Re: ISHMAEL: pensieri, dubbi, domande, critiche.

Inviato da  Dr-Jackal il 12/10/2011 0:42:11
Citazione:
Quinn afferma che BASTA RIDURRE LA QUANTITA' DI CIBO per ridurre la popolazione mondiale. A supporto di questa conclusione porta l'esempio dei topi chiusi in gabbia che si riproducono in base alla quantità di cibo. Questa affermazione ha fondamento, oppure è una forzatura? Mi sembra che in Africa, la natalità non sia DIMINUITA, nonostante la carenza di cibo. Poi CHIARAMENTE non essendoci cibo a sufficienza i nati muoiono di fame, ma a questo punto non mi sembrerebbe una grande scoperta.

Che quando diminuisce la quantità di cibo disponibile diminuisce anche la popolazione della specie che lo consuma, quando aumenta cresce anche la popolazione e quando rimane stabile anche la popolazione fa lo stesso, non è una congettura, ma uno dei principi basilari dell'ecologia (ricordi il discorso sul feedback negativo?), confermato da ogni osservazione zoologica mai fatta e dalla nostra stessa storia umana. Più abbiamo reso produttiva l'agricoltura totalitaria, e più il ritmo con cui è cresciuta la nostra popolazione è aumentato.



In questo grafico si può vedere la crescita della popolazione umana globale negli ultimi 12.000 anni. Si possono notare i picchi della Rivoluzione Industriale e della Rivoluzione Verde, che hanno corrisposto a enormi aumenti di produttività agricola.

Poi attento: la popolazione non è data dal tasso di natalità, ma da quello di natalità MENO quello di mortalità. Il fatto che la popolazione di quelle zone continui ad aumentare (e rapidamente), significa che i nuovi nati che sopravvivono sono sempre di più di quelli che muoiono. Ora, se questi nuovi nati sopravvivono e crescono, vuol dire che c'è cibo sufficiente a nutrire anche loro, altrimenti non potrebbero esistere. Il fatto che ci siano sempre più persone, significa che in quelle zone viene prodotto e/o donato sempre più cibo. In qualche modo, lì arriva sempre più cibo, questo è sicuro, altrimenti quella gente in più ogni anno che passa non potrebbe esistere.
Quelle persone sono fatte di cibo.
Se nel 2000 ce n'era un miliardo (numero inventato), vuol dire che nel 2000 c'era abbastanza cibo da nutrire un miliardo di persone (forse non pienamente, ma di sicuro quanto bastava per la sopravvivenza). Se nel 2001 ce n'erano un miliardo e cento milioni, vuol dire che la quantità di cibo presente nel 2000 (appena sufficiente a mantenerli in vita) deve essere aumentata, altrimenti quella gente in più non avrebbe potuto esistere. E se nel 2020 ce ne sono quattro miliardi, è ovvio che la quantità di cibo rispetto al 2000 è all'incirca quadruplicata (come minimo: potrebbe anche essere di più), altrimenti quella gente non potrebbe esistere. 4 miliardi di persone non possono esistere se c'è cibo a malapena sufficiente per 1 miliardo.
Popolazione = cibo disponibile. Se c'è un miliardo di persone, vuol dire che c'è cibo sufficiente a nutrire un miliardo di persone. La gente non è fatta di speranze o di magia, ma di cibo.

Riguardo l'affermazione secondo cui la popolazione di qualunque specie (umani inclusi) è una funzione della disponibilità di cibo, è da leggere il saggio di Hopfberg e Pimentel: "Human population numbers as a function of food supply".
Anche Peter Farb ha parlato di questo apparente paradosso nel libro Humankind: "Intensificare la produzione di cibo per sfamare un'aumentata popolazione, provoca inevitabilmente un ulteriore aumento della popolazione".
Peter Rosset, direttore esecutivo dell'Institute for Food and Development Policy, ha affermato nel suo libro Lessons from the Green Revolution: "Se la storia della Rivoluzione Verde ci ha insegnato qualcosa, è che l'aumento della produzione di cibo è sempre accompagnato da un aumento della fame". Questo perché più cibo produce più persone, quindi le persone affamate non solo rimangono, ma aumentano. Senza questo aumento di popolazione sarebbe anche possibile sfamare tutti aumentando il cibo a loro disposizione una volta sola.

Stando così le cose, è naturale che se riducessimo gradualmente la quantità di cibo disponibile, si abbasserebbe anche la nostra popolazione. Se producessimo abbastanza cibo solo per 1 miliardo di noi, non ne potrebbero esistere 7 miliardi come ora. Non sarebbe fisicamente possibile.

Citazione:
Sbaglio o Quinn fa intendere che le religioni monoteiste non siano altro che PROPAGANDA al pari della PROPAGANDA della cultura? Sbaglio o il suo pensiero ritiene che questa combinazione Religione-Cultura hanno entrambe lo stesso FINE?

Per la precisione, Quinn parla di religioni salvazioniste (tutte quelle che predicano che l'uomo debba essere salvato), non monoteiste. E certo, le religioni salvazioniste sono propaganda. Una parte molto importante della propaganda della nostra cultura: mantengono viva l'idea che la natura umana sia difettosa, che per l'uomo sia impossibile vivere senza povertà, discriminazioni, crimine, ecc., che la risposta a questi guai si possa trovare solo in una divinità anziché nel cambiare modo di vivere e quindi dobbiamo solo continuare a vivere come ora e stringere i denti perché saremo ricompensati dopo la morte, e naturalmente che il mondo è stato creato per l'uomo e l'uomo è nato per conquistarlo e dominarlo come figlio prediletto di Dio.
Tutta propaganda della nostra cultura malata. Le religioni sono uno dei principali veicoli della propaganda della nostra cultura. Sono un suo strumento, come anche la scuola o il cinema. Non rappresentano una propaganda distinta e indipendente.


P.S.
Shm, Quinn dice da quindici anni che a causare la fame nel mondo siamo noi con i nostri cosiddetti aiuti umanitari e che la soluzione sta nel smettere di inviarli e nel lasciare che le popolazioni affamate si ricolleghino al loro ambiente (ossia che muoiano finché non scendono a un numero che il loro ambiente è in grado di sostentare senza aiuti esterni, e da quel momento saranno indipendenti e senza più fame). Questo gli ha causato e gli causa tuttora tante di quelle critiche che se volesse davvero dirci qualcosa riguardante il nazismo o gli ebrei, credo proprio che ce la direbbe e basta. Non è il tipo che si trattiene.
Tutto quello che voleva dire l'ha detto non una ma venti volte nei suoi libri. Se una cosa non c'è, vuol dire che non era sua intenzione dirla. Ipotizzare sulle sue intenzioni nascoste non solo è inutile (come potremmo mai confermare o smentire congetture simili?), ma ci distrae dal discutere le sue VERE idee. Il che è un peccato, visto che hanno implicazioni infinitamente più radicali e importanti della versione ufficiale su Olocausto o nazismo.

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