Re: Le linee guida Usa: salutare la dieta vegetariana

Inviato da  Red_Knight il 19/9/2010 5:44:04
@Sitchinite

Citazione:
qusto perchè il sastanismo è una forma mentis che ti libera da preconcetti e fa venire fuori il tuo 'io'. Sia esso vegetariano, onnivoro, globalizzatore, antiglobal, di destra, di sinistra. L' importante che tu arrivi alla tua posizione e idea sociale grazie al tuo ego e non alle etiche imposte.


Piantala una buona volta di chiamare "Satanismo" l'intelligenza, per favore. È approprazione indebita.

@Freeanimal

Il piacere è mio, figurati. Non ti preoccupare per PikeBishop: non solo è un gran cervello come dici tu ma, anche se fa di tutto per dimostrare il contrario, è un tenero sentimentale.
Gli dobbiamo tutti molto, qua dentro, e spero che non smetta mai di massacrare verbalmente gli altri utenti (me compreso, ovviamente)!

Citazione:
Quando una preda finisce nelle fauci del predatore, ho sentito dire che nel torrente sanguigno vengono rilasciate le endorfine (ma succede anche a noi quando subiamo traumi, tanto che alcune persone trovate morte per incidenti hanno una specie di sorriso sulle labbra). Volendo essere deterministi, si potrebbe dire che il Creatore (o l’evoluzione) ha previsto che, se una specie deve servire di cibo alle altre, che almeno muoia con il favore di essere drogata, nel momento fatale, così da non provare dolore eccessivo. Dai documentari che ho visto, sembra che la gazzella addentata dal leone sia in uno stato di stupore più che di dolore.


Mi spiace infrangere il tuo ottimismo, ma la Natura è molto peggio di quello che pensi. Le endorfine ci saranno pure, ma non fanno sparire il dolore. Lo rendono solo un po' più accettabile (il tizio infilzato sulle Ande era molto probabilmente anestetizzato dal freddo, non dalle endorfine).
Hai mai visto un topo domestico morire di morte naturale? Spesso è un ictus, due o tre giorni di agonia e squitti ininterrotti (quando riesce a squittire), oppure un qualche virus che se lo mangia lentamente. Meglio non descrivere il "duello" tra un topo e un serpente o, ancora peggio, un gatto (che come sicuramente saprai è tutto tranne che misericordioso). Quando poi riescono a nascondersi col predatore che rimane nelle vicinanze, non è raro che muoiano di infarto per il terrore (comunque vada tremano disperatamente per giorni e giorni, anche una volta in salvo), o che addirittura si suicidino. Ma non è questo il punto, naturalmente. Tu dici:

Citazione:
Mi piacerebbe che questo diventasse qualcosa di simile a ciò che Kant definiva una regola universale, ma mi accorgo, su questo e su altri siti, che ci sono anche coloro che non gradiscono e che arrivano ad accusarmi – ingiustamente – di fare bieco proselitismo.
Il mio ideale sarebbe di riuscire a toccare il cuore dell’interlocutore, ma le armi dialettiche per convincerlo a vedere la giustezza e la bellezza morale del rispetto per gli animali, sono armi spuntate. Non so che farci!


Per Kant le regole non erano mica universali così a cacchio. Ci sono degli ottimi motivi per considerare sbagliato uccidere un passante; siamo sicuri che valgano anche per gli animali? Io penso di sì, che sia doveroso riconoscere loro dei diritti (con i dovuti distinguo, per quel che mi riguarda), ma porlo come dogma devo ammettere che mi infastidisce.
Sono sicuro che anche tu hai delle ottime motivazioni per difendere la totale non-violenza nei confronti degli animali: sono curioso di conoscerle. Dire che "sarebbe meglio se fosse un tabù" potrebbe anche essere corretto, forse, ma così rimane un semplice auspicio privo di qualsiasi giustificazione. Il fatto di non riuscire a "toccare il cuore dell'interlocutore" dovrebbe farti riflettere.

Citazione:
So che sei ateo, ma so anche che sei una persona colta e quindi ti pongo io una domanda, anzi due: Perché, secondo te, fra gli altri, è stato anticamente codificato il Quinto Comandamento, non uccidere?
Perché, se questo comandamento etico ha un senso, non è stato applicato (o non era previsto che venisse applicato) anche agli altri animali?


Ateo senz'altro, colto non direi (ma grazie per aver messo le due cose in posizione avversativa ).
Come sopra, ci sono ottimi motivi per non ammazzare il prossimo, tanto che ci arrivavano perfino quei sudici barbari degli israeliti: diminuire la possibilità di essere ammazzati a propria volta, non privare la comunità di due braccia utili, evitare turbamenti sociali. Tutta roba valida, e comunque derogabilissima, solamente all'interno del consorzio umano, che a quell'epoca comprendeva a malapena gli israeliti stessi (dal loro punto di vista).
Gli animali, oggi, fanno parte del consorzio umano? La risposta non è scontata.
Riguardo il rapporto tra forza e diritti altrui può essere illuminante (ri)leggere il buon vecchio Tucidide: Dialogo degli Ateniesi e dei Melii, da "La Guerra del Peloponneso", libro V, 84-114.
Mi perdonino coloro che se lo sentono dire per l'ennesima volta!

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