Re: Anarchia

Inviato da  florizel il 27/6/2007 18:18:07
Franco8, hai messo tanta, ma tanta carne sul fuoco…
E spero, nel riprendere la discussione, che non si sarà costretti ad assistere ad ulteriori performance, che divertono il tanto che basta, poi cominciano a costituire intralcio a qualunque indagine.

Come si diceva all’inizio di questo estenuante forum, parlare d’Anarchia è difficile, forse proprio perché il pensiero libertario rifiuta un percorso segnato da parametri dati una volta per tutte e facilmente identificabili, o rintracciabili; e perché non propone un adeguamento dell’individuo alla società in cui vive, ma esattamente l’opposto: è la società ad adeguarsi ad esigenze del singolo e delle comunità, il che presuppone che quella società sia espressione dinamica del dinamico cambiamento delle esigenze umane che la costituiscono. E che sia non la rappresentazione di un organismo divisibile e suscettibile di vita propria, in quanto “regolata” da gruppi o oligarchie per ovvia conseguenza distanti dai soggetti “governati”; ma una condizione di vita che integri e metta al lavoro (nel senso positivo del termine…) l’insieme delle facoltà umane, e di tutti quelli che vorranno farne parte.

Credo che si possa affermare che nella pratica libertaria, mezzo e fine non possano non coincidere, in quanto la realizzazione di qualsiasi cosa è già espressione del percorso che si intende seguire;
aggiungo che è proprio in base al fatto che il pensiero anarchico, non attestandosi su alcun traguardo sia teorico che pratico, riserva ampi spazi di riflessione; tanto da poter contenere dentro sé anche concezioni apparentemente incoerenti tra loro su cui, come giustamente osservi, si può discutere.

In ogni caso, che ne dici se procedessimo prendendo in esame vari punti del link che hai postato? Giusto perché sbrogliarsi in un solo post, e procedendo per “ampi spazi” potrebbe risultare dispersivo.

Ne ho fissati quattro, e magari, partendo dal primo, si può tentare di riprendere la discussione (e mica poco…!)

Son questi:

- Alla comprensione del movimento anarchico non aiuta poi il fatto che al suo interno vi siano state da sempre e vi siano tuttora posizioni tra loro spesso contrastanti, che hanno certo contribuito a dare dell'anarchia un'idea distorta.

- I valori raggiunti non vanno considerati come assoluti ma come costantemente migliorabili attraverso la libera sperimentazione e devono venire sempre considerati pronti ad ogni eventuale ulteriore cambiamento.

- Ovvero, l'anarchia si realizzerà perché la ragione (Godwin) o la naturale evoluzione dell'uomo (Kropotkin) tendono inevitabilmente verso una società di tipo anarchico, una società cioè basata sul mutuo appoggio spontaneo tra i vari individui, senza il bisogno di un qualsiasi potere superiore che imponga le regole di convivenza.

- l'affermare che l'anarchia si realizzerà in ogni caso, in un futuro magari lontano, perché frutto inevitabile dell'evoluzione naturale delle cose, porterebbe ad un conseguente indebolimento della volontà nella realizzazione dell'anarchia stessa. E proprio la volontà umana è messa da Malatesta al centro di tutto il processo anarchico. Per Malatesta l'anarchia è un valore che trascende ogni analisi razionale e come tale va conquistato e in ogni momento riconfermato attraverso la pratica e la sperimentazione. Non serve giustificare a priori un dato sistema di convivenza sociale; l'unica cosa che va fatta è sperimentarne la sua validità ed individuarne i limiti e i possibili miglioramenti. In questa prospettiva anche i valori dell'anarchismo non hanno bisogno di essere spiegati o giustificati a priori, e la loro eventuale superiorità rispetto ad altri modelli va dimostrata solo attraverso l'attuazione pratica dei suoi princìpi. "L'anarchia è un'aspirazione umana, che non si fonda sopra nessuna vera o presunta necessità naturale, che potrà realizzarsi o non realizzarsi secondo la volontà umana"


Grazie per la tua buona volontà...

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