Re: Onnivori, esistono davvero o è un

Inviato da  Tuttle il 17/11/2011 18:08:27
Qualche dato per farsi un idea di quanto sia IRRAZIONALE l'utilitarismo e per allontanarsi un attimo dal solo aspetto empatico nel rapporto fra uomo e animale:

Ogni anno (dati FAO) vengono macellati 60 miliardi (!!!!!!!) di animali per l'industria dell'alimentazione. Il dato non comprende i prodotti ittici.
Ovvero, circa 8/9 animali vengono allevati (ogni anno) per ogni essere umano sulla terra. Considerando le popolazioni che non hanno accesso alla produzione industriale questo dato sale a 11/12 capi per ogni abitante.
Questa enorme massa di animali in allevamento intensivo necessita del 35% della terra coltivata disponibile, su scala planetaria - che comporta un altrettanto enorme sfruttamento di risorsa idrica per l'irrigazione, di gigantesche quantità di pesticidi per le culture, di enormi quantità di energia di vario genere e tipo per l'espletamento delle attività di coltivazione dei terreni attraverso l'uso di macchinari e mezzi di ogni genere e tipo (e conseguente immissione di ulteriore CO2 in atmosfera)....deforestazione progressiva per la realizzazione di nuovi pezzamenti necessari alla crescente ed incessante domanda della grande distribuzione (questo genere di culture si consumano velocemente, divenendo anche completamente sterili). Inquinamento di tutto ciò che è interconnesso ai terreni, come falde acquifere, fiumi, laghi, rii, cielo e mare. Ed ovviamente un enorme impatto sull'equilibrio ecosistemico di altri esseri viventi che perdono il loro habitat naturale e, o si esinguono, o si umanizzano nei comportamenti, innescando processi simbionti con l'essere umano e con ciò che egli crea a suo uso e consumo. Per capire l'enorme delirio di tale percorso, basti pensare che più della metà dei cereali prodotti (e relativi consumi) sul pianeta serve ad alimentare gli animali destinati all'alimentazione umana e per produrre un hamburger da 150 gr si sono consumati circa 2000/2500 litri di acqua. La stessa quantità che è necessaria ad irrigare un intero campo di cereali. Il World Watch Institute sottolinea invece che per produrre 1kg di carne vengono impiegati 108 metri cubi d’acqua.

Questa porcheria, che solo un pazzo può definire come processo razionale, immette più del 30% (1/3) del totale di CO2 dell'intero sistema industrializzato e se teniamo conto dei gas prodotti dal letame e dal metano post digestione (si si le scoregge!) siamo di fronte ad un livello di inquinamento che in confronto gli scappamenti delle nostre auto sono aria di montagna...

Oltre a questo immane impatto sull'ambiente (e sulle sue risorse), esiste poi un problema di tipo sanitario causato dall'utilizzo massivo di antibiotici all'interno degli allevamenti intensivi - a causa delle pessime condizioni di vita (e di salute) dei capi destinati a macellazione o a sfruttamento per la produzione di alimenti di origine animale.

E' stato calcolato che per produrre appena 1Kg di prodotto vengono impiegati 100/150mg di antibiotici di vario genere e ad ampio spettro. Questo dato, trasportato al nostro paese (dove consumiamo circa 80/90Kg di carne procapite all'anno!) si traduce nell'assunzione involontaria di circa 9/10g di antibiotico. Come farsi, aggratis, 4 o 5 cicli di cefalosporine in un anno - causando assuefazione, resistenza, disturbi all'apparato intestinale etc...

Non è necessario aggiungere altro, riferito ai danni che il consumo di carne può causare alla salute umana...giusto per concentrarsi solamente sulle conseguenze dell'uso IRRAZIONALE del sistema intensivo.

Ma la cosa interessante è che, anche l'opzione estensiva (cosidetta bio) non è esente da problematiche di questo tipo. Anzi...
Questa tipologia di allevamento, se tradotta sugli stessi numeri di produzione del sistema intensivo, richiede quasi il doppio delle risorse ed è quindi tutt'altro che una risposta al problema.

Ma l'utilitarista convinto vi dirà che è la DOMANDA a generare la relativa produzione e che diminuendo la produzione, aumenterà il prezzo e la facilità di accesso al prodotto stesso.

Cazzate, ovviamente. Tanto che il prezzo della carne continua a salire, alla faccia delle logiche di mercato. A prescidere dal fatto che qualsiasi essere umano poco più dotato del bonobo, si infilerebbe la sua bella logica di mercato nell'ano profondo - quando questa si sia resa responsabile del disfacimento progressivo dello stesso pianeta che ospita il culo suo e della sua stirpe.

Nella grande distribuzione (e non) il concetto di domanda è infatti del tutto falsa. L'immissione di prodotto di origine animale nel circuito della GDO è non solo ASSAI superiore al prodotto effettivamente venduto (senza calcolare lo scarto pre-immissione) ma realizza una sovra alimentazione che la FAO calcola superiore al 50% se applicato al regime calorico imposto dalle RDA. Se lo calcolassimo a regimi diversi, e sicuramente più vicini alle reali necessità dell'essere umano, la percentuale sarebbe drammaticamente più alta. Se poi prendiamo l'americano medio...che consuma circa 120Kg di carne procapite all'anno.....ma lasciamo stare vah.

Non esiste quindi solo un problema di IPERALIMENTAZIONE, ma di IPERPRODUZIONE. Basti pensare ai prodotti animali confezionati, imbustati, brandizzati di ogni genere e tipo e sotto qualsiasi forma e cammuffamento. Basta pensare all'enorme quantità di prodotto scartato per difetti estetici, per colore, per forma, per imposizioni sulla scadenza etc. E c'è poi un'altrettanta rimanenza sugli scaffali, a fine giornata, che si traduce in montagne di prodotto che è destinato al macero. Una ricerca dell'ADOC ha poi confermato che, in Italia, il 35% dei prodotti di origine animale (il 18% solo di carne), viene sprecato nel post acquisto. Altro che DOMANDA delle mie tasche!

Sarebbe ora di sforzarsi di capire che l'uomo e l'animale condividono, non solo un corpo dotato di vita, ma uno stesso spazio. E non me la si meni con l'antropocentrismo comunque presente, visto che - sottratto l'uomo dal pianeta, questo cesserebbe di avere problemi.

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