Re: Il cibo dell'uomo

Inviato da  flombs il 12/9/2008 3:00:41
Ciao Santa,
in realtà non mi sembra di aver posto al questione sul piano morale, ma su quello strettamente anatomico. Infatti non ho detto che l'uomo cuocendo il cibo inganna la natura (intesa magari insenso panteistico), ma che inganna sé stesso, quindi volendo la propria natura, ma intesa dal punto di vista biologico, non mistico. Insomma, non un inganno morale, ma un bypass dei sensi (olfatto e gusto).

Se avessi voluto porre la questione morale magari ti avrei chiesto: avresti il coraggio di uccidere uno o più animali al giorno con le tue mani? Se la risposta è sì, allora per me sei a posto dal punto di vista morale (ma continui a non esserlo dal punto di vista anatomico). Se la risposta è no, a mio avviso dovresti ragionare sull'ipocrisia insita nel lasciar fare un lavoro sporco a qualcun altro volgendo lo sguardo altrove pur godendo dei risultati. Questa secondo me è la vera coerenza da rispettare.

Per quanto riguarda il discorso habitat/vestiti sono perfettamente d'accordo con te: l'uomo dovrebbe vivere solo in ambienti consoni alla propria specie, dove non avrebbe bisogno di coprirsi per non morire assiderato. Poi subentra il livello culturale, quindi probabilmente gireremmo in ogni caso in bermuda, ma è un altro discorso. Come ho già detto, non predico un ritorno alla natura (quale natura poi? E' proprio l'argomento di questa discussione) in toto, ma semplicemente non ritengo l'evoluzione un processo lineare che va dal peggio al meglio, ma semplicemente una serie di adattamenti ad un contesto che cambia. Ma se il contesto torna rapidamente quello originario, anche l'adattamento forzato secondo me dovrebbe fare un passo indietro, finché è in tempo.

Un adattamento è anche la migrazione (che, se indirizzata verso luoghi più freddi, porta con sé la necessità di coprirsi), che a mio avviso non è necessariamente un fatto negativo, a patto di instaurare un rapporto simbiotico con il nuovo ambiente ospitante. Invece continuare a mangiare un cibo non adatto al nostro organismo (anche se ci ha salvato le chiappe in un periodo di carestia) secondo me non porta che a qualcosa di negativo. Come faccio a spiegare al mio stomaco che si deve adattare perché ormai il consumo di carne è un fatto culturale?

Riassumendo, se rinnego UN risultato dovuto alla capacità di adattamento dell'uomo, non significa che li debba rinnegare tutti. Sarebbe come dire che se non mi piace il melone, visto che il melone è un frutto, non devo mangiare nessun frutto?

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