"Discriminazione" è qualsiasi legge che parli di bianchi, neri, gialli, rossi, "minoranze assortite" e quant'altro al posto di "individui" (non "cittadini") Ogni "quota", essendo un obbligo contrario alla libertà di contratto, è una discriminazione per chi non fa parte della quota stessa.
Dobbiamo concludere che i "diritti umani" siano un'emanazione dello Stato, revocabile a piacere? Qualunque ordine politico può fare quello che vuole, in totale arbitrio: al massimo cambierà il numero di imbecilli chiamati al voto. Trovo tutto ciò orrendo quasi quanto "lo Stato che riconosce i matrimoni" (follia nella follia...)
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