Qual è il limite per la manifestazione di un'opinione?
Mi spiego meglio (spero).
E' sempre lecito manifestare la propria idea e divulgarla e fare proselitismo?
Non c'è alcun limite alla libertà di opinione?
Sarebbe facile, per molti, rispondere d'acchito che non deve esistere alcun limite.
E forse è così.
Ma riflettiamo un attimo e facciamo qualche esempio "estremo".
Un depravato che esponga le motivazioni del proprio "vizio" e ne propugni la diffusione è da reprimere?
Uno novello Jack lo Squartatore vedrebbe tutelato il suo diritto di dire che cosa c'è di bello nelle sue gesta e ne neghi l'ingiustizia?
Uno stupratore troverebbe ospitalità nella sua richiesta di descrivere quegli splendidi momenti di esaltazione del proprio ego, magari sostenendo l'antica tesi della "vis grata puellae"?
Un pedofilo che descriva quant'è bello abusare dei bambini e quanto sia, in fondo, una cosa normale e bella e giusta, dev'essere difeso nel suo diritto di espressione?
Vanno perseguiti i siti che esaltano la pedofilìa? O vanno tutelati nel loro diritto d'opinione?
Un pedofilo che neghi la violenza dei suoi gesti, sottolineando che si tratti solo di un "gesto d'amore", può liberamente aprire un sito e parlarne e fare pubblicità al suo "passatempo"?
Per continuare con gli esempi (facendone uno non a caso qui affiancato al precedente): un nazista che neghi l'olocausto, il genocidio, la Shoah, che ne sminuisca la intima e infima disumanità, che ometta di evidenziare l'animalesca brutalità di un evento simile e che, invece, parli dell'uso del gas per "spidocchiare quei poveri prigionieri", che azzeri le migliaia di testimonianze per dare la precedenza ai documenti (che non esistono mai), che sposti l'attenzione dall'orrore di una persecuzione fondata su tesi razziali e che, invece, ne sottolinei la fondatezza ideologica, è da tutelare nella sua manifestazione del pensiero?
Se ci sono diversità di tutela tra i primi esempi e l'ultimo, potreste spiegarne le basi?
Perché (eventualmente) il pedofilo va punito, mentre il nazista va tutelato?
E se ci sono, comunque, dei limiti, come facciamo a stabilire in maniera "equa" a quali casi questi limiti vanno applicati ed a quali altri casi, invece, questi limiti non vanno adottati e va, invece, tutelata appieno la libertà d'opinione?
E, infine, perché, invece di soffermarsi sulla tutela dei diritti del vescovo coglione, non lo consideriamo identico al vescovo pedofilo?
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