Re: I paradossi: alta filosofia, o falso problema?

Inviato da  Timor il 2/9/2007 9:29:47
Citazione:
se hai tempo e voglia mi spieghi cosa intendi per "orizzonte degli eventi della psiche"


Tempo in abbondanza visto quanto mi permetto di cazzeggiare su questo magnifico forum , voglia un pò meno visto che dovrò spremere il mio emisfero sinistro (ultimamente mi crogiolavo nel destro con mio immenso piacere ) per rendere più verosimile l'uso di una simile ardita metafora.

Per "orizzonte degli eventi della psiche" ho inteso un limite, un limite insuperabile per il pensiero, ove esso collassa su se stesso e non può sfuggire dalla sua singolarità. Se il pensiero non sfugge (come per la luce) il mondo non viene creato e il tempo si ferma.

Ma ritorniamo al paradosso e nel particolare al paradosso principe che è il tentativo di dare una risposta alla domanda fondamentale: Chi sei tu?
[Attenzione adesso entriamo nel regno dell'inganno perchè ogni cosa che dirò non sarà minimamente aderente al vero.]
L'Io osservatore nell'atto di percepire-osservare tende a identificarsi, a volte con quella cosa chiamata corpo (maledetto linguaggio ), a volte con le emozioni, ma nella maggior parte del tempo con le parole e con i pensieri.
Ma seppur tutte queste cose lo definiscano egli è pur sempre trascendente ad esse e non può trovare in nulla la propria radice.
E' il paradosso della coscienza che appare definita da qualcosa e invece è sempre al di là.
Ma così si viene meno al principio di identità che alla base della logica, il sè che insegue sè stesso nel tentativo di trovarsi un'identità.

Quando l'io osservatore si accorge veramente del paradosso del sè è finita .
Incomincerà a fare domande su tutto trovandosi in un mare di koan, verrà rifiutato allora il linguaggio, poi i pensieri e in ultimo l'osservazione diverrà ossessiva ma priva di definizioni.
E' allora che può aprirsi la porta della derealizzazione profonda o quella della realizzazione del sè.
In entrambe il senso del tempo rallenta fino a collassare perchè i pensieri ormai inutili a risolvere le domande (perchè cocrtocircuitati) non riescono più a definire l'io in qualche modo e a sfuggire alla sua singolarità essenziale.
In questo senso il paradosso è il limite, l'orizzonte degli eventi, il portale della follia o della santità.
La singolarità che si inviluppa totalmente su se stessa fino a far collassare tutto il mondo di significati e idee nel quale fino a prima si era definita.
Il tempo invero non esiste nella singolarità come le ore del sonno che non vengono sognate

Tu sei Quello

Buon Risveglio

P.s. Ot cara redazione dov'è finito quel simpatico thread psichedelico che bazzicava da queste parti? Mi dica almeno che è morto di morte naturale e che non ha sofferto

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