Re: Anarchia

Inviato da  Santaruina il 12/5/2006 21:22:51
La visione anarchica non è all'opposto della visione collettivista,a mio avviso.
Fermo restando che con "enti" non si intende assolutamente un'autorità o un gruppo oligarchico al di sopra dei diretti interessati,ma bensì una delegazione che avrebbe il solo ed unico compito di assicurare che le decisioni prese colletttivamente vengano realizzate.
Perchè,si sa,il "potere" logora chi lo subisce. Meglio prevenire.


E non è la stessa cosa, Flo?

Non dico sia sbagliato, dico solo che con l’anarchia queste delegazioni che vigilano non trovano posto.
Anarchia = niente delegazioni di nessun tipo.

come conciliare questa critica cristiana (sacrosanta e legittima) con la difesa ad oltranza delle pecorelle,basandola sul semplice presupposto che sonotue perchè i tuoi te le hanno lasciate in eredità?

Perché la proprietà nella mia visione implica anche il concetto di responsabilità.
Le pecorelle sono mie, io devo curarle, fare in modo che mangino, che riposino, e ne sfrutto il latte per vivere e per darlo agli altri uomini, che mi danno qualcosa in cambio.

Io ho un compito, sono pastore, e sono convinto di poterlo fare bene.
Per questo rivendico la proprietà delle pecorelle, che mi sono state affidate.
Ho quindi un compito e sono convinto di poterlo fare meglio di qualsiasi comitato, che non avrebbe per le mie pecorelle lo stesso amore che ho io, proprio perché sono mie.

In tutte le critiche alla proprietà privata si parte dalla convinzione che il proprietario sia sempre uno sfruttatore che vuole nuocere i suoi simili, mentre la delegazione che gliele sequestra ha a cuore le sorti dell’umanità.

Non c’è fiducia nell’essere umano, fiducia che invece si concede alle delegazioni.

Ti faccio solo un esempio:Francesco d'Assisi.
Tutta la sua vita è intrisa di amore cristiano,di forte componente religiosa.Eppure,quanto di "comunistico" e di "libertario" c'era nelle sue azioni e nel suo rifiuto dell'autorità...


Francesco poteva rifiutare l’autorità terrena perché rispondeva direttamente ad una più alta.

Quando poi critico Mises per il suo non è giusto accontentarsi di quello che si ha, critico esattamente la crisi del mondo moderno.
L’uomo moderno non trova soddisfazione se non nel “salire di grado”, meccanismo perfetto dell’eterna infelicità, poiché tende sempre a confrontarsi con chi gli è superiore nella scala sociale.

Così l’operaio vorrebbe avere i soldi del suo datore di lavoro, il datore di lavoro vorrebbe essere un imprenditore di successo, l’imprenditore di successo invidia lo yact dell’armatore, l’armatore invidia le televisioni di berlusconi, berlusconi vorrebbe essere potente come Bush, Bush vorrebbe essere un campione di baseball.

Nessuno di loro è pienamente realizzato, poiché la cultura corrente del “mai accontentarsi" impone loro di desiderare sempre più, in una rincorsa che non finisce mai.

Blessed be

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