Re: ISHMAEL: pensieri, dubbi, domande, critiche.

Inviato da  shm il 17/10/2011 22:52:26
…ho staccato un po’ il fine settimana. Riprendo da dove ho trovato qualcosa da dire:

Dt-jackal:

Per esempio, smettere di inviare cibo dall'esterno alle popolazioni affamate e lasciare che il loro numero cali fino a diventare sostenibile dal loro ambiente risolverebbe una volta per tutte la fame, a dispetto della sua apparente brutalità. Non si tratterebbe di "abbandonarle a loro stesse", ma di lasciare che le leggi ecologiche facciano il loro (globalmente benefico) lavoro come avviene con ogni popolazione vivente quando il numero supera il nutrimento disponibile.

Shm:

Come “lasciare che il loro numero cali fino a diventare sostenibile”?
Cosa s’intende per “lasciare che le leggi ecologiche facciano il loro (globalmente benefico) lavoro”?

Dt-jackal:

Se producessimo abbastanza cibo per 2 miliardi di persone, ci sarebbero solo 2 miliardi di persone (circa), non ne potrebbero esistere 6 o 7. Non potrebbero fisicamente. Questa non è una teoria, è un FATTO biologico. Una base molto più affidabile su cui lavorare, no?
Ecco perché mi sembra l'unica angolazione sensata da cui affrontare il problema.

Shm:

Quante generazioni servono per far regredire il numero della popolazione di fosse anche soltanto un miliardo? Ad un certo punto ci sarebbero necessariamente più vecchi in circolazione “in attesa” di morire, che giovani ma per non lasciarli morire i più giovani quanto dovrebbero lavorare per sostenerli senza ucciderli?

Dt-jackal:

Viene prodotto più cibo nonostante i nostri sforzi? Bene, DISTRUGGIAMO il cibo in eccesso.

Shm:

Calo di produzione, calo di occupazione, incapacità di accaparramento del minimo indispensabile per la sopravvivenza, conseguente aumento dei prezzi(nel sistema economico attuale)… Il cibo già viene distrutto ora per le logiche di sostentamento delle unioni geopolitiche commerciali…

Dt-jackal:

Inoltre la sua efficacia è confermata dalle leggi ecologiche e dai dati in nostri possesso sul rapporto tra popolazione e disponibilità di cibo, anziché essere una questione di fiducia (per giunta immotivata) nella legge.

Shm:

La soluzione è identica a quella impossibile che prevede un disarmo totale… Ed è comunque altrettanto insicura: se levi le armi moderne non è detto che la gente non si metta a farsi guerra con le pietre. Se riduci il cibo non è detto che chi controlli la distribuzione non si metterà a speculare per ottenerne dei vantaggi…

……

L’altro giorno mi chiedevo se effettivamente imputare alla rivoluzione dell’agricoltura una deviazione sia del tutto giusto. Sto finendo di leggere ora “trattato di storia delle religioni” di Eliade e sono arrivato al punto in cui tratta di “Mistica agraria e soteriologia”. Questo punto si ricollega proprio a Quinn e all’obiezione che muovevo:

“Si dice abitualmente che la scoperta dell’agricoltura ha mutato radicalmente il destino dell’umanità, assicurandole un’alimentazione copiosa e permettendo così un aumento della popolazione prodigioso. Ma ci sembra che la scoperta dell’agricoltura abbia avuto conseguenze decisive per tutt’altra ragione. Il destino dell’umanità non fu deciso né dall’aumento di popolazione né dalla sovralimentazione, bensì dalla teoria che l’uomo elaborò scoprendo l’agricoltura. Quel che egli ha veduto nei cereali, quel che ha imparato da questo contatto, quel che ha inteso dall’esempio dei semi che perdono la loro forma sottoterra, tutto questo rappresentò la lezione decisiva. L’agricoltura ha rivelato all’uomo l’unità fondamentale della vita organica, tanto l’analogia donna-campo-atto generatore-semina ecc., come le più importanti sintesi mentali, uscirono da questa rivelazione: la vita ritmica, la morte intesa come regressione ecc. Queste sintesi mentali sono state essenziali per l’evoluzione dell’umanità e furono possibili soltanto dopo la scoperta dell’agricoltura. Appunto nella mistica agraria preistorica sta una delle radici principali dell’ottimismo soteriologico: precisamente come il seme nascosto nella terra, il morto può sperare in un ritorno alla vita sotto nuova forma. Ma la visione malinconica, talvolta scettica, della vita ha parimenti origine dalla contemplazione del mondo vegetale: l’uomo è simile al fiore dei campi…”

[…]

“La vita vegetale che si rigenera mediante la sua apparente scomparsa (sotterramento dei semi) è insieme un esempio e una speranza; la stessa cosa può avvenire ai morti e alle anime degli uomini.”

(pag. 329-330 universale bollati boringhieri)

…non è la scoperta dell’agricoltura che è causa del male dell’umanità ma l’uso che ne è stato fatto dall’uomo di questa scoperta.

Come dire, se mangio una torta intera e poi sto male tre giorni: è vero che se non l’avessi mangiata non sarei stato male, ma non sarei stato male neanche se ne avessi mangiata una o due fette soltanto. Quindi non è stato il mangiare la torta in sé che mi ha causato male, ma è stata la quantità a farmi male…

Credo che questo sia l’eventuale ragionamento che si debba fare nei confronti della scoperta dell’agricoltura. Non denigrarla in sé, ma denigrare semmai l’uso e abuso che ne ha fatto l’uomo.

PS:

Ancora niente notizie…

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