Re: capire la propaganda

Inviato da  _gaia_ il 23/5/2007 16:43:46
Ciao Carlo, rieccomi con un super-mega-giga-post :)

Non credo siamo OT, ad ogni modo ritengo doveroso spiegarmi meglio (spero).

Innanzitutto, una premessa sulla notizia in particolare:
Vietare qualcosa o obbligare a fare qualcosa sono azioni che portano gli stessi "effetti collaterali" perché partono dagli stessi presupposti e usano le stesse modalità.

Una imposizione eterodiretta non può che generare avversione per ciò che è imposto, in almeno una parte di chi la subisce. Per cui imporre il patriottismo può portare all'esatto contrario, a odiare questo concetto e tutto ciò che è correlato.
Questo per quanto riguarda la notizia nello specifico.

Più in generale, bisognerebbe prima mettersi d'accordo sul termine nazionalismo: per es. tu cosa intendi per nazione? E' equivalente al concetto di stato? Perché un conto è (IMHO) amare la terra dove si è nati e/o cresciuti, e un altro conto è dirsi patriottici verso lo stato (però non voglio aprire un OT di proporzioni bibliche.. Se ne è discusso già, qua e là).
Ad ogni modo, se è certo che il legame tra una persona e la propria terra non comporta necessariamente un senso di superiorità in questa persona, per me è altrettanto vero che spesso è labile il confine tra l'amore per la propria terra e il considerarsi dalla parte del "giusto". Lo vediamo anche nel quotidiano: due persone che la pensano diversamente su un argomento, credono fermamente di essere ognuna dalla parte della ragione.

Quando il senso di appartenenza alla propria terra viene preso in mano dalle istituzioni, poi, credo che nulla possa venirne di buono, così come accade ogni volta che una qualche istituzione si impadronisce di sentimenti, aspirazioni e istanze nate spontaneamente dalla gente.
Perché quel che accade è una stortura e un incanalamento forzato di quel sentire spontaneo.

Per cui, che venga propagandato il patriottismo o l'egualitarismo a oltranza, mi suona come la stessa cosa, nel senso che se parti dagli stessi presupposti e agisci con le stesse modalità, anche se persegui concetti opposti rischi di ottenere lo stesso risultato.

E questo lo sa bene chi sta "in alto" e pilota gli eventi: non a caso si tratta di persone che conoscono molto bene le strategie della propaganda e la psicologia delle masse..

Detto ciò, passo a chiarire il tutto con la mia "teoria super-complottara", che spero possa dipanare i punti fin qui poco chiari (se non è chiaro nulla, ci risentiamo fra un annetto.. tempo di trovare una buona scuola d'italiano, ehm).
L'ho scritta in forma schematica ma credo si capisca lo stesso.
Questa ipotesi prende spunto dalla storia del concetto di "razza", intrecciando il discorso scientifico agli eventi storici.

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CONCETTO DI DIVERSITA’ NELLA STORIA DELL’ANTROPOLOGIA
E TEORIA SUPER-COMPLOTTARA DI _GAIA_



1) STORIA DEL CONCETTO DI DIVERSITA’ UMANA:

Diversità tra le popolazioni umane --> “razze” (varietà locali)

Fine ‘700: “razza” è un termine neutro (Buffon: razza è un gruppo di uomini simili per caratteri fisici) -> significato nominalistico, senza pretese di classificazione (=sistematiche) ma solo di descrizione.

‘800, fino alla metà del ‘900: “razza” assume valore di categoria sistematica -> “razzismo scientifico” : si vuole dimostrare attraverso la scienza che la diversità biologica determina la disuguaglianza sul piano dei valori umani.

Anni ’20 e ’30 del novecento: esasperazione, con uso smodato di formule e numeri come pretesto scientifico per dimostrare le proprie tesi.

Anni ’50 del novecento: inizia il cambiamento di rotta. Si studiano i “caratteri nascosti” (come le variabili genetiche), si abbandona il termine “razza” e si approda al concetto di popolazione (*)


2) TEORIA SUPERCOMPLOTTARA:

Se io fossi uno di quei potenti che stanno nella stanza dei bottoni… Sfrutterei la scienza per dare fondamento “oggettivo” alle teorie che voglio diffondere e inculcare nella gente, per arrivare dove voglio che si arrivi.

Prima:

‘800: creo le differenze usando la scienza
-> sì al nazionalismo, siamo tutti diversi e io sono meglio di te -> ne conseguiranno guerre (basate sul nazionalismo estremo e “istituzionalizzato”)

Poi:

Metà ‘900: demolisco le differenze usando la scienza
-> no al nazionalismo, siamo tutti uguali (anche se tu sei meglio di me perché io sono colpevole di essere io) -> faccio leva sul rimorso e i sensi di colpa collettivi… -> “Avete visto quanto dannosi sono i nazionalismi? La soluzione è: one world, one people…”

Risultato:

-> NWO (**)


(*) a mio parere, “popolazione” e “razza” possono anche essere termini interscambiabili, se non fosse che “razza” è ormai politicamente scorretto; ma nel suo significato originario, razza identifica semplicemente una popolazione umana con certe caratteristiche locali che la differenziano da altri gruppi umani.

(**) E’ evidente che viviamo in una fase di smaccato “No al nazionalismo” (i politici italiani non sono secondi a nessuno… basta sentire un qualunque discorso del Padoa Schioppa).
Certi “rigurgiti” di nazionalismo (non a caso a carattere politico/istituzionale) credo siano del tutto funzionali a fomentare un certo clima. Di odio, innanzitutto.
L’idea dunque sarebbe: facciamo vedere quali danni può portare il nazionalismo, se la gente del terzo millennio se l’è scordato.. Così poi sarà la gente stessa a invocare un governo mondiale.

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