Re: Meditazione, Tai Chi, Yoga. Le pratiche spirituali.

Inviato da  incredulo il 14/9/2015 17:58:35
TheNecrons

Citazione:
Io mi ricordo bene le sensazioni che provavo da bambino: la fatica non esisteva nella mia testa. Sentivo il Corpo instancabile, letteralmente. Sentivo che il movimento era separato dalla fatica fisica, sentivo che erano cose molto distaccate. Ed è PROPRIO quella sensazione che è sparita nel tempo, e che è stata sostituita da un'altra: il movimento è strettamente collegato con la fatica fisica. Davvero, è quella la cosa che cambia tutto. E' lì la differenza tra quando ero attivo da bambino, e quando sono attivo adesso (nei rari periodi in cui mi alleno per un paio di mesi). Le sensazioni le ricordo perfettamente, e la differenza è proprio questa: da bambino è come se la fatica non fosse correlata al movimento, adesso la sento molto più legata.
Questo è esattamente ciò che provo.
Finalmente sono riuscito a scrivere a parole questo...chiamiamolo pensiero che che ho da alcuni anni.


Hai appena capito, se ci mediti sopra, cosa significhi nel profondo questo discorso, fatto da Dio ad Adamo dopo "il peccato originale", ovvero dopo la separazione da Dio causata dall'aver mangiato dall'"albero della conoscenza":

«ti guadagnerai il pane col sudore della tua fronte» (Gen. 3, 19)

Questa sentenza aggrava e inasprisce il rapporto fra l’uomo e le cose necessarie alla sua vita; il rapporto non sarà più facile e giocondo come prima, ma sarà stentato e faticoso.

Da bambino, senza la "conoscenza" del mondo, si è ancora vicini a Dio, alla fonte da cui veniamo, per cui non sentiamo la stanchezza, non la conosciamo e quindi non la pre-vediamo.

Crescendo, diventando sempre più "sapienti", ci allontaniamo dalla fonte, da Dio e sentiamo la fatica e gli stenti del mondo nella nostra carne, ne abbiamo fatto esperienza e quindi la conosciamo.

Abbiamo acquisito la conoscenza, ma abbiamo perso la freschezza e l'unione con Dio.

Per questo Gesù Cristo indica nel bambino e nella sua innocenza, l'esempio da seguire per ri-trovare la strada per il "Regno dei Cieli" e tornare alla casa del Padre.

Matteo 18,1-5
1 In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?».
2 Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:
3 «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.
4 Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.
5 E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.


Il "Regno dei Cieli", ovvero quella condizione di beatitudine e non giudizio che è tipica di un bambino che non ha ancora sviluppato un ego forte in sè.

Per questo tutte le scuole Spirituali puntano sulle stesse leve, per potere trovare la "Liberazione" dalle catene del mondo e scoprire il nostro vero Sè Spirituale, ciò che siamo veramente, ciò che ci siamo dimenticati di ESSERE, ovvero ciò che viene usurpato in continuazione dall'ego, quell'entità che prospera in noi, soprattutto grazie alla continua generazione di pensieri senza sosta nel nostro interno.

Il nostro interno corrisponde al nostro Cuore, alla tazza nominata in continuazione dai Maestri, quella tazza che l'ego riempie in continuazione di pensieri per autoaffermarsi, quella tazza che deve essere necessariamente vuota per potere sentire in sè la potenza del Sè Spirituale e potere vedere in faccia, quell'ego usurpatore in noi in tutta la sua pomposa e orgogliosa inconsistenza.

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