Re: Cos'è la libertà?

Inviato da  florizel il 7/10/2006 18:05:44
Mi compiaccio per l'improvvisa "ascesa" del livello di discussione di questo topic. Credo che negli ultimi post sia condensato il nucleo di ciò che, per consuetudine, viene sistematicamente omesso, parlando di "libertà".
Piero79Citazione:
La presenza di un potere istituzionalizzato, di uno Stato non può che allontanarci dal senso di Responsabilità. è un'entità che impone regole e nella quale delegare le proprie scelte. Finché continueremo a considerarci incapaci di autoregolarci giustificheremo la presenza dell'Autorità. Ovvio che chi detiene il potere ci disprezza e ci convince a disprezzarci per "giustificare" la sua presenza.

Questo è un passaggio fondamentale, che ritengo emblematico anche per capire perchè, durante secoli di oppressione, l'umanità non sia riuscita a sbarazzarsi dell'autorità, anche in presenza di eventi storici che ne preannunciavano la possibilità.

Ogni tipo di lotta, di battaglia o di percorso intrapresi sullo stesso terreno dell’avversario, finiscono per essergli speculari, in virtù del fatto che esprimono una “reazione” quasi sempre rivolta CONTRO di esso, e quasi mai PER qualcosa di diverso da esso.
Evidentemente, il Potere sta mostrando chiaramente la sua funzione limitatrice della Libertà, e lo fa rimpiazzandola con i concetti di "sicurezza", "appartenenza", "tutela", "rappresentanza".

Capire questo, implica anche capire che nessun cammino di “liberazione” può condurre ad essa se la responsabilità personale ed individuale viene ceduta alla ragione della “moltitudine” per come è stata fin qui concepita.
Questo è stato, a mio avviso, la trappola in cui sono caduti tutti quelli che hanno delegato la propria lotta per la libertà a gruppi, partiti, od organizzazioni, unici interlocutori dell’autorità e “riconosciuti dallo stesso Potere.
Dove “riconosciuti” significa idonei a condurre quelle lotte verso o CONTRO la deriva istituzionale, e non AL DI FUORI di essa.

Mi è tornata in mente questa citazione di Camillo Berneri, dove con “umanista” ci si riferisce al passaggio che rifiutando la categorizzazione classista delle moltitudini, ne esprime la diretta responsabilità dei singoli che le compongono, sottolinenando la necessità, affinché ciò avvenga, del superamento della politica stessa :

"Il problema sociale, da classista, si farà problema umano. Allora la libertà sarà in marcia e la giustizia sarà già concretata nelle sue principali categorie. La rivoluzione sociale, classista nella sua genesi, è umanista nei suoi processi evolutivi. Chi non capisce questa verità è un idiota. Chi la nega è un aspirante dittatore."

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