Re: Il grano dal loglio

Inviato da  Paxtibi il 29/11/2005 17:59:17
Ne ho trovato un altro interessante...

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Friuli allo specchio

Tuoni e fulmini sull’elettrodotto
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di Hubert Londero e Alessandro Di Giusto


Ambiente o industria? Posti di lavoro o qualità della vita? Promozione dello sviluppo generale o difesa degli interessi particolari? Sempre più spesso, gli abitanti di un territorio sono costretti a pensare a tali dilemmi. E a scegliere una delle due soluzioni, non senza dare il via a un mare di polemiche e di proteste.
Lo dimostrano i fatti recenti della Val di Susa, dove cittadini ed enti locali si sono uniti contro la costruzione della Tav, la nuova linea ferroviaria ad alta velocità. Oppure, si pensi all’ormai cronica mancanza di discariche nel Meridione: tutti sanno che, da qualche parte, i rifiuti dovranno essere stoccati. Ma nessuno vuole che, a ospitare le immondizie, sia il proprio giardino.
Anche la nostra regione sta affrontando, o dovrà affrontare, alcuni nodi. Tanto per restare legati alla cronaca, il Corridoio 5 (di cui fa parte la Tav) entrerà in Italia dalle Alpi occidentali, ma, per andare verso Kiev, dovrà necessariamente uscire dal Friuli Venezia Giulia. E, c’è da giurarlo, la questione accenderà gli animi e le proteste anche da noi.
Possiamo ricordare altre opere. La A28, la cui costruzione procede a fatica per varie vicessitudini. O le casse d’espansione del Tagliamento, fortemente volute dal Comune di Latisana e osteggiate da quelli collinari. O, ancora, le antenne per far funzionare i cellulari che tutti usano. Ultima, ma non per importanza, c’è la costruzione di alcuni elettrodotti che dovrebbero portare energia elettrica a basso costo dall’Austria e dalla Slovenia.
In gran parte dei casi, molti concordano sulla necessità (o, almeno, sull’utilità) delle opere. Eppure, nessuno le vuole vicino a casa. Questo atteggiamento è stato addirittura classificato come sindrome. Si tratta della Nimby, che significa “not in my back-yard” (tradotto: “non nel mio giardino”).
Tuttavia, parlare solamente di sindrome, quasi si trattasse di una reazione irrazionale al cambiamento, sembra riduttivo. Se si ascoltano i vari comitati di cittadini, ciò che urta di più non è tanto il merito, ma il metodo utilizzato. La popolazione desidera essere coinvolta nelle scelte che la riguardano, vuole proporre alternative e discuterne. Spesso, poi, sono anche favorevoli alla costruzione delle opere, a patto che ciò porti anche a loro qualche vantaggio. La gente vuole contare e pesare sulle scelte. Vuole essere attrice del processo e non solamente una pedina sacrificabile sull’altare del progresso e del benessere economico. E, magari, portare a casa qualche miglioramento della propria vita.
Dall’altra, le imprese e le aziende proclamano la indispensabilità delle opere e reclamano (pena, la delocalizzazione dell’azienda o tagli al personale) la loro costruzione. Due interessi, entrambi legittimi, che si scontrano. Il compito della mediazione è affidato alla politica, che deve mettere sui piatti della bilancia le due istanze e, alla fine, decidere.

Arroganza
Parliamo ora di uno dei nodi più “caldi” della nostra regione. Ci riferiamo all’elettrodotto che da Wurmlach dovrebbe portare a Somplago 220 mila volt. Un’opera che ha scatenato le proteste della gente della Valle del But e delle amministrazioni locali. Il tracciato, dicono gli abitanti, deturperebbe la valle (si parla di piloni alti 61 metri e di campate di 300 metri) e darebbe un duro colpo al turismo della zona.
“Innanzi tutto - afferma il coordinatore del Comitato per la difesa del territorio, Renato Garibaldi (imparentato, così assicura, con l’eroe dei due mondi) - critichiamo l’approccio del gruppo industriale che intende realizzare l’elettrodotto. Il territorio interessato non è stato coinvolto, ma solamente informato. Nel luglio 2004, Pittini in persona si è presentato allaComunità montana e ha illustrato il progetto. Il problema è che, sicuro del consenso della Regione e del ministero competente, ha trattato la Carnia come una sua dependance. E infatti, nel settembre scorso sono arrivati alcuni tecnici per effettuare i rilievi (per i quali è ora interessata la Procura tolmezzina, ndr). Un atteggiamento estremamente arrogante”.
Un progetto calato dall’alto, ritiene il Comitato, per il quale non sarebbe stata avviata alcuna trattativa. “Certo - continua Garibaldi - il progetto poteva essere discusso, ma il tavolo non è mai stato avviato. Noi avremmo sottoposto la documentazione a un tecnico per valutare l’impatto dell’elettrodotto, mentre le amministrazioni comunali avrebbero potuto formulare le controproposte o cercare una mediazione. Il gruppo industriale, invece, si è comportato da padrone. Ciò pregiudica qualsiasi accordo e non resta che ritirare il progetto”.

Compensazioni inadeguate
Anche i sindaci dei Comuni interessati lamentano l’approccio tenuto dal gruppo industriale. “Tutte le amministrazioni locali - afferma il sindaco di Paluzza, la forzista Elia Vezzi - erano perplesse sul progetto e, in seguito, hanno dato parere negativo all’opera. Ciò è dovuto innanzitutto a una documentazione inadeguata. Il tracciato era individuato solo di massima e non si spiegava quali aree sarebbero state interessate concretamente. Dare un parere era tecnicamente impossibile. Anche sulle eventuali compensazioni non si è mai entrati nel dettaglio. Ci è stato fatto l’eterno discorso dell’eventuale indotto dovuto allo sviluppo industriale. Nessuno ha intenzione di mettere in discussione problemi seri come l’occupazione, ma questo tema non può essere merce di scambio. Per capire la mentalità con cui il problema è stato affrontato, in Conferenza dei servizi il progettista ha affermato che ‘il Sito di interesse comunitario del Coglians insiste sul tracciato dell’elettrodotto’, e non il contrario. Inoltre, la Carnia è stata descritta come una landa desolata e non come una terra dove le persone vivono e lavorano”.
E il sindaco di Centro-sinistra di Cavazzo Carnico, Dario Iuri, è ancora più esplicito. “L’atteggiamento - afferma il primo cittadino - è stato di arroganza, come dimostra il posizionamento dei picchetti per disegnare il tracciato. Le compensazioni? Fin dall’inizio, l’industria ha fatto alcuni conti (la cifra era di circa un milione di euro, da dividere tra tutti i Comuni della valle) con parametri non adeguati. Per esempio, il mio Comune è interessato per una tratta di 6 chilometri e avrebbe preso come quello di Arta, dove l’elettrodotto passerebbe soltanto per qualche centinaio di metri”.

Interramento
Da qualche settimana, è nata l’ipotesi di interrare il tracciato, in modo da diminuire l’impatto ambientale dell’opera. “Si tratta - spiega Vezzi - di un’ipotesi emersa quando l’unica soluzione possibile sembrava essere l’elettrodotto aereo. Comunque, è una alternativa da vagliare”.
Possibilista anche Iuri: “Certo che è possibile interrare l’elettrodotto - risponde il sindaco di Cavazzo -, anche se il costo sarebbe doppio. Se ci venisse fatta un’offerta del genere, noi non potremmo dire di no”.
Anche la Provincia di Udine, che ha detto no all’elettrodotto aereo, sembra più favorevole alla linea interrata. “Siamo aperti - sostiene il presidente del Consiglio, Fabio D’Andrea - a una soluzione di questo tipo, soprattutto se si usano tracciati già esistenti. ”.

“Regione latitante”
Come accennato sopra, la mediazione e la decisione finale spettano alla Regione. E qual è il giudizio di sindaci e Comitato sull’operato della Giunta Illy? “La Regione - accusa Vezzi - è latitante. L a scelta è stata calata dall’alto senza consultare gli enti locali. Ora la Regione ci viene a proporre una concertazione a cose fatte. Mi domando che valore abbia. L’unico che si è detto contrario in Giunta è stato l’assessore Marsilio, ma ciò non è servito”.
Più tagliente la risposta di Iuri per il quale “è chiaro che l’esecutivo sia consenziente e cerchi di pagare alcuni debiti elettorali. Non si pensi, comunque, che io possa dimettermi. Terrò duro fino alla fine del mandato”.
“La Regione - conclude Renato Garibaldi - ha trattato la Carnia non come una terra di frontiera, ma di conquista, e ci ha lasciato in balia dei potenti gruppi privati. Marsilio ha avuto l’onestà intellettuale di votare contro, ma forse avrebbe dovuto essere più coraggioso. Tra l’altro, l’assessore ha varato un Piano per la Montagna in cui si insiste sul trinomio agricoltura, turismo e ambiente. Il Governatore Riccardo Illy ci dica se sta con il suo assessore o con gli industriali”.

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