Re: ISHMAEL: pensieri, dubbi, domande, critiche.

Inviato da  Dr-Jackal il 18/10/2011 20:35:55
@Polonio:
Citazione:
però poi dice che per "sistemare" questo problema dovremmo diminuire la popolazione mondiale lasciando morire chi è stato tanto sfigato da nascere nel posto sbagliato al momento sbagliato. ma come? non sarebbe anche questo uno "sfuggire" alle leggi naturali? se il discorso fosse coerente ishmael dovrebbe arrivare alla conclusione che la natura deve semplicemente fare il suo corso, perché quello di mettere una pezza al comportamento dei prendi continua ad essere un atteggiamento da prendi. ovvero l'atteggiamento di una cultura che si è convinta di essere talmente in alto da non doversi mai estinguere.

Piano. Ishmael dice chiaro e tondo che la natura non ha un corso prestabilito da fare che non può o non deve essere cambiato. La Legge della Competizione Limitata (seguita da tutte le specie evolutivamente stabili) dice: puoi competere al massimo delle tue capacità, ma non puoi sterminare i tuoi competitori, né distruggere il loro cibo o negargliene l'accesso. Quindi anche noi umani possiamo competere al massimo delle nostre capacità per sopravvivere (a patto di non sterminare sistematicamente le altre specie e di non distruggere il loro cibo o negargliene l'accesso, sennò alla lunga ci autodistruggiamo). E le nostre capacità comprendono il nostro intelletto e la capacità di usarlo per modificare il nostro modo di vivere per renderlo evolutivamente stabile, quindi possiamo farlo, se ci riusciamo. Anche noi possiamo fare tutto il possibile per sopravvivere, così come lo fa ogni altra specie, adattandosi in ogni modo alle mutate condizioni di vita ogni volta che cambiano. Non c'è nessuna contraddizione.
Quinn non è fatalista: non dice che le cose devono restare come sono e che la natura deve fare il suo corso facendoci estinguere, dice che le cose possono andare in quel modo, ma che possono anche cambiare e renderci possibile la salvezza. Certo, se non riusciamo a cambiare il nostro modo di vivere, allora la natura farà il suo corso e ci distruggerà, ma non è detto che debba succedere per forza o che sia "giusto" che succeda.

Far diminuire la popolazione non significherebbe affatto sfuggire alle leggi naturali, tutto l'opposto: significherebbe smettere di opporsi a esse e permettere loro di fare finalmente quello che fanno ogni volta che una popolazione vivente diventa troppo numerosa per il cibo a sua disposizione, ossia far calare la popolazione finché non diventa sostenibile.
Non si tratterebbe di mettere una pezza NOI al nostro comportamento, ma di lasciare che le leggi ecologiche facciano il loro lavoro indisturbate come con qualunque altra specie.


@Spiderman:
Citazione:
sono convinto che oggi, con una gestione consapevole delle risorse, eliminando gli sprechi e con una alimentazione che consenta a tutti di avere cibo, nessuno soffrirebbe la fame e la terra sia in grado di soddisfare le nostre richieste.
Questo a patto che tutti quanti siano disposti a rivedere il proprio modo di vivere, se invece si vuole mantenere lo stile di vita occidentale, una riduzione della popolazione è più che necessaria.

Infatti Quinn sostiene che bisogna:
1) innanzitutto ridurre la nostra produzione di cibo e quindi la nostra popolazione, che è troppo elevata per gli standard di vita attuali (questo basterebbe a farci sopravvivere),
2) poi distribuire equamente cibo e risorse (ma il primo punto è quello indispensabile).
In questo modo otterremmo di essere sia evolutivamente stabili che egualitari.
(Accettare di ridurre i nostri standard di vita e di abbandonare tutti i giocattoli della nostra tecnologia sarebbe utile, ma non credo che sia una proposta che verrebbe mai accettata dalla maggioranza della gente, quindi l'unica alternativa che ci permetta di mantenere gli standard attuali è ridurre gradualmente la produzione di cibo, che sarebbe una proposta probabilmente più accettabile.)


@Shm:
Citazione:
il problema è che l'uomo non si è evoluto a livello sociale e religioso unicamente in funzione della rivoluzione dell'agricoltura.

Certo che no. L'uomo era un animale sociale e religioso (animista) ben prima della rivoluzione agricola. Centinaia di millenni prima.
L'uomo è nato già da subito animale sociale. I primi umani non erano individui isolati che poi si sono riuniti in gruppi sociali, erano già membri di una comunità fin dalla nascita. Come ha detto incredulo, la rivoluzione agricola ha segnato un drastico cambiamento di menti (di paradigma, di prospettiva, di modo di concepire il mondo e la relazione dell'uomo con esso - che poi è stato giustificato e sostenuto, con altre motivazioni, anche dalle religioni redenzioniste), non segna la nascita dell'organizzazione sociale umana in sé.
E secondo Quinn (come dice in The Story of B), l'uomo è anche nato religioso. Non è la capacità di usare tecnologia a contrassegnare la nascita dell'uomo, visto che anche altre specie sono costruttrici e utilizzatrici di utensili, ma sono due cose (sempre secondo Quinn):

1) La capacità di usare l'intelletto per interpretare i fatti naturali, riunirli in storie e prevedere (entro certi limiti) il futuro, come fa un battitore quando interpreta le tracce di un animale al suolo e "prevede" dove si troverà anche senza mai averlo visto. (il "gene della narrazione", come lo chiama lui, che ci ha permesso anche di diventare cacciatori, visto che noi cacciamo con l'intelletto e non con il naso o gli artigli.)

2) La capacità di interrogarsi sul mondo e di spiegarlo in modo religioso (inizialmente con l'animismo).

Non ho riflettuto molto su questo secondo punto (il discorso sulla religiosità umana non mi interessa poi granché) e non sono sicuro di essere del tutto d'accordo, ma ad ogni modo questo è quello che dice Quinn.

Citazione:
Quindi questa sarebbe l’unica alternativa per ottenere un calo demografico e garantire la continuità dell’evoluzione: ridurre il cibo. Solo riducendo il cibo. Ma qui sorgerebbe un altro problema: una discriminazione tra chi ha l’accesso al cibo e chi no. Implica inevitabilmente guerra e probabilmente guerra totale: auto-distruzione… Pure se fosse graduale la riduzione di cibo. Anzi la riduzione graduale potrebbe essere più pericolosa di una riduzione repentina: le popolazioni avrebbero il tempo per anticipare la riduzione di cibo, di conseguenza avrebbero il tempo per la costituzione di strategie militari legittimate dall’accaparramento del cibo vitale. Entrerebbe in gioco la legge della giungla: vincerebbe inevitabilmente il più forte a danno dei più deboli…

Come ho detto, i problemi ci sarebbero inevitabilmente, come ci sarebbero con ogni soluzione concepibile. Non sono sicuro però che sarebbero così gravi come hai prospettato, tanto da portarci addirittura "probabilmente" all'autodistruzione. Quinn (e altri) sostiene che una riduzione graduale potrebbe evitare rivolte e ribellioni, e per spiegarlo usa l'esempio immaginario della gabbia di topi (l'hai letto? è alla fine di The Story of B).
Credo che avverrebbe "solo" la solita ingiustizia: le nazioni ricche sopravviverebbero più o meno inalterate, e sarebbero quelle povere a rimetterci quasi esclusivamente.
Brutale, spietato e moralmente ingiusto, altroché, sono d'accordissimo. Ma purtroppo necessario: o questo o l'estinzione totale. O muoiono molti o muoiono tutti.
(Hai notato come nella vita reale capiti molto raramente di avere il lusso di poter scegliere tra un'alternativa "buona" e una "cattiva"? In realtà quasi sempre puoi scegliere solo tra una "cattiva" e una "pessima".)

Comunque una precisazione: come ho detto a Floh nella mia penultima risposta diretta a lui, la legge della giungla non è affatto la "sopravvivenza del più forte", né è "uccidi o fatti uccidere".

Citazione:
In questi giorni abbiamo visto come in 951 città la gente si sia organizzata per manifestare il proprio dissenso contro il sistema economico mondiale. La gente chiede sostanzialmente un cambio di marcia, e lo chiede ai propri governi e alle banche…

Che mortificazione…chiedere a chi ha il potere di riformare il potere, che ingenuità! - Giordano Bruno.
(Avete delle firme interessanti.)

Citazione:
è evidente che se un numero così alto di persone esprime il proprio dissenso nei confronti di questa situazione, questa situazione non sia stata decisa dal popolo che l’ha subita, la subisce e continuerà a subirla. Dunque il popolo non è sovrano come dice qualsiasi costituzione democratica. Il problema dunque non può essere il sistema economico in sé: questa semmai è la conseguenza di un’espropriazione della sovranità del popolo.

Perfettamente d'accordo.

Citazione:
Il problema risiede nel dare effettivamente il potere decisionale al popolo che dovrebbe essere sovrano e, attualmente non lo è, se di democrazia si parla, un’ideale vecchio di circa 2500 anni e strumentale alla rivoluzione industriale e quindi ai gruppi capitalisti. Ora mi spieghi per quale motivo chi ha effettivamente il potere dovrebbe rinunciarvi: sinceramente tu lo faresti di rinunciarci?? A senso chiedere a chi ti ha ingannato un cambio di direzione più sostenibile?

Chi fa la differenza è meno del 1% della popolazione mondiale: perché questa percentuale che detiene il potere, e che è l’unica a poterlo esprimere con i fatti, dovrebbe rinunciarvi??

Non ha alcun senso, infatti. A meno che il popolo non capisca che il suo modo di concepire il mondo lo sta portanto all'autodistruzione, non capisca che di questo passo moriremo tutti, non si tolga i guanti di velluto e non metta chi è al potere di fronte a una scelta: o fai quello che ti diciamo, oppure ti tiriamo giù dalla poltrona con la forza e mettiamo un altro più ragionevole al posto tuo. In questo modo a quelli al potere converrebbe fare quello che dice il popolo: se lo fanno infatti possono conservare una certa quantità di potere (anche se minore rispetto a prima), se invece non lo fanno vengono cancellati dall'equazione e perdono tutto. (Preciso che per "popolo" intendo anche le forze dell'ordine, dato che anche loro possono rivoltarsi contro chi ha il potere, se il motivo è abbastanza buono, come hanno dimostrato nella Rivoluzione d'Ottobre.)
Alla fine a cambiare drasticamente le cose non sono mai gli strumenti messi a disposizione dal sistema stesso: sono quelli che il sistema ha reso illegali (e per un buon motivo: sono gli unici efficaci che potrebbero davvero portare a una sua distruzione). Nella Rivoluzione Francese il popolo non ha chiesto agli aristocratici di cedere il potere, se l'è preso con la forza. Certo, non aveva ben chiare le vere cause della sua orribile situazione, quindi alla fine non ha eliminato le ingiustizie sociali che voleva cancellare, ha solo migliorato la situazione, ma se l'uso della forza fosse diretto con maggiore precisione alle vere cause del problema, per una volta...

Questo comunque è solo un modo di vedere la possibile soluzione (il mio). Un altro (molto meno brutale) è quello proposto da Quinn, secondo cui il popolo di ogni nazione dovrebbe riprendere a sperimentare varie alternative alle società attuali guidate da un governo centrale, fino a trovare un'alternativa efficace che permetta di vivere con uno standard di vita accettabilmente alto ma ecologicamente sostenibile e privo delle ingiustizie sociali causate dall'avere pochissimi al potere e molti sottomessi e dalla possibilità dei singoli individui di accumulare risorse (e quindi potere). Ma a me onestamente sembra un progetto dai tempi troppo lunghi (per quanto ammirevole). Non sono nemmeno sicuro che sia teoricamente possibile trovare un'alternativa simile, che permetta di mantenere gli attuali standardi di vita e di sviluppo tecnologico senza ingiustizie sociali.

Citazione:
chi detiene il potere pensa solo al vantaggio immediato personale e non alle implicazioni future delle proprie azioni.

Verissimo. Ecco perché è il popolo a doversi svegliare e rendersi conto che non può più permettere a quelli al comando di fare quello che vogliono per ottenere guadagni personali immediati a costo di conseguenze a lungo termine catastrofiche.
Il problema è che al momento anche il popolo ragiona come chi è al potere: anche il popolo vuole guadagni personali immediati (infatti vota sempre chi promette obiettivi di breve periodo, non a lungo termine), anche il popolo ignora le conseguenze future delle azioni che ritiene immediatamente convenienti, anche il popolo crede che l'attuale modo di vivere e di concepire il mondo come una riserva di risorse per uso umano sia giusto, anche il popolo pensa che l'unico modo di cambiare le cose sia usare gli strumenti messi a disposizione dal sistema. La cosa davvero assurda del popolo è che ragiona in un modo che per lui è controproducente, perché beneficia solo i suoi sfruttatori. Ma non se ne rende conto, perché è l'unico modo di ragionare, di vedere il mondo e di vivere che conosce. Ecco perché il primo passo per un cambiamento profondo anziché superficiale è cambiare le menti di tutti e far capire loro i difetti di questo modo di ragionare e di vedere il mondo. Senza far questo, è impossibile trovare delle alternative o anche solo pensare di poterle trovare.

Citazione:
Se Monsanto produce gli OGM, e gli OGM impoveriscono il territorio fino a renderlo dopo pochi anni improduttivo e sterile, perché Monsanto dovrebbe rinunciare agli enormi profitti che può ottenere oggi per la salvaguardia del pianeta? La massa non ha nessun potere per bloccare Monsanto così come nemmeno ce l’ha avuto in questi giorni nelle manifestazioni che ci sono state che altro non sono che un’emanazione diretta dell’ingannevole ideale democratico.

La massa non ha alcun potere finché rimane un gregge confuso che si rende vagamente conto che c'è un problema ma non capisce qual è esattamente, cosa lo causa e che cosa fare per cambiare davvero le cose, quindi si limita a spaccare vetrine oppure a marciare con dei cartelli per un pomeriggio senza ottenere niente.
La massa non ha alcun potere finché continua a credere che gli unici strumenti a sua disposizione siano quelli che chi è al potere le mette a disposizione (ben sapendo che sono inutili armi di carta), e quindi si preoccupa solo di capire chi votare senza neanche cercare di comprendere le vere radici dei problemi attuali.
La massa non ha alcun potere finché non si rende conto che l'unica cosa che dà potere a chi è al comando in realtà è il suo tacito assenso, e che togliendogli questo tacito assenso quelli al potere ridiventano singoli individui deboli e fragili come chiunque altro. Come la storia ci ha dimostrato in varie occasioni.

Fai capire alla massa che il vero problema non è la crisi economica o l'avidità umana ma è che stiamo rischiando l'estinzione a causa di un modo di vivere autodistruttivo che è anche alla base di tutte le nostre ingiustizie sociali. Falle capire che le vere cause di questo problema sono le menzogne della nostra cultura che chi è al potere continua a ribadire per la sua convenienza ogni minuto. Falle capire che se non prende in mano la situazione ADESSO non avrà possibilità di sopravvivere. E vediamo che succede.
Più di questo non credo sia possibile fare.

Citazione:
L’unico principio di Quinn che condivido pienamente è l’esistenza di una Madre-cultura che falsa la percezione del sociale nell’uomo.

Non solo la percezione del sociale, ma anche quella della natura umana, quella della sua storia e quella del mondo non-umano e di come funziona.

Citazione:
Per abbattere Madre-cultura non serve già un’alternativa, ma l’appropriazione di una decisionalità che renda sovrano il buon senso del popolo per poi introdurre un’alternativa a Madre-cultura.

Sì, per abbattere Madre Cultura è necessario che i suoi inganni vengano smascherati, perché è solo allora che si ridiventa capaci di ragionare lucidamente e razionalmente. E questo è a sua volta l'unico modo di trovare un'alternativa valida.

Citazione:
L’alternativa proposta da Quinn potrebbe essere si un’alternativa, ma di fatto Quinn non ha potere decisionale per disporne realisticamente.

Infatti il potere decisionale lo dovrebbe esercitare il popolo, dopo aver capito le vere cause del problema e la necessità di ridurre la popolazione per evitare l'estinzione. E' il popolo che dovrebbe, come ho detto, mettere chi è al potere di fronte alla scelta: fai quello che ti diciamo o ti rimpiazziamo con la forza.

Citazione:
C’è un passaggio di Quinn in cui tra le righe riconosce che la cultura dell’uomo si basa fondamentalmente (e ovviamente) sul bagaglio dell’esperienza passata. Qualsiasi azione umana è quindi studiata e gestita in funzione degli esempi desunti dal passato. Anche Quinn non può fare a meno di trarre le sue conclusioni per mezzo di questa sua stessa deduzione.

Infatti in Beyond Civilization dice chiaramente che non ha idea di quale possa essere l'alternativa sociale sostenibile che sta cercando perché si tratta di qualcosa per noi inimmaginabile come per gli uomini del Medioevo sarebbe stato inimmaginabile l'età attuale.
Ha detto anche: "Non so se ci saranno ancora esseri umani tra duecento anni. Quello che so è che se ci saranno, avranno un modo di vivere completamente nuovo e per noi inconcepibile."
Questa sua limitazione però non inficia le sue conclusioni riguardo la falsità della nostra mitologia culturale, né la conclusione che dobbiamo calare di numero.

Citazione:
videnzio ciò per dire che oggi, secondo me, per cambiare lo cose serve un pensiero che non tenga più conto dell’esperienza del passato ma sia diretto verso il presente e potenzialmente verso il futuro. Il che è difficile: mi sono arrovellato il cervello per esempio a pensare qualche volta ad un’alternativa alla religione, che non sia l’ateismo, lo scetticismo, la massoneria o altre amenità simili senza approdare a nulla…

Non ti pare che l'animismo rispetti i requisiti? Non è ateismo, perché considera ogni creatura vivente sacra e dotata di spirito, e non è una religione o una setta nel senso in cui la intendiamo noi perché non ha nessuno dei suoi difetti (gerarchia, potere temporale, possibilità di accumulare ricchezze, fanatismo, divisione in fedeli ed eretici da sterminare, ecc.). Inoltre, dato che considera il mondo un posto sacro renderebbe impossibile continuare a considerarlo solo una fonte di risorse da sfruttare e devastare liberamente senza freni.
Poi boh. Io sono ateo e non sento il bisogno di religioni o credenze.

Citazione:
In effetti non sappiamo nemmeno quale possa essere una soluzione… Quella di Quinn, non sappiamo quanto sia percorribile(bisognerebbe provarla, ma a quale prezzo?) e non sappiamo se le sue conclusioni si basano su dati incontrovertibili.

Avere dati matematicamente certi su questioni così complesse è impossibile. Non possiamo sapere esattamente quante specie si estinguono ogni giorno a causa di attività umane, anche perché molte ancora non le abbiamo neanche scoperte (come potremmo sapere che si sono estinte?). Sappiamo solo che sono troppe perché la situazione possa essere sostenibile, a lungo andare. Non possiamo sapere quanto tempo ci resta esattamente, ma solo che di questo passo col nostro sistema attuale è solo questione di tempo prima che il giocattolo si rompa.
In situazioni dove la certezza è irraggiungibile (ossia nella stragrande maggioranza delle situazioni reali), non possiamo fare altro che provare ad attuare la strategia che ha più senso.

Messaggio orinale: https://old.luogocomune.net/site/newbb/viewtopic.php?forum=49&topic_id=6586&post_id=206070