Re: Salute, ambiente ed eticità: vegan vs onnivori

Inviato da  Daemon il 23/8/2006 19:23:52
Per non parlare della plastica! Ma come arriva nel nostro organismo?


La plastica è entrata definitivamente nella catena alimentare dell’uomo. Ne sono certi gli scienziati riuniti ad Erice, dove si ospita in questi giorni la 36esima Sessione dei Seminari Internazionali sulle Emergenze Planetarie. Dal focus sulle sostanze plastiche negli ambienti marini che si è appena concluso sono emersi importanti risultati sullo stato di salute degli oceani e sulle conseguenze dell’ingresso di elementi plastici nella nostra catena alimentare.

Il problema si èormai spostato dalla semplice presenza di rifiuti plastici (come bottiglie, contenitori e altri detriti) nelle nostre acque alla capacità di questi materiali di rilasciare sostanze pericolose per l’organismo umano. L’enorme quantità di plastica dispersa negli oceani a livello globale produce particelle nocive che vengono liberate nelle acque, contaminando i pesci e altri organismi marini, che trattengono sostanze come il PCB, la diossina ed altre molecole teratogene. Entrando in questo modo nella catena alimentare dell’uomo”.

“Il bersaglio principale di queste sostanze è l’apparato riproduttivo, sia maschile che femminile. Mentre il periodo di maggiore vulnerabilità dell’uomo è quello della gravidanza”, precisa Frederick S. vom Saal della Divisione di Scienze Biologiche dell’Università del Missouri. “Durante la gestazione, la donna trasmette al feto questi elementi, che vanno ad intaccare il sistema riproduttivo e il cervello del nascituro provocando effetti permanenti. Ad essere assimilate sono soprattutto la diossina, il PCB (Policarbonatoplastico), il DDE, il PVC (Polivinilepolidrato) ed altre sostanze – ha aggiunto la Prof.ssa Shanna H. Swan del Centro di Epidemiologia Riproduttiva di Rochester – Abbiamo osservato che nei bambini maschi nati da madri nelle quali si registrano alti livelli di questi elementi alcuni caratteri sessuali appaiono alterati”. Gli studi epidemiologici presentati oggi ad Erice, dimostrano ad esempio, un eccessivo sviluppo del seno, una maggiore frequenza di casi di obesità ed asma, ma anche disfunzioni immunitarie.

“Sebbene si tratti ancora di cambiamenti ormonali di lieve intensità, quello che ci preoccupa è la diffusione globale di queste sostanze plastiche e dunque l’ampiezza del numero di persone colpite dei loro effetti – ha aggiunto la Prof.ssa Swan – Non solo, un altro elemento che suscita grande preoccupazione nella comunità scientifica internazionale è la certezza che queste sostanze plastiche siano trasmesse di generazione in generazione mutando, sebbene gradualmente, il patrimonio genetico dell’uomo”.



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