Re: Psichedelico - ciò che svela la mente

Inviato da  Timor il 3/12/2006 12:54:43
Ciao a tutti.

Lunatar ho scoperto a quale nobel per la chimica ti riferivi, è Kary Mullis, inventore della PCR (Reazione a catena della polimerasi) una tecnica per amplificare il materiale genetico estratto dalle cellule. Questa tecnica ha applicazioni utili in svariati campi medico-scientifici. Dall'analisi del Dna per l'individuazione di malattie genetiche, all'individuazione di infezioni da microorganismi quali virus e batteri endocellulari.

Ha scritto un libro assolutamente non convenzionale in cui descrive anche le sue esperienze con alcune sostanze quali la DMT e che oggi pomeriggio andrò a cerca in quale libreria.
Si chiama: Ballando nudi nel campo della mente.

Ecco 2 link di riferimento:
http://www.scanner.it/libri/karymullis1015.php
http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/001123.htm.

Ieri ho sperimentato la sostanza Y (ancora legale in Italia e parente stretto della sostanza X) a dosaggi psichedelici.
E' stata un 'esperienza faticosa e impegnativa sia per durata che per intensità.
Nessuna epifania mistica o religiosa, ma la disgregazione dell'io e di tutto il sistema percettivo ridotto a un mero stato larvale di occhio cosmico.
La condizione di per sè sarebbe risultata piacevole se non fosse stata caratterizzata dalla persistenza di un ronzio di fondo e da visioni statiche in movimento rallentato e frammentato come da fermo-immagine.
A questa condizione è subentrata l'angoscia di aver prodotto una disfunzione cerebrale permanete, caratterizzata da corto-circuiti neuronali continui e da incapacità di elaborare gli input sensoriali se non in maniera frammentata e discontinua.
La durata di 4 ore dell'effetto, percepita come un'eternita all'interno dell'esperieza, e il lento recupero delle funzionalità motorie e sensoriali ha sicuramente contribuito a rendere inquietante la situazione al frammento di soggettività che rappresentava la mia condizione.
Un concetto di fondo, che ha riverberato continuamente in quello stato, era la sopresa che una singola molecola potesse in quel modo alterare lo stato percettivo e interpretativo in maniera probabilmente analoga a stati psicotici caratteristici della schizofrenia.
A questo concetto era associata la forte convizione di essere un mero sistema cibernetico-informatico facilmente manipolabile da contenuti interni ed esterni.

Per fortuna che c'era la sitter, altrimenti il senso di smarrimento sarebbe stato totale

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