Re: "Over there" ovvero propaganda

Inviato da  UncasO il 4/12/2005 9:33:28
Siamo alla terza puntata, non senza un pò di fatica perchè la fantasia degli autori e degli sceneggiatori scarseggia nel trovare colpi di scena appetibili o semplicemente nell' accantonare un attimo lo schema asfissiante della camera a mano che traballa la precarietà delle situazioni.

Al termine della prima puntata quello che aveva iniziato come l' io narrante della storia, un giovane soldato sposato di fresco, fervente patriota, veniva ferito gravemente su una mina mentre si trova su un camion diretto ad un deposito. Scopo della missione: casse di birra. Questo personaggio ha una duplice funzione, viene utilizzato per dare voce alla silenziosa armata di reduci e mutilati, infatti si trova in Germania assistito dalla giovane moglie, e al tempo stesso spezza le scene con protagonisti gli ex compagni al fronte per giustificarne le azioni negative. Lo schema è porcata in Iraq - soldato sofferente in Germania - scena neutra.

Ricordate il giovane iraqeno scoperto nel bagagliaio dell'auto al posto di blocco? Ora in nostri eroi hanno l'ordine di scortarlo in carcere. Durante il tragitto vengono intercettati da una pattuglia che li scorta in un villaggio apparentemente abbandonato nel quale li accoglie un sedicente ufficiale superiore abbigliato in modo abbastanza differente dal solito. Un militare di mezz'età, evidentemente un professionista navigato, a capo scoperto e con uno strano fucile mimetico, insomma uno "speciale". Vuole la custodia del prigioniero per un pò di tempo senza dover emettere alcun ordine scritto, evidentemente per interrogarlo, ma i ragazzi della pattuglia si rifiutano di consegnarlo per non contravvenire agli ordini. Spara sul motore della jeep con il mitra più grosso e pacchiano che abbia mai visto e il gioco è fatto, adesso il prigioniero iraqeno è costretto a stare sotto il sole in "posizione di stress" come lui stesso la definisce. Durante gli sviuluppi della vicenda viene nominata più volte Abu Garahib, sempre riferendosi con timore alle possibili conseguenze di un abuso sul prigioniero, il nostro amico soldato Joker, che adesso indossa addirittura una kefia al collo, svolge ancora un ruolo importante. Il prigioniero non viene mai torturato, il massimo della sofferenza inferta è la posizione di stress fisico come lo stesso ufficiale misterioso dice di poter infliggere. E' qui che veniamo a sapere perchè devono farlo parlare, sono spariti dei missili Stinger da un camion americano e vogliono sapere dove la resistenza li tiene, così facendo sarà possibile salvare altri soldati. Qui la mente dello spettatore è ormai pronta a tutto, per salvare i bravi ragazzi che rischiano la pelle per il paese, ce lo ricordano anche con qualche scena del reduce sofferente in ospedale, giusto per rincarare la dose. Arrivano le minacce "Ti consegnamo ai Pakistani, sai cosa fanno loro ai prigionieri", anche se ormai il pubblico è cotto a puntino, può accettare anche una tortura, questa non arriva.
Arrivano gli amici dell' interrogato, con tanto di passamontagna, tengono banco per qualche minuto sparando dal tetto di un edficio e movimentando la puntata un pò fiacca, finchè non arriva il supporto aereo. Interessante il fatto che questo attacco avvenga per mezzo di aerei e non elicotteri, mettendo a rischio anche la vita dei nostri beniamini, questo perchè i missili Stinger rubati rendono impossibile utilizzare elicotteri. Abbiamo ormai tante ottime ragioni per torturare il prigioniero, ma la propaganda è sottile come lo è il concetto di armi intelligenti, per farlo parlare portano sua sorella di fronte a lui e minacciano di consegnare anche lei ai pakistani. Il costo circuito mentale è completo, l'azione da cattivo per eccellenza, rapire e minacciare un familiare innocente. Scendono addirittura nei particolari, "i pakistani violentano le donne finchè non fanno talmente schifo da non poterle più nemmeno toccare", ma resta tutto su un piano di indefinita crudeltà necessaria, non si ha mai la netta sensazione di "qualcosa di sbagliato" nel comportamento dei militari americani. Ormai il male è stato esorcizzato con Abu Garahib, quello che accade in questa puntata è un doppio carpiato propagandistico, si giustifica in qualche modo quello che accadeva là, e allo stesso tempo si nega di farlo ricorrendo a metodi psicologici più efficaci, in sostanza si esce dalla scena della confessione con la chiara sensazione di essere stati più furbi di "loro".

Ovviamente la chicca finale è sempre la migliore, una volta confessato il nascondiglio dei missili dietro la promessa di non uccidere i contadini innocenti che li hanno in custodia ci becchiamo due scene da manuale. Prima il sodlato mutilato in ospedale che vomita di dolore per essersi fatto sospendere la morfina (perchè uno dovrebbe farlo non si sa, sembra che debba soffrire perchè fa parte del suo carattere), poi durante la sigletta con relativa musica pop-country-smielata l'attacco aereo alla fattoria nascondiglio dove stanno i due vecchietti e un insorto. La puntata finisce con un esplosione, probabilmente i due contadini sono morti, ma non ce ne potrebbe fregare di meno, restiamo con una confusa malinconia, abbiamo visto delle persone comportarsi da cattivi per 40 minuti, ma non ci è mai passato per la testa che non avessero un ottimo motivo per farlo. Forse è proprio questa l'arte, spingere lo spettatore fino ad arrivare a giustificare la violenza più estrema, saturarlo di motivi per cui "dovrebbero attaccargli la corrente alle palle se questo può salvare qualcuno dei nostri" e poi non farlo, fare di peggio minacciando la sorella, ma senza sporcarsi le mani, usare qualcun'altro. Devo ammetterlo, stavolta sono stati molto al di sopra delle mie capacità, hanno reso non solo plausibili, ma necessari sia la tortura che il bombardamento di civili. Iniziavo a pensare che dietro a queste sceneggiature ci fosse un lavoro grossolano, ma mi sbagliavo alla luce di questo episodio, forse l'errore più evidente è quello di voler affrontare a tutti i costi i vari aspetti della guerra iraqena così come lo spettatore medio CNN-Fox se la immagina. L'attacco, la moschea, le mine, il posto di blocco, il prigioniero, sono tutti episodi di cronaca quotidiana facilmente assimilabili dallo spettatore come "What is happening over there", come se facendo capitare di tutto ai protagonisti si volesse dimostrare che non c'è nulla da nascondere.

Se siete riusciti ad arrivare fin qui avete abbastanza tempo da perdere per sapere anche che sto vedendo una serie americana in onda su fox5, sottotitolata in italiano, nella quale i cattivi sono il governo. Molto divertente un meccanismo che spiega come hanno usato una agenzia semigovernativa per rastrellare fondi, poi li hanno utilizzati per finanziare una campagna elettorale trasformandoli in milioni di micro donazioni. Propaganda alla rovescia, contentino ai cospirazionisti, mah, per la cronaca parlo di "Prison break".

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