Re: Anarchia

Inviato da  Santaruina il 13/5/2006 10:17:00
Santa,
al di là che stare al posto di un presidente degli USA non dovrebbe far invidia a nessuno per ovvie ragioni,perchè mai uno che sta mooolto in basso,livello inferno,per condizioni di vita e difficoltà di sopravvivenza, dovrebbe farselo bastare allo stesso modo di uno che invece sta in una condizione di vita ottimale?


E’ proprio questo che voglio mettere in luce, Flo.
Il collettivismo, lungi dall’essere agli antipodi del “capitalismo” ne è l’esatta immagine speculare, dal momento che parte anche egli dal presupposto che esistono posizioni umilianti e posizioni “nobili”. pensiero questo figlio della propaganda illuminista, che unisce entrambi gli “schieramenti”

Eppure la società ha bisogno di contadini, ha bisogno di ingegneri, ha bisogno di falegnami, e se qualcuno vuole mettere in discussione anche questo non avrei argomenti per controbattere.

La soluzione non è promettere l’impossibile, ovvero che tutti hanno il diritto di fare i dirigenti, ma ridare dignità ad ogni singolo lavoro, come è giusto che sia.

Anche la tua critica Flo parte dal presupposto che l’ingegnere è meglio che contadino, ma perché mai?

Perché l’ingegnere è più ricco?
Questo è un discorso che potrà fare un capitalista, ma l’anarchico ha altri metodi di valutazione, che non il denaro.

Ma la verità è che essendo entrambi i pensieri figli della modernità materialista non potranno mai vedere il raggiungimento della felicità in qualcosa che vada oltre il possesso materiale, ed ecco anche l’accanimento del collettivismo contro la proprietà privata, poiché il possesso di beni è l’unica fonte di felicità.

Ed ecco quindi che se uno possiede più di un altro ne è conseguentemente più felice, e allora bisogna fare in modo che nessuno abbia più di un altro.

Fiammifero ad esempio contesta quella che io chiamo saggezza medioevale chiamandola rassegnazione.
Il fatto è che per noi è inconcepibile che in altre epoche la ricchezza non fosse l’unica aspirazione delle persone, così chi si accontentava del poco pane, avendo magari anche fame due giorni a settimana, chi si accontentava del fiume e del tramonto era un “rassegnato”, mentre noi che non siamo rassegnati passiamo la vita a voler diventare come i ricchi, perché ormai il denaro è l’unico valore.

Godere di quello che si ha, anche quando è poco, è la chiave della serenità, aspirare a sempre di più, come ci hanno a tutti noi insegnato, e questo sì è un indottrinamento, è il modo migliore per essere infelici, come la nostra società.

Blessed be

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