregare di meno di parlare con qualcuno che, in realtà, mi sta processando e che l’unica possibilità che mi riconosce è l’abiura.

Con persone del genere il confronto si sposta decisamente su un altro piano, che è un piano di contrasto non dei loro argomenti ma del loro approccio alla conversazione, facendone emergere il carattere pregiudiziale e scorretto. E si tratta di un contrasto forte, perché deve opporsi ad una modalità scorretta e violenta.

Così, se qualcuno scrive che i revisionisti sono tutti neonazisti gli rispondo che è una stronzata; intanto perché lo è; poi perché lo sventolio del termine “neonazista” ad ogni occasione fa parte di quelle tecniche di demonizzazione dell’avversario che tanto bene la osannata Pisanty ha descritto, ma che vengono riconosciute esclusivamente tra le manifestazioni dei rappresentanti di una sola fazione... quella revisionista, ovviamente (praticata da altri viene invece classificata come “legittima critica personale”; è uno dei tanti misteri della semiotica).

E se qualcuno insiste, gli chiedo di fare nomi e cognomi precisi, così da poterlo pubblicamente sputtanare. E mi sembra soltanto doveroso, perché da certi atteggiamenti il campo va sgombrato una volta per tutte.

Dopo sarà possibile confrontarsi sui contenuti delle varie teorie. Ma solo dopo. Col dovuto reciproco rispetto.

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