Re: Anarchia

Inviato da  andycap il 28/5/2006 22:44:13
la butto lì
nella mia comunità il primo problema che ci poniamo e quello del principio di autorità, che, in senso moderno, genera il lavoro salariato, e non come libera scelta del lavoratore ma come unica possibilità di sopravvivenza: questo è il principio di ogni disuguaglianza sociale. Per poter abolire il principio di autorità è necessario che chi partecipa alla comunità abbia come intento principale la creazione di un organismo sociale, e non politico. Questo alla luce della riflessione che è proprio un intendimento politico (con l’accettazione del concetto di delega permanente, e quindi di autorità) a dare luce agli stati (sempre in senso moderno). In questo senso lo stato non si abbatte militarmente, ma si abbatte socialmente, “acting differently”, come dice Colin Ward in Anarchy as an organization.
Quella che descrivo è una società che si sviluppa dal basso e che quindi non può essere coercitiva: in questo senso è volontaria, in quanto si propone la difesa della libertà individuale.
Appare subito molto importante che la natura stessa della collettività è piccola, perché così garantisce la non necessità di strutture “burocratiche”. Per lo stesso motivo anche il sistema di autogoverno della collettività deve essere variabile e temporaneo, perché non deve dare adito alla cristallizzazione di alcun tipo di struttura gerarchica. Per dirla con Bakunin, la vita umana è dare ed avere, ed in questo senso chiunque dirige e viene diretto nelle diverse occasioni, senza autorità costante, ma in un continuo scambio mutuo di competenze. Quindi chi ha maggiori competenze le mette al servizio della collettività senza da questo ne scaturisca altro che il riconoscimento da parte della collettività stessa della sua maggiore esperienza in quel campo. Il compenso che ottiene chi mette a disposizione queste competenze è un maggiore grado del benessere collettivo, che implica un assetto sociale più disteso.
Per intenderci, una comune di stampo agricolo nella quale la terra è coltivata collettivamente. Dall’altro canto prevedo l’esistenza di una comune più o meno distante che abbia una impronta più industriale, con la quale organizzare lo scambio (senza moneta) dei nostri prodotti in base alle necessità delle singole collettività, che mantengono la loro autonomia.
Questa è la base… attendo commenti

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