Re: Psichedelico - ciò che svela la mente

Inviato da  Timor il 29/10/2006 23:26:20
Ciao, sono appena tornato da un weekend di lauti banchetti dove ho abusato dell’unico allucinogeno presente…dell’ottimo cabernet veneto.
Spero quindi di essere comunque abbastanza lucido per delucidare meglio gli originali e non immediati concetti a cui ho velocemente accennato visto che solo clausneghe mi sembra aver colto le conseguenze delle premesse citate nel post iniziale.

In effetti nonostante mi sia sempre interessato, più o meno dilettantisticamente, di filosofie orientali e del loro tentativo escatologico di andare al di là del velo di Maya, dell’illusione fenomenica (opposta al noumeno Kantiano), di Matrix etc, solo recentemente sono approdato ad alcuni autori occidentali che, ravvivando l’antico interesse, mi hanno fornito una chiave di lettura dell’esperienza umana che si concilia anche con gli esiti di alcuni sviluppi tecnologici e scientifici. Uno di questi autori è citato nell’avatar e il suo libro Programming e metaprogramming in the Human BioComputer di John Lilly.

E’ generalmente accettato a livello filosofico, fin dai tempi del buon Immanuel Kant, che l’uomo non possa percepire la realtà quale essa è veramente, ma solo i suoi aspetti fenomenici.
A separare l’uomo dal reale si pongono sia il suo sistema percettivo (che filtra solo alcune parti del reale ,esempio , per quel che conosciamo,solo un range limitato dello spettro elettromagnetico, e lo trasdusce in segnali elettrici per il cervello) ma soprattutto la mente che necessariamente deve aprioristicamente incasellare e dare un significato agli impulsi percepiti e trasdotti dai sensi sulla base di informazioni ereditate e/o acquisite.

[ N.B Il paragone che verrà esposto potrebbe essere impreciso in alcuni punti per le modeste nozioni informatiche del sottoscritto…ma i concetti di fondo dovrebbero cmq essere pertinenti]

Proprio a causa di questi filtri aprioristici della mente di elaborare le informazioni, è diventato concetto abbastanza comune il paragonarla a un sistema operativo multitasking che gira su un hardware biologico, il cervello. La mente, come i effetti i comuni sistemi operativi attuali, possiede un numero di programmi essenziali che per l’uomo sono ereditati, un numero di processi sempre attivi che gli permettono di interagire con il mondo a un livello di base, un numero di programmi che stanno in background e pronti ad essere avviati solo in determinate circostanze e un numero di programmi capaci di manipolare le informazioni raccolte e filtrare dai programmi più elementari.
Oltre ai programmi ereditati, che derivano dalla struttura stessa dell’hardware, che gli permettono l’iniziale interazione con l’ambiente esterno e l’acquisizione dei primi mattoni di informazione, esistono un’infinità di programmi acquisiti che , a partire dall’attività dei programmi di base, riescono, nell’essere umano, a organizzare le informazioni acquisite fino a un livello di complessità che permette lo sviluppo di concetti, simulazioni e in definitiva di un corpo di conoscenze utili a spiegare il funzionamento dei fenomeni esterni che chiamiamo con il nome di scienza. Oltre a questi programmi ce sono ovviamente altri che non riguardano l’acquisizione e la manipolazione delle informazione, quanto la connessione emotiva a loro connessa.
Questi programmi per la mente sono soggetti a un continuo rimodellamento e possono essere più o meno funzionali al loro scopo. Inoltre esiste un flusso bidirezionale fra l’hardware il software, cioè entrambi sono in grado di modellarsi a vicenda. Come già accennato numerose condizioni organiche e sostanze sono in grado di modificare lo stato mentale ( e quindi quali programmi vengono attivati e il loro rimodellamento), così come lo stato mentale (cioè i programmi che vengono appropriatamente o meno lanciati dal sistema operativo) può agire sul rimodellamento neuronale, sull’attivitò ormonale, sul sistema immunitario etc.
Potrremmo dire che questi programmi sono open-source e il loro codice può essere continuamente modificato.

Ma qual è la peculiarità di questo sistema operativo? E’ quella di possedere un’autocoscienza, un programma supervisore definito da John Lilly, il metaprogrammer in grado di supervisionare l’attività degli altri programmi e di utilizzare una funzione propria solo di un essere autocoscienze che è quella di impare ad imparare, cioè di imparare a modificare i programmi ereditati/acquisiti della mente.

Per Lilly tutti gli esseri umani sono dei biocomputer programmati e programmabili e quando questi imparano,autocoscientemente, ad imparare sono in grado di produrre simulazioni della realtà, di usare simboli, analogie, metafore, un linguaggio e tutta una serie di operazioni da lui definite metaprogramming. Il metaprogramming è (parole di Lilly) un operazione nella quale un sistema di controllo centrale (il metaprogrammer) gestisce migliaia di programmi operanti simultaneamente in parallelo, cioè al capacità da parte dell’io cosciente di manipolare le numerose informazioni acquisite e già metabolizzate dai programmi più elementari (link al libro http://futurehi.net/docs/Metaprogramming.html). Forse si potrebbe paragonare in maniera riduttiva l’attività autocosciente a una peculiare forma di kernel


Partendo da queste premesse estrapoliamo il concetto che la realtà o il mondo per l’individuo, non è altro che il prodotto di una simulazione autocosciente autoprodotta organizzata secondo capacità ereditate e acquisite su base adattativa. Il termine adattativo è utilizzato per chiarire il fatto che esiste un quid esterno che continuamente manipola la simulazione dell’individuo, premesso che ai fini dell’individuo è ininfluente la storia di cosa abbia prodotto le sue condizioni di base, ma è fondamentale il riconoscimento di cosa modifichi i suoi programmi verso una determinata direzione. Questa direzione è data dalla realtà di consenso collettiva all’interno della quale tutte le simulazioni autocoscienti degli individui cercano di integrarsi più o meno felicemente.

Ma che succede se un quid esterno altera drasticamente questa simulazione, premesso che ogni simulazione individuale è facilmente manipolabile e inaspettatamente lassa? E’possibile che l’autocoscienza si ritiri dalla sua simulazione, e cosa succederebbe?
Possono essere simulati altri modelli di mondo? E questi altri modelli di mondo, che per la realtà consensuale sarebbero fittizi, non andrebbero anche loro a manipolare i programmi del singolo? E allora dove sarebbe la differenza fra le simulazioni?


Per chi fosse interessato si consiglia inoltre la lettura oltre che dei libri di Lilly, i libri di Carlos Castaneda e gli aforismi-sutra di Patanjali, nonchè la filosofia del vedanta indiano

Sono cotto…lo sforzo è stato eccessivo…spero di essermi fatto capire…dopo queste delucidazioni sarò più personale

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