Re: l

Inviato da  shm il 20/10/2011 16:40:44
"Trattato di storia delle religioni" di Mircea Eliade:

"In qualsiasi campo, la perfezione spaventa, ed è appunto in questo valore sacro o magico della perfezione che si deve cercare la spiegazione del timore manifestato, anche dalla più civilizzata delle società, di fronte al santo o all'uomo di genio. La perfezione non appartiene al nostro mondo. E' diversa da questo mondo, o viene da un mondo diverso.
Lo stesso timore o lo stesso riserbo pauroso esiste di fronte a tutto quel che è strano, straniero, nuovo, perché queste presenze sorprendenti sono il segno di una forza che, per quanto venerabile, può essere pericolosa."

[...]

Il Cielo rivela direttamente la sua trascendenza, la sua forza e la sua sacralità. La contemplazione della volta celeste, da sola, suscita nella coscienza primitiva un'esperienza religiosa. Questa affermazione non implica necessariamente un "naturismo" uranico. Per la mentalità arcaica, la Natura non è mai esclusivamente "naturale". L'espressione "contemplazione della volta celeste" ha un significato del tutto diverso se la riferiamo all'uomo primitivo, aperto ai miracoli quotidiani con un'intensità per noi difficilmente immaginabile. Questa contemplazione equivale, per lui, a una rivelazione. Il Cielo si rivela quel che è in realtà: infinito, trascendente. La volta celeste è per eccellenza "cosa del tutto diversa" dalla pochezza dell'uomo e del suo spazio vitale. Il simbolismo della sua trascendenza si deduce, diremmo, semplicemente dalla constatazione della sua infinita altezza. L'"altissimo" diventa, nel modo più naturale, un attributo della divinità. Le regioni superiori inaccessibili all'uomo, le zone sideree, acquistano i prestigi divini del trascendente, della realtà assoluta, della perennità. Queste regioni sono la dimora degli dei, e alcuni privilegiati vi giungono per mezzo dei riti di ascensione celeste; fin lassù si innalzano, secondo le concezioni di certe religioni, le anime dei morti. L'"alto" è una categoria inaccessibile all'uomo in quanto tale; appartiene di diritto alle forze e agli esseri sovrumani; colui che si innalza salendo cerimonialmente i gradini di un santuario o la scala ri9tuale che porta al cielo, cessa di essere un uomo; le anime dei morti privilegiati, nella loro ascensione celeste, hanno abbandonato la condizione umana."

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