Re: Onnivori, esistono davvero o è un

Inviato da  Notturno il 16/11/2011 18:28:53
Allora..... un bel respirone e cominciamo, con calma....

Innanzitutto una cosa.

Sia Tuttle che Calvero hanno parlato di una scelta di natura “etica” e, a supporto, portano le emozioni suscitate dalla vista degli animali che soffrono negli allevamenti e nei macelli.

Questo modo di discutere evidenzia un profondo errore di base.

L'etica non c'entra niente con le emozioni.

Le emozioni sono frutto di una risposta istintiva e irrazionale, fondata su un nesso di causalità tra input e risposta emozionale.

Le emozioni sono la parte più primordiale del nostro cervello, l'amigdala.

Le emozioni sono risposte non dettate dalla ragione.

L'etica è l'esatto opposto.

E' la scelta tra Bene e Male e fonda tutto sulla ragione e zero sul sentimento/emozione.

Che cosa mi fa incazzare di questi discorsi?

Ovviamente le imprecisioni e confusioni, come quella appena descritta, in cui si parla di “Etica” per giustificare una scelta.

Una scelta che, invece, fonda tutto sull'empatia, ossia su quel senso di condivisione e appartenenza a un unico genus, che l'istinto utilizza per inibire l'altro istinto: quello predatorio.

E' lo stesso identico meccanismo che impedisce a una tigre di mangiarsi i figlioletti.

Ha perfettamente senso se lo applichiamo in quell'ambito ed è evidente che ha la sua buona ragion d'essere: tutela della specie dall'auto-aggressione.

Ma qui che cosa dovrebbe tutelare?

Nulla. Eppure funziona lo stesso.

Se ne sono occupati gli scienziati, scoprendo che alcune caratteristiche fisiche di un animale sollecitano l'emozione empatica.

Per esempio gli occhi tondi e grandi.

E hanno anche scoperto che questo accade perché i piccoli della nostra specie hanno queste caratteristiche: occhioni tondi e grandi, più degli adulti, in proporzione.

Tant'è che intere schiere di personaggi dei fumetti hanno quelle stesse caratteristiche, dettate dall'esigenza di creare subito empatia col personaggio e fidelizzazione dello spettatore.

Facciamo un esempio di risposta emotiva al problema “Mangiare carne”.

“Oh mio dio, che orrore! Ti nutri di cadaveri!”

Questa è una risposta che fonda tutto sull'emozione. Non aiuta per un cazzo nel discorso e viene utilizzata per depistare/rompere i coglioni.

Risposta Etica: “Uccidere è giusto SE............................... (SE ti serve per nutrirti, per sfamarti, ecc)”

Questo è un tipo di risposta razionale, di natura “etica”.

Non c'entra un cazzo parlare dell'orrore dei mattatoi o degli allevamenti.

NULLA.

Per questo mi incazzo.

E aggiungo.

Anche uccidere un uomo può essere giusto, eticamente, in alcuni casi.

Uccidere è SEMPRE un atto che stimola la massima attenzione perché è il più grave gesto che si possa compiere: conseguenze irreversibili.

Ma non sempre viene considerato sbagliato.

Non ha senso dire (come ha fatto Calvero) “Allora, secondo la tua logica, io potrei uccidere tuo figlio”. Non ha senso perché la domanda ha già una risposta etica: “Si, lo puoi uccidere se.... (se mette lui in pericolo la tua vita o quella dei tuoi cari, ecc....)”.

E allora perché lo dice, perché forse Calvero è scemo?

Certo che no.

Lo dice perché inserisce un elemento volutamente depistatorio: l'emozione che lui sa di suscitare in me all'ipotesi dell'uccisione di mio figlio.

E' quella che, in fin dei conti, si può definire “una gioconda bastardata”.

Priva di sostanza, ma ricca di emozioni.

Un po' come questa discussione, no?

Veniamo al mangiar carne o verdura.

E' “giusto” allevare e mangiare carne, procurando dolore e sofferenze agli animali e infine uccidendoli?

Si, SE.... se serve a sfamare me e i miei figli e la mia famiglia.

Questa è una risposta di natura etica.

Non quella invocata da Tuttle che mi invitava a visitare i mattatoi.

Eticamente trovo assai riprovevole infliggere dolore e sofferenze PER MERO PIACERE.

Quello è eticamente riprovevole!

Trovo eticamente ripugnante chi alleva in casa un gatto, dicendo che lo fa “per amore” e poi lo castra.

Trovo eticamente insignificante, contraddittorio e stupido chi dice di non mangiare carne e poi si scòfana un branzino di un chilo e due o un gran piatto di spaghetti con le vongole.

Trovo intellettualmente stupido chi parla di uccidere un essere vivente solo se piace a lui (se è un cavallo o un cane o un passerotto) e non sa spiegare perché gli altri animali si possano uccidere liberamente.

Calvero, messo alle strette, arriva a dire che un essere vivente “intelligente e senziente” si tratta diversamente da un essere vivente che intelligente e senziente non è.

Questo principio è già meno illogico del riferirsi alla mera emozione ed è esattamente quello che avevo chiesto fin dal mio primo intervento (qual è il vostro criterio per....).

Però apre le porte a una serie di situazioni assurde e paradossali che non sono risolvibili facilmente.

Per esempio: un UOMO, demente, in coma, visto che non è intelligente e non è senziente (per amor diddio, non cominciamo a dire che lo è anche se è in coma, diamo per ammesso che non lo sia!) lo potremmo sopprimere facilmente?

No.

E allora qual è il criterio giusto?

Sicuramente NON quello emotivo alla Perfetto Documentarista alla Walt Disney.

Tanto per sottolineare quanto sciocco sia quel criterio, vi ricordo che il senso di repulsione per il sangue e la sofferenza animale non è fisso ed eterno, ma dipende dalla esperienza/inesperienza.

Un giovanotto che ha sempre vissuto in campagna è perfettamente abituato a sgozzare una gallina, spennarla e mangiarsela, senza alcun senso di rimorso, perché è abituato.

Né si sognerebbe di “coccolare” la sua gallina e di offrirle un ambiente comodo, ma si occuperebbe solo di nutrirla per ingrassarla a dovere.

Ha una visione più corretta del rapporto “mors tua, vita mea”, che regola questo angolo di universo.

In noi cittadini quella visione s'è deformata.

Per l'assenza di esperienze vissute direttamente.

Per la mancanza di animali da cortile nelle nostre vite, insomma, per disabitudine.

E la cosa mi fa ancor più incazzare perché questo rapporto vita-morte sembrerebbe quanto di più vicino al “TUTTO MISTICO” che tanti di voi invocano a gran voce a ogni pie' sospinto e a quella visione “NATURALE” della vita che Calvero (mi piace citare le sue cazzate, lo ammetto! ) si compiace sempre di evocare, nella sua Mistica Bucolica.

Proprio queste persone dovrebbero cogliere un simbolismo nello stretto rapporto tra chi perde la vita e ne nutre un'altra!

E invece.... preferiscono usare l'arma dell'emozione, come ha fatto anche Spiderman, che arriva addirittura a evocare i genitali altrui.

Io mi incazzo troppo, lo so.

Ma, porca puttana, non siamo bambini, qui.

Non siamo coglioncelli, dovremmo essere in grado di scegliere guide di pensiero un po' meno STUPIDE dell'emozione.

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