Re: ISHMAEL: pensieri, dubbi, domande, critiche.

Inviato da  music-band il 17/10/2011 9:52:23
Buongiorno a tutti,

incuriosito dalla presentazione di dr.jackal ho terminato da poco la lettura del libro di Daniel Quinn.

Non ho seguito tutta la discussione qui sopra, ho soltanto notato l'entusiasmo di dr.jackal verso questo libro.

Devo dire che ho avuto un approccio da semplice lettore, non ho analizzato il testo dal punto di vista propagandistico e tuttavia ho avuto l'impressione che il libro sia frutto di un'operazione di propaganda.

In particolare (essendo io uno sceneggiatore) ho notato tutta una serie di escamotage narrativi che l'autore utilizza specialmente all'inizio e che gli servono più avanti per sostenere la sua tesi e per saltare a piè pari alcune problematiche che sarebbe stato scomodo affrontare.

Questo atteggiamento, lo smaliziato utilizzo di espedienti narrativi cioè, mi autorizza a pensare che l'autore non sia interessato a una sincera riflessione sulle tematiche di cui tratta, ma che intenda invece avvalorare una sua idea non con il semplice ragionamento ma attraverso i trucchi del mestiere. In un romanzo in cui la natura di finzione è chiara va bene, ma in un pseudoromanzo in cui la mira è ovviamente quella di far riflettere su tematiche reali, sociali e contemporanee, in effetti stona.

solo per fare un esempio, la spiegazione iniziale che il gorilla ismhael fornisce all'inizio sul come si è evoluto a essere autoconsapevole e pensante, gli serve poi per paragonare l'uomo a tutti gli altri animali accusando madre cultura di averlo fatto sentire diverso da tutti gli altri e suggerendo che qualsiasi animale avrebbe potuto sviluppare le capacità umane.

In realtà questo pretesto ben orchestrato nel libro gli serve per evitare di affrontare l'unicità umana come specie autoconsapevole con capacità di astrazione del pensiero.
Utilizza furbamente la carta della religione dove trova terreno fertile per sostenere la sua tesi dato che evidenzia la semplificazione e la giustificazione di tutto con il Dio autore di tutto, ma svicola altrettanto furbamente dall'affrontare scientificamente il problema dato che se la religione appare come una spiegazione di comodo, di fatto la scienza non ha la risposta a questo problema.

L'autore qui utilizza un trucchetto furbo, parla della scienza ufficiale soltanto nei termini di evoluzione (ma lascia fuori tutta una parte della scienza e della ricerca) per poi dire che l'uomo è molto più antico. Con questa mossa si conquista il lettore che nota l'acutezza delle sue osservazioni e che ha l'impressione di essere ingannato sia dalla religione che dalla scienza ufficiale, quindi da madre cultura.

Le cose in realtà sono assai più complesse di come le vuole dipingere ma si sa che semplificare tutto e dare l'idea di un complotto generale funziona sempre.

Il libro utilizza molti di questi trucchetti narrativi che lo rendono a mio modesto parere in malafede, nel senso che lui cerca il modo di far accettare la sua tesi, e non di svilupare una tesi dalla mera osservazione e riflessione sui fatti.

anche tutto l'episodio sui semiti in realtà sa di propaganda perchè anche se parla di origine come popolo dei "Lascia" diventati poi "Prendi" nei suoi sucessori ebrei, sta comunque facendo un discorso di connotazione e distinzione razziale: in origine erano semiti ed erano dei lascia; erano quindi comunque migliori degli altri, questo è il messaggio che passa sottotesto.

Quindi il fatto stesso di creare una distinzione tra gli uomini: "I lascia e i prendi" è un escamotage per arrivare a un discorso razziale che in una visione ampia come quella che si propone tende a diventare riduttivo.

Tutto questo ambaradan serve a sostenere e dare forza alla tesi che esce nel finale sulla riduzione di cibo come soluzione.

Ovviamente questa tesi becera che non tiene conto di tutta una serie di fattori determinanti che in realtà porterebbero il discorso in tutt'altra direzione come il fatto che la sovraproduzione di cibo è un'esclusiva dei paesi industrializzati che non rappresentano certo l'intera umanità. Discorso che se approfondito farebbe crollare la tesi di Quinn (compresa la sovrapopolazione), serve soltanto a far passare il concetto che dovremmo ridurre il nostro numero; argomento caro ai fautori del new world order.

Il finale del libro in realtà è la parte più deludente perchè si capisce che tutta la costruzione precedente serve soltanto a giustificare quella tesi.

Il libro sicuramente è scritto in modo da catturare l'attenzione, ma senza voler offendere nessuno, a mio avviso può entusiasmare soltanto il lettore a cui mancano le basi culturali su tematiche simili o chi rimane soltanto in superfice rispetto alla complessità reale dei temi trattata.

a mio modesto parere, riflessioni filosofiche sulla natura umana e del mondo di livello molto più elevato anche se decisamente più complesso, e che fortunatamente non portano alle conclusioni semplicistiche di Quinn, si possono trovare nei libri di Carlos Castaneda, Osho e Babaji.

Giusto la mia opinione.

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