Re: Malattie dell' Anima

Inviato da  nessuno il 18/8/2006 21:01:54
Citazione:
a proposito, la polemica (più o meno) sempre e comunque, la provocazione e l'impermalirsi per praticamente nulla non è forse il sintomo della grande ""malattia dell'anima"" (niente farmaci però) del secolo cioè lo stress?


Stress? Quale stress?

Lo "stress" o "Sindrome generale di adattamento" (sì, nel Diagnostic and Statistical Manual degli psichiatri qualunque comportamento umano può venire ricondotto ad una "patologia") è una delle più grandi bufale dei nostri tempi, a mio parere.
Parlo da psicologo, contro il mio "interesse", ma mi sembra che si stia allargando il campo della patologia non solo oltre il consentito, ma anche oltre la decenza. Tanto che se ti muore il padre o la madre e piangi, la tua è una reazione patologica, a meno che non vai da uno psicologo o da uno psicoterapeuta o da uno psichiatra (come diceva Benigni: "Guardatevi da tutto quello che inizia per PSI..).

Mio nonno (nato nel 1892 e morto a 84 anni) vide due guerre mondiali (e alla prima ci prese pure parte, sul Grappa e altrove), visse vent'anni della sua vita tra Brasile, Argentina, Francia e Belgio, coi primi soldi che guadagnò pagò un debito di u sacco di farina che suo nonno (sì, suo nonno) aveva contratto con dei vicini - i quali manco più se lo ricordavano. Era stressato? Manco per idea.
Mia nonna (nata nel 1893 e morta a 99 anni) iniziò a lavorare in filanda alla veneranda età di 6 anni. E lavorava per 10 ore al giorno, perché aveva meno di 8 anni. Ha messo al mondo tre figli. Attraversato due secoli. E' stata la prima a mettere la luce elettrica in casa sua al posto delle lampade a grasso di maiale (il petrolio costa, il maiale no ). Suo marito era tra Brasile ed Argentina e lei portava avanti un bar. Era stressata? Mai conosciuto una persona più tranquilla. Il suo motto preferito era : " Lassa pasà zo ol Sère" (traduzione dal bergamasco: "Lascia che scorra il fiume").

Insomma, resto dell'idea che la malattia dell'anima più grande sia l'abitudine a metterci nelle mani di altri. A dipendere da altri per l'informazione, il latte, il pane. Latte e pane delle nostre menti. A considerare ogni variazione, ogni "deviazione" come "patologica", e quindi sbagliata, inutile. Come diceva un saggio arabo: "Allah è di una varietà meravigliosa" (liberamente citato da "Robin Hood"). Ma noi confondiamo varietà e cambiamento con terrore e paura.
A ognuno il suo. Ieri sentivo il telegiornale. Parlavano di due coniugi che, a Torino, si erano rinchiusi volontariamente nel loro appartamento, senza luce, gas, telefono e televisione. La figlia portava loro da mangiare tutti i giorni. Ora sono entrambi in un reparto di psichiatria (diversi, naturalmente. Non sia mai che due che ahnno vissuto una vita assieme vengano ricoverati assieme...). La figlia (28 anni, a pochi passi dalla laurea, è stata "collocata" in una "comunità protetta". Perché? Non ho accesso ai decreti del tribunale, ma ascoltando il TG l'unica colpa loro era che "nonostante avessero un reddito alto, vivevano come barboni".
Eccolo, il reato. Se hai soldi e non li spendi, non paghi le tasse indirette, allora sei uno "spostato", un "patologico". Anche se non fai male a nessuno.
Due secoli fa, almeno, avrebbero potuto essere degli eremiti. E, magari, li avrebbero pure considerati dei santi (che non sono mai stati tipi molto raccomandabili).

Meditate, gente, meditate. E, se ci riuscite ancora, incazzatevi. Lo stress vi passerà in un baleno.

Buona vita

Guglielmo

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