Re: Decifrata la cabala !

Inviato da  S.Gatti il 15/1/2009 14:52:52
LE BUGIE DELL’ARCHEOLOGIA.
Di solito mi occupo dei miti nelle loro connessioni con l’astronomia. Oggi ampliamo l’argomento inserendo nel discorso astronomico anche dei manufatti megalitici, cioè un qualcosa normalmente riferito all’archeologia. E’ noto che in tutto il mondo esistono centinaia di siti megalitici (da alcune piramidi ai cerchi di pietra, etc.) che ovunque presentano delle caratteristiche comuni: già a prima vista, suscitano degli interrogativi circa la loro costruzione, in quanto ci si domanda chi e come abbia potuto spostare e collocare non grossolanamente, ma con precisione millimetrica, dei massi di centinaia di tonnellate con la stessa facilità con cui i bambini collocano i pezzi del Lego. Lavori che neanche oggi, con i mezzi moderni, saremmo in grado di portare a termine. Ovunque, questi megaliti sono orientati in modo da avere un senso astronomico, essendo posizionati in maniera esatta rispetto ai punti cardinali, e nei giorni dei solstizi e degli equinozi creano dei particolari corridoi di luce, che evidentemente sono voluti. Addirittura sono stati provati dei riferimenti alla precessione degli equinozi, un lentissimo movimento retrogrado dell’asse terrestre. Siamo dunque di fronte ad un linguaggio unitario presente in tutto il mondo, di incerta origine, che evidenzia fenomeni astronomici, e che potremmo definire ‘il linguaggio astronomico della pietra’. Parallelamente a questo, come accennavo sopra, esiste un altro linguaggio di natura astronomica, anch’esso di diffusione mondiale: il linguaggio mitico. La deduzione logica che possiamo trarre a questo punto è che sia il ‘linguaggio della pietra’ che ‘linguaggio del mito’, avendo natura e contenuti astronomici, siano l’espressione di un medesimo soggetto; potremmo dire che siano ‘le due braccia che obbediscono al medesimo cervello’. In altre parole, questi linguaggi potrebbero essere il frutto di una civiltà unitaria, che secondo ogni evidenza archeologica e di tradizione orale, è presente nei cinque continenti. A mio avviso, è in questo senso che si debbano orientare le ricerche di archeologi, storici, antropologi, epistemologi. Invece, il quadro generale della ricerca delle origini appare frantumato e, a mio avviso, deludente: vi è poca comunicazione fra le varie discipline, e ognuna tende a far risaltare le proprie deduzioni senza prendere nella dovuta considerazione il portato delle altre. Il risultato di tale frammentazione è una sorta di caos: è la banalizzazione, la frantumazione dei veri significati (astronomici) sia dei megaliti, sia dei miti. I miti vengono considerati al livello di ‘favole primitive’, ed i megaliti demansionati al ruolo di tombe per membri di tribù paleolitiche. Senza che ci si renda conto, appunto, che trattasi delle due facce della stessa cultura di alto livello. Oggi mi soffermerò sui megaliti. Tutto quello che i moderni studiosi riescono a dirci sull’orientamento astronomico dei medesimi è che ‘gli antichi erano buoni astronomi, e che comunque orientavano quei massi a fini agricoli, essendo fondamentale per i contadini avere l’esatta conoscenza di solstizi ed equinozi’. Ebbene, questo virgolettato è un vero concentrato di baggianate. Intanto i primitivi, per definizione, non potevano essere buoni astronomi, e poi, evidentemente, dovevano passare il loro tempo alla ricerca del cibo e a difendersi dalle fiere, e non ad ingegnarsi per poter spostare massi di centinaia di tonnellate, riunendosi a migliaia allo scopo e trascurando le attività quotidiane. E per quanto riguarda l’agricoltura: io ho passato una vita in mezzo ai contadini, quelli veri, quelli che una volta, quando non riuscivano a a far produrre la terra, subivano la carestia, e non ho mai sentito nessuno parlare dell’importanza di solstizi ed equinozi. Casomai, l’unico evento astronomico che veramente interessa i contadini, di facile osservazione, è la luna crescente e la luna calante, perché in un caso piuttosto che nell’altro la semina ha maggior successo, e il dato è empiricamente di facile verifica tramite l’osservazione diretta da parte dei medesimi. Viceversa, tornando al tema, l’esatto calcolo dei solstizi ed equinozi, oltre ad essere un’operazione che richiede lunghe osservazioni e calcoli complessi, non è di alcuna utilità all’agricoltura! Quindi, tirando le somme: sia il linguaggio (astronomico) del mito, sia il linguaggio (astronomico) della pietra, sono stati travisati, snaturati dai loro reali significati. Entrambi i modi espressivi sono in realtà il prodotto di una civiltà unitaria, di livello planetario, che aveva delle altissime conoscenze astronomiche, e che portava avanti un suo progetto, su cui discetto nei miei libri. La mistificazione di cui oggi siamo vittime, e che ho qui cercato di sintetizzare, si ripropone di continuo. Ad esempio, ho in mano il quotidiano Repubblica del 12-3-2008; a pag. IX dell’inserto culturale vi è un servizio intitolato “Il ritorno dei Ciclopi”, che argomenta sulle mura poligonali megalitiche di Ferentino (e non solo), paesino a 60 km. a sud da Roma. Le mura a macigni trapezoidali irregolari di Ferentino, del tutto simili a manufatti incaici presenti in Sud America, sono di difficillima realizzazione tecnica. L’articolo sostiene che di quelle mura non si sa nulla: i Romani le trovarono lì; non si conosce nulla del popolo che le abbia costruite. Quindi, di quelle mura non si sa nulla di nulla. Di seguito, però, lo stesso articolo sostiene che quelle mura sono state elevate verso il 7° sec. a.C. Ma come! Come si può attribuire una qualsiasi datazione, quando si è appena scritto che di quelle mura non si sa nulla di nulla! Teoricamente, potrebbero – si - essere state innalzate nel 700 a.C., ma anche nel 2.000, o nel 4.000, o nel 7.000 a.C.... Vogliamo finalmente iniziare ad essere onesti e coerenti nello spiegare – o non spiegare, se non si è in grado – il significato dei manufatti megalitici, o dei materiali mitici orali e scritti, che comunque sono sotto i nostri occhi? Perché azzardare delle datazioni quando non si è in grado di farlo? E perché affibbiare dei significati agricoli quando ciò è palesemente un falso? In queste moderne impostazioni, molto lontane da una ricerca seria, non vi è alcuna scientificità, seppure questa venga conclamata a gran voce; sono impostazioni che, aldilà degli esempi citati, tendono generalmente a frazionare una materia seria, univoca e coerente, in tante piccole parcelle, che poi vengono magari analizzate separatamente in maniera pignolesca sino alla paranoia, lasciandosi però sfuggire il senso complessivo. Sergio Gatti.

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