Re: ISHMAEL: pensieri, dubbi, domande, critiche.

Inviato da  shm il 11/10/2011 21:01:50
@ Calvero
Quando sopra ho scritto che non son d’accordo con quanto affermi mi riferisco in particolar modo all’interpretazione che hai dato circa una strumentalizzazione di Quinn del confronto tra nazismo ed ebrei nella chiave retorica a noi nota. Questo perché ridurre Ishmael a puro mezzo di propaganda della dottrina dell’olocausto ebraico, arci consolidatasi nel XX secolo soprattutto, non è del tutto corretto… Offusca quello che è il suo pensiero primario che tra le righe, a volerlo leggere, va proprio anche contro la storia propagandata dai vincitori e quindi si rivolge anche contro la versione ufficiale dell’olocausto da noi conosciuta, ma non solo, secondo me…
Ognuno può infilarci le nozioni storiche, anzi le versioni ufficiali che preferisce, che il discorso di Quinn reggerebbe coerentemente con quella che è la sua idea di fondo: anziché nazismo, prova a mettere terrorismo islamico, anziché ebrei proviamo a mettere popolo occidentale… Lui potrebbe avere avuto anche, con l’esempio utilizzato, un intento provocatorio con questo dualismo oramai dogmatico di “nazismo-ebraismo”…
I riferimenti biblici, proprio in quanto di provenienza religiosa e quindi affini a qualsiasi altra religione dei Lascia, secondo me stanno a dimostrare che per lui in un libro sacro si può scorgere, aldilà del simbolismo, una verità storica persa nel tempo…
Invece che un romanzo però, sull’aspetto arcaico del passaggio dai cacciatori-raccoglitori ai contadini, mi piacerebbe leggere un saggio.
Ciò tuttavia non toglie concretezza alla coerenza con la quale affronta il concetto di iper-razionalizzazione dell’uomo “moderno”(post rivoluzione agricoltura) in relazione alla lenta, inesorabile e graduale evoluzione del culto religioso in funzione delle scoperte tecnologiche ecc. ecc. In linea perfetta con quanto scrive Mircea Eliade a proposito della storia delle religioni (e della loro evoluzione).
Anche il concetto di Adamo che mangia dall’albero del bene e del male e poi “cade”... secondo me è geniale l’interpretazione di Quinn se la relaziono ad un teorema che per me si è consolidato a convinzione inamovibile e cioè che la massoneria ha divinizzato l’uomo mentre il culto ha umanizzato la divinità: laddove il massone rappresenta la razionalità e Adamo colui che ha voluto mangiare del frutto proibito per apprendere la conoscenza e dominare al pari della divinità, divinizzandosi a sua volta…
Le implicazioni di queste riflessioni sono svariate, e capisco dt-jackal che ne rilegge i libri, come io faccio con quelli di Eliade, ma secondo me Quinn vuole anche evidenziare una certa importanza di un culto semplice e originario quale completamento della spiritualità umana…

Messaggio orinale: https://old.luogocomune.net/site/newbb/viewtopic.php?forum=49&topic_id=6586&post_id=205318