Re: HIV e AIDS

Inviato da  kalo86 il 19/12/2006 13:57:37
Sono accusate di aver infettato col virus hiv 426 bambini, insieme a un medico
palestinese. La comunità scientifica internazionale: "Fu colpa delle carenze igieniche"
Libia, a morte le infermiere bulgare
Shock e proteste dall'Europa
Il processo senza garanzie per la difesa e le torture agli imputati rischiano di compromettere
le relazioni con l'Europa. Il vicepresidente Ue Frattini: "Deluso e sconvolto"

TRIPOLI - Sono stati condannati a morte, in Libia, le cinque infermiere bulgare e il medico palestinese, accusati di aver inoculato il virus dell'Aids a 426 bambini ricoverati all'ospedale di Bengasi (42 di loro sono morti). Lo ha annunciato il tribunale di Tripoli: una decisione, quella dei giudici, che rischia di compromettere le relazioni tra il Paese guidato da Gheddafi e il mondo occidentale (in particolare, l'Unione europea). Visto che il processo si è svolto senza alcuna garanzia per i diritti degli imputati, che hanno anche dichiarato di aver confessato perché sottoposti a durissime torture.

Ecco perché, appena appreso della sentenza, il vicepresidente della Commissione Ue, Franco Frattini, ha rilasciato un commento molto duro: "Sono sconvolto, deluso e scioccato - ha detto - le autorità libiche dovrebbero ripensarci al più presto". Frattini ha ricordato che "la Bulgaria dal primo gennaio è membro dell'Unione Europea" e dunque la condanna "sarebbe un ostacolo alla nostra cooperazione con la Libia".

Poco dopo è intervenuto anche il portavoce del presidente della Commissione, José Manuel Barroso: "Siamo fiduciosi - ha dichiarato - he una corte superiore possa rivedere il giudizio e possa trovare una soluzione giusta e equa". E in effetti gli imputati hanno già presentato appello.

Il processo era iniziato lo scorso 11 maggio, dopo che la Corte suprema aveva annullato il precedente. Le infermiere e il medico sono in carcere dal febbraio del 1999. E mentre la stampa libica si è sempre dichiarata colpevolista, sollecitando con toni virulenti la condanna a morte per gli imputati, da ogni parte del mondo sono arrivate a Tripoli pressioni per una sentenza più mite. Il mondo della scienza è compatto nel sostenere la loro innocenza, e l'infondatezza delle accuse.

Per gli esperti internazionali - da Luc Montagnier, uno degli scopritori dell'aids, all'italiano Vittorio Colizzi, ad altri ricercatori interpellati da Science, Lancet e Nature - non c'è alcun dubbio: il virus dell'hiv era già presente nell'ospedale prima dell'arrivo dei sei accusati, nel 1998, e la contaminazione fu dovuta alle pessime, catastrofiche condizioni igieniche e sanitarie. L'avvocato della difesa Othman Bizanti ha anche prodotto documenti per provare che nel 1997 furono registrati a Bengasi 207 casi di contaminazione da virus dell'aids, vicenda che fu messa a tacere.

Ma l'accanimento dei legali dell'accusa - tra cui il padre di una vittima - durante tutto questo processo, lascia poco spazio alla speranza. Anche perché le affermazioni degli imputati di aver confessato colpe mai commesse, sotto atroci torture, sono cadute nel nulla. Specie dopo che i poliziotti da loro indicati come torturatori sono stati assolti dalla giustizia libica.

L'ultimo appello per l'assoluzione è stato fatto il 14 novembre dal ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier in occasione di un suo incontro a Tripoli con il collega Abdel Rahman Chalgam. "Questa vicenda - disse - pesa enormemente sull'evoluzione delle relazioni della Libia non solo con la Germania ma con tutta l'Europa". Anche il Consiglio d'Europa ha denunciato "la negazione del diritto alla difesa".

(19 dicembre 2006)

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