Re: La ragione: È un fatto soggettivo o oggettivo?

Inviato da  benitoche il 19/8/2015 17:56:10
Citazione:

invisibile


Ma per me "comprendere" significa "conoscere" che significa conoscere con tutto se stessi.

Invece "sapere" è una facoltà della sola mente razionale.

Si possono leggere tutte le migliori descrizioni del mondo dello Spirito, di come siamo e di come funzioniamo, ma se non si inizia a camminare concretamente in prima persona, non serve a niente (o a poco), ma al contrario è molto probabile che tutto questo sapere diventi un serio impedimento al procedere.

E sono anche le pratiche come la meditazione che possono portare al corretto e completo pensare.
Perché sono un FARE, non un "pensare" o un "sapere"

Un FARE spirituale che "rimette a posto" anche il pensare.
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Il ricercatore della realtà spirituale, che non viva ancora immerso in allucinazioni senzienti ed istintive o in immagini subconscie, riflesso decaduto di precedenti esperienze aspaziali, non può oggi avere altro immediato riferimento con cui agire ed operare che il pensare.

Lasciamo parlare i saggi

Una vera indagine – conoscitiva e, ad un tempo, autoconoscitiva – non può che attuarsi nel movimento noetico. Movimento animico fondato assolutamente sulla noesi dinamica il quale, non colto nel suo irraggiare luminoso, originario, nella coscienza soggettiva, scade poi in rappresentazione, pensiero pensato, sentimento, istinto: da forza di luce – luce essenziata di vuoto apsichico – a pensiero astratto ostaggio dei sedimenti istintivi, che si fanno addirittura dialettica, ovvero raffinata struttura teoretica in termini di pensiero logicodiscorsivo.

Riconoscere il male: può soltanto colui il quale faccia divenire l’intero proprio diveniente fluire esistenziale una esperienza metafisica in cui l’Io renda oggetto di sé il mondo confuso e sconnesso del “corpo lunare”. Occorre perciò un operare mediante un’autentica meditazione, un’autentica concentrazione di profondità (che partendo dall’oggetto fisico giunga al concetto archetipico invisibile alla normale coscienza di veglia per pervenire dunque al vuoto puro) nel quale la vera liberazione faccia del pensare, atto volitivo solare, il soggetto dell’azione interiore.

Il sentiero del pensare è non a caso il sentiero di Michele, proprio perché l’animazione volitiva secondo verace tensione apsichica impersonale del concetto, sperimentato nella sua originaria nudità, nella sua semplice forza elementare atemporale, aspaziale, conduce al mistero dell’Universo: il tessuto pensante del mondo che fluendo in noi dà finalmente contezza del carattere illusorio delle aspirazioni personali egoiche.

L’autentico pensare, pensiero che percepisce la libertà dell’idea dalla dynamis sensibile, conduce inoltre all’agire in base all’impulso della libertà, che altro non è se non agire per amore, al di là e al di sopra del vantaggio personale.
«Ora un’azione che non si compia per amor suo non è libera. L’egoismo agisce non liberamente. E, in genere, opera non liberamente ognuno che compia un’azione per un incentivo che non derivi dal contenuto obiettivo di essa. Eseguire un’azione per amore della stessa è agire per amore. Solo chi nell’agire è mosso dall’amore, dalla dedizione all’obiettività, agisce proprio liberamente. Chi non è capace di questa dedizione priva di egoismo non potrà mai riguardare la propria attività come libera»

Roberto Missi

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