L'anarchico per definizione dovrebbe avere interiorizzato dei valori come quello della vita, della dignità dell'individuo e del rispetto reciproco, che comportano un certo grado di conoscenza dell'altro come "essere vivente" e non come "oggetto", e quindi degno d'interesse e di preoccupazione.
Tanto è vero che negli USA, dove lo stato - sotto forma di polizia e carcere - è presente in dosi massicce, la criminalità violenta è ben più presente e virulenta che da noi.
Ancora: si crede che, ad esempio, i posti di lavoro funzionino per la gerachia che li ordina; ma non è così: una fabbrica va avanti perché chi ci lavora la manda avanti, cioè gli operai. Tanto è vero che quando si mette in atto uno sciopero bianco, cioè ci si attiene rigidamente alle norme imposte dalla gerarchia, normalmente tutto si blocca.
Questo perché lo stato ha mera funzione repressiva. Non nel senso delle squadracce di picchiatori, ma perché può solo intervenire su chi ha già violato le regole, ma non riesce a impedirne la violazione.
In questo senso credo che l'anarchia serva a scardinare la falsa polarità Gerarchia/Ordine contro Libertà/Caos, ma soprattutto scardini il principio che l'autorità, di qualsiasi genere, sia utile.
Non è banalmente una questione di ordine organizzativo-sociale, quanto un atteggiamento di ogni singolo, che è libero e responsabile. Per questo anarchia non è caos: anarchia è responsabilità.
Dopo anni di scuola dell'obbligo, educazione civica, storia del '900 ed editoriali del Corriere della Sera, non è che si può pretendere chissà che...
Se ai pargoli della scuola obbligatoria infarciscono sin dalla più tenera età il cervello di pattume assortito, forzandoli a leggere i giornali in classe e addestrandoli a credere che così facendo saranno informati, cosa pensi che accada il giorno in cui il giornale scrive che Al Qaeda ha preso quattro aerei eccetera?
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