florizel ha scritto:
Onestamente, mi son resa conto che non vale la pena di "esibirsi in sterili disquisizioni" se non si riesce a comprendere che "società" (e "collettività") è qualcosa di completamente artificioso se interpretabile come "indipendente" dalla specificità del singolo e della sua vita
e se non si riesce a capire quale insidia può annidarsi nella falsa convinzione che una "moltitudine" sia responsabile della colpa individuale, e viceversa.
Rimuovere il ricordo di un evento traumatico "sociale" non implica la rimozione del male che l'ha generato, ma può anzi legittimarne l'esistenza come "naturale", e sappiamo che in realtà non è così.
Sono concetti come questi che poi alimentano comportamenti volti a giustificare la necessità di "essere governati".
Pretendere di scardinare questa radicata abitudine al "gregge" impone una coerenza "individuale" senza la quale "collettività" diventa un termine pretestuoso, funzionale solo ad alimentare l'illusione della "partecipazione".
Spero di essere stata abbastanza chiara.
Se non altro, sento di essere stata coerente con i principi che mi animano, rinunciando ai quali mi sentirei solo una delle tante pecore dell'unico gregge.
Disadattata, forse? Meglio quello, che "serva" inconsapevole o cosciente di qualche bislacca teoria "partecipativa".
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