Re: OLOCAUSTO: verità, mezza verità o menzogna?

Inviato da  Pausania il 26/10/2006 22:03:34
Marcuzzzo, riporto dal libro Storia ebraica e giudaismo: il peso di tre millenni di Israel Shahak (per inciso, un nome un programma) LINK

[...]secondo la definizione ufficiale, Israele «appartiene» solo a quelle persone che le autorità israeliane definiscono appunto «israeliane», indipendentemente da dove vivono. Al contrario, Israele non «appartiene» giuridicamente ai suoi cittadini non ebrei, la cui condizione è ufficialmente considerata inferiore.[...]

[...]se i membri di una tribù peruviana si convertono al giudaismo e così sono definiti e considerati, come ebrei hanno immediatamente diritto alla cittadinanza israeliana e a sistemarsi in circa il 70% delle terre occupate del West Bank, e nel 92% dell'area vera e propria d'Israele, destinate all'uso dei cittadini ebrei. A tut­ti i non ebrei, e quindi non soltanto ai palestinesi, è proibito usufruire di queste terre, e il divieto riguarda persino i cit­tadini arabi d'Israele che hanno combattuto nell'esercito israeliano e raggiunto anche gradi assai elevati.[...]

[...]lo stesso genere di esclusivismo che gli ebrei della diaspora denunciano come antisemitismo è fatto proprio dalla maggioranza di tutti gli ebrei, come principio ebraico.[...]

[...]Secondo la legge dello Stato d'Israele è da considerarsi «ebreo» chi ha avuto una madre, una nonna, una bisnonna e una trisavola ebrea, di religione ebraica, oppure perché si è convertito al giudaismo da un'altra religione, secondo i criteri riconosciuti e accettati come legittimi dalle autorità d'Israele.[...]

Per quanto riguarda la discriminazione del diritto di residenza, si fonda sul fatto che, in Israele, il 92% della terra è proprietà dello Stato ed è amministrato dalla Israel Land Authority secondo i criteri del Jewish National Fund (JNF), affiliato all'Organizzazione Sionista Mondiale (World Zionist Organization). Sono regole fondamentali del JNF la proibizione a chi non è «ebreo» di stabilire la propria residenza, di esercitare attività commerciali, di rivendicare il proprio diritto al lavoro e questo soltanto perché non è ebreo. Al contrario, agli ebrei non è in nessun caso proibito stabilire la propria residenza o aprire attività commerciali in qualsiasi località d'Israele.[...]

Agli stranieri, cioè ai «non ebrei», può essere revocata la residenza anche se hanno vissuto in Israele anni ed anni, mentre nessuno può espellere gli indesiderabili se ebrei, com'è stato in moltissimi casi di trafficanti e comuni malfattori che sono persino riusciti a farsi eleggere nel Knesset.[...]

La discriminazione più plateale è quella che appare nei documenti d'identità che tutti sono tenuti a portare con sé e ad esibire in qualsiasi momento. Sotto la dicitura «nazionalità» figurano le seguenti categorie: «ebreo», «arabo», «druso», «circasso», «samarita», «caraita» o «straniero». Dal documento d'identità i funzionari dello stato sanno subito a quale categoria appartiene la persona.[...]


Tanto per sentire la voce di chi non può essere tacciato di antisemitismo....


L’attacco a Wac

una bassa percentuale di partecipazione al mercato di lavoro e alti livelli di povertà. Fra i cittadini arabi in età di lavoro, soltanto il 39% ha un’occupazione (Statistiche anno 2003), rispetto al 57% di tutto Israele. Per quanto riguarda le donne, lavora soltanto il 17,1% delle arabe, contro il 53,8% delle ebree (Statistiche anno 2003). Negli ultimi dieci anni la disoccupazione si è trasformata nel problema maggiore per i lavoratori arabi in Israele. In molte città, il tasso di disoccupazione raggiunge il 20% o più. L’Adva center, un istituto di ricerca israeliano, ha indicato che in Israele lo stipendio lordo medio nelle città ebraiche è quasi due volte quello delle comunità arabe. Il reddito mensile medio nel settore ebraico è di 9,363 nis (circa 1.700 euro), mentre quello nel settore arabo è 5,252 nis.

Ma sentiamo un altro noto antisemita, Jonathan Cook...

Razzismo "democratico"

Negli ultimi 56 anni, Israele ha rifiutato di cancellare lo "status di emergenza" che aveva ereditato dal governo mandatario britannico. Le condizioni di emergenza mantengono efficacemente Israele in una posizione di guerra permanete, permettendo un insieme di misure rigorose che contraddicono i principi della democrazia.[...]

Israele non ha mai stabilito per legge il diritto alla libertà di parola; in base ad un regolamento di emergenza ereditato dal mandato Britannico - la Press Ordinance (Ordinanza sulla Stampa) del 1933 - il governo può chiudere giornali per propria decisione, e senza motivo. Questa misura è stata ripetutamente usata, fin dalla nascita di Israele, contro media arabi dissidenti[...]

Israele separa l'istruzione degli ebrei e degli arabi fino all'ingresso all'università. Questo viene giustificato in base al fatto che i due popoli hanno lingue e culture diverse e che, per la maggior parte, vivono in aree geografiche separate[...]

Un rapporto di Human Rights Watch, nel 2001, identificò una discriminazione sistematica nelle risorse per l'istruzione che è a svantaggio dei bambini palestinesi: la dimensione delle classi è molto maggiore; vi sono meno libri di testo, e molti di questi sono inadeguati; gli edifici sono in condizioni molto peggiori; c'è una mancanza diffusa di asili per l'infanzia, programmi di istruzione professionali e classi di recupero.[...]

Persino il programma di studio insegnato ai bambini arabi è diverso da quello insegnato ai bambini ebrei, anche se non c'è un'evidente giustificazione della differenza. Così, per esempio, nelle scuole arabe non si insegna in genere la letteratura mondiale, compresi autori come Shakespeare, Cechov o Molière[...]

Israele ha escogitato una parziale teocrazia, in cui ampie aree dei rapporti privati dei cittadini con lo stato ricadono esclusivamente sotto il controllo di autorità religiose. Così in Israele non si può optare per un matrimonio civile, né sono possibili matrimoni interreligiosi. Le autorità religiose - ebraica, cristiana e musulmana - sono le uniche che possonoo emettere certificati di nascita, di matrimonio e di morte. Il ministero degli Interni rifiuta di classificare i cittadini, sulle carte di identità, in termini diversi da quelli che rivelano le identità etniche e religiose. Persino la legge sull'adozione del 1981 stabilisce che un bambino possa essere adottato solo da persone della stessa religione.[...]

Nel settembre del 2002 il governo ripristinò una sezione all'interno del ministero per il Lavoro e l'Assistenza Sociale chiamata Consiglio pubblico per la Demografia, dopo che questo era stato chiuso quattro anni prima. Il compito principale del Consiglio è assicurare il "manteimento del carattere ebraico di Israele", e sovrintende il lavoro del Centro demografico del ministero. Dotato di un personale di accademici, ginecologi e avvocati, il consiglio ha l'incarico di escogitare politiche statali per aumentare la natalità ebraica, e implicitamente per "disincentivare" le famiglie arabe numerose.[...]

[...]l'ex Ministro dei Trasporti Avigdor Lieberman, parlando alla Radio dell'Esercito, ha auspicato l'espulsione degli "arabi di Israele".[...]

nel 1950 David Ben Gurion disse che la legge di cittadinanza e la legge del ritorno avrebbero insieme "costituito la Legge Costituzionale, la Carta, garantita a tutti gli ebrei nella diaspora dallo stato di Israele". In effetti queste due leggi - che danno il diritto agli ebrei, ovunque si trovino, di poter immigrare in Israele e poi di ricevere la cittadinanza - costituiscono il fondamento di un sistema legale di discriminazione di cittadinanza. In base a queste due leggi, alla popolazione indigena, i palestinesi, è conferita o una non-cittadinanza - i profughi in esilio - o una cittadinanza di seconda classe - i cittadini palestinesi. Queste classificazioni sono immutabili, perché nessuna immigrazione palestinese - al contrario dell'immigrazione ebraica - è permessa.[...]

Israele non ha mai assegnato una nazionalità "israeliana" ai suoi cittadini. Questo perché rifiuta di riconoscere Israele come una nazione separata dalla nazione ebraica.[...]

Nel 1948 la comunità ebraica controllava solo il sei per cento della terra, mentre oggi il 93 per cento è sotto il controllo o di un organismo governativo chiamato Autorità di Israele per le Terre, o di organismi sionisti quasi-governativi come l'Agenzia Ebraica o il Fondo Nazionale Ebraico.[...]

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