Re: capire la propaganda

Inviato da  Pausania il 23/5/2007 19:58:42
_gaia_, mi permetto solo un paio di considerazioni a critica della tua analisi.

Quella più importante: quella che fai è certamente una corretta fotografia d'insieme di quello che è accaduto in Europa negli ultimi due secoli e mezzo. Il problema è stabilire il passaggio logico e storico da "le cose sono andate così" a "le cose sono andate come qualcuno aveva pianificato in precedenza andassero".

Se questo è dimostrato e/o dimostrabile, saremmo di fronte a una rivoluzione copernicana sulla visione intera del mondo e della storia. Problema: bisogna dimostrarlo.

Questione razza nazionalità NWO. Ancora, siamo al punto di partenza: mentre abbiamo documentazione chiara, abbondante ed ufficiale che a partire dal periodo tra le due guerre sono nate e sviluppate idee politiche che apertamente chiedevano un governo mondiale e tutte le altre belle cose che sappiamo, altrettanto non possiamo dire di due o tre secoli prima.

In secondo luogo la tua analisi è decisamente sintetica, e per niente analitica. Anche se tutti in genere elogiano il dono della sintesi, è altrettanto vero che la sintesi deve seguire l'analisi, altrimenti perdiamo un sacco di pezzi per strada.

Per esempio l'antitesi "egalitarismo" opposto a "nazionalismo" non sta molto in piedi: pensiamo al Giacobinismo, madre un po' bagascia di ogni male novordinovista; esso era egalitario e nazionalista, ma proprio tanto nazionalista.

Inoltre mettere insieme 7, 8 e 900 è davvero difficile. Nel '700 non avevano nemmeno idea di cosa fosse lo Stato come lo conosciamo noi; nell'800 nemmeno, perché il potere era in parte in mano alle forze dell'antico regime, in parte si strutturava in grandi imperi sovra-nazionali o coloniali che in forza di movimenti nazionalisti si sono sgretolati (come l'Austria), in parte ha portato alla creazione di nuovi Stati, come la Germania o l'Italia, che però erano costruzioni artificiali, che infatti richiesero la guerra prima e l'educazione obbligatoria dopo per avere un minimo di consenso popolare (la terribile Germania prussiana di Bismark era terribilmente nazionalista, poco egalitaria, ma estremamente all'avanguardia come stato sociale ed educazione della popolazione; l'Italia era sempre quella più sgangherata).

Per non parlare dei casini che succedevano in Inghilterra e in Francia e nell'est dell'Europa.

Per non parlare del (non) coinvolgimento delle masse popolari in tutto questo perlomeno fino alla Grande Guerra, quando per la prima volta gli Stati sono costretti, e non così volentieri, ad armare i propri cittadini per mandarli alla guerra, cosa che costituì una grande palestra di elaborazione sociale da parte di popolazioni (penso soprattutto all'Italia), ancorate ad un passato arcaico.

Tutto questo per dire che non è così semplice riconoscere nei fatti come sono andati (sempre che siano andati come crediamo che siano andati: se sei milioni possono essere meno, anche tutto il resto può essere diverso) un piano anteriore ai fatti stessi che ha orchestrato tutto dall'inizio.

Si può naturalmente orchestrare l'ascesa di questo o quel partito, si può fare scoppiare una guerra per i propri interessi o per gli interessi degli amici degli amici, ma ciò non significa che si possa pianificare la storia solo perché noi vediamo che la storia è andata così...


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