Re: Educazione alla violenza

Inviato da  soleluna il 3/3/2006 20:32:28
mi permetto....

In situazioni di violenza manifesta tutti i protagonisti necessitano di “una relazione li sostenga nel pensare i pensieri difficili” (Pietropolli Charmet, 1999, p.65) unica possibilità per elaborare e non essere precipitati verso il punto di non ritorno di un acting out.
Prima che questi segnali d’allarme si mostrino è possibile fare qualcosa ancora prima? Si ritiene in modo assai provocatorio, ma non troppo, di dover rifarsi ad un illuminante saggio di Guggenbühl dal titolo "Reintrodurre i demoni nell’educazione" nel quale così si esprime l’autore:
”ciò che manca all’educazione è un rituale in cui il contenuto dell’ombra possa essere guardato (…) le potenze ctonie sono assenti: spinta al potere, gelosia, violenza, sadismo, odio ecc. Le immagini basilari dell’educazione escludono questi aspetti della psiche umana, nella credenza ingenua che, non rivolgendosi a questi lati della psiche, essi possano scomparire. (…) i bambini dovrebbero essere in grado di discutere dei conflitti e di evitare di agire violentemente (…) la psiche umana è governata da opposti. Se un lato della polarità viene eccessivamente enfatizzato, il polo opposto attrae energia (…) ciò è conosciuto come enantiodromia. (…) il mito del bambino divino è ancora un tema centrale nella nostra cultura, ma come una proiezione sui nostri bambini (…) la loro ombra non viene accettata (…) i bambini sentono che il nostro atteggiamento verso di loro è unilaterale (…) i bambini hanno diritto alla loro ombra, ad avere fantasie distruttive, a essere annoiati o sadici. (…) dobbiamo restituire loro il diritto ad avere la loro ombra e rispettare i demoni dentro di loro. Ciò significa che dovremmo rivolgerci a loro come ad esseri con ambivalenze, desideri incontrollabili e fantasie distruttive. (…) per dare al bambino una possibilità per riflettere la sua ombra, i curricula educativi hanno bisogno di includere argomenti legati all’ombra; accanto alle storie delle nostre virtù dovrebbero esserci storie di distruzione, orrore, ambivalenza, rabbia, fallimento e odio. La scuola deve offrire ai bambini delle sfide esistenziali, situazioni che possono essere risolte a fatica, che sono difficili e apparentemente impossibili” (Guggenbühl in AA.VV. 1999, pp.194-202).

Questo estratto offre parecchi spunti di riflessione anche per ciò che concerne l’educazione familiare e non solo quella scolastica, spiega perché i bambini adorino le storie di maghi e streghe, perché amino giochi di guerra e animali mostruosi, essi hanno così l’opportunità di vivere simbolicamente e dunque di non agire l’impulsività aggressiva che è dentro ciascuno di noi. Il che vissuto bene nell’infanzia renderà questa modalità di pensiero una pista preferenziale per gestire i conflitti una volta adulto.
È questa capacità che distingue tra la disperante voglia di violare qualcuno e il farlo davvero.
“La salute del corpo e l’equilibrio della mente non si mantengono con la repressione delle passioni o peggio con la loro rimozione, ma con la loro . Scrive infatti Aristotele: Adirarsi è facile, ne sono tutti capaci, ma non è assolutamente facile, e soprattutto non è da tutti adirarsi con la persona giusta, nel modo giusto, nel momento giusto e per la giusta causa. Qui ci vuole intelligenza, quell’intelligenza che Nietzsche così descrive: Tutti sono convinti che l’intelligenza sia qualcosa di conciliante, di giusto, di buono, qualcosa di essenzialmente contrapposto agli impulsi, mentre essa è solo un certo rapporto degli impulsi tra loro. ” (Galimberti, 2003, p.19).
Forse è questa la via.

AA.VV. I quaderni di Yseos, Moretti e Vitali, Catania, 1999
Galimberti Umberto, I vizi capitali e i nuovi vizi, Feltrinelli,
Pietropolli Charmet Gustavo, Segnali d'allarme, Mondadori, Milano, 1999

Pat



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