Ragione manipolazione potere

Inviato da  Manfred il 3/2/2013 16:06:20
Questa è la mia risposta ad Ippia, ho preferito iniziare un nuovo "thread"
spero che quanto scritto basti ad avviare una discussione

Premesso che il primo passo per liberarci dal condizionamento che ogni individuo subisce è ammetterne l’esistenza, non pensiamo che una volta raggiunta questa consapevolezza di essere immuni definitivamente da ogni forma di manipolazione futura, anzi più la nostra comprensione del mondo e del modo in cui si svolge l’esistenza cresce, più i tranelli in cui rischiamo di cadere si fanno sofisticati e perciò difficili da scoprire.
La lotta intrapresa è una lotta che dura tutta la vita. Gli ostacoli più infidi da superare in questa battaglia per raggiungere la consapevolezza del proprio essere,sono proprio quelle cognizioni acquisite fin dall’infanzia che sembrano inattaccabili ad ogni altra interpretazione possibile e perciò denominate universalmente luoghi comuni.
Una su tutte il vedere: si dà per certo che quello della vista sia un processo acquisito automaticamente ma, una volta tanto, la scienza moderna ridando questo dono a degli adulti ciechi dalla nascita, ha reso possibile dimostrare che veniamo educati anche ad essa come lo siamo per il camminare, la parola, ecc. Infatti questi individui appena riacquistata la vista non erano assolutamente capaci di vedere nella maniera in cui noi persone con una crescita normale lo intendiamo, hanno dovuto, in una certa maniera, essere non riabilitati ma abilitati ex novo a questa funzione.
A conferma di quanto detto ci sono anche i casi di individui allevati dai lupi o altri animali che, una volta ritornati alla civiltà, hanno avuto difficoltà immani ad adattarsi al vedere umano, quello che per noi risulta una ovvietà indiscutibile, parecchie volte senza riuscirci.
Mi ha sempre colpito dei bambini nei primissimi anni di vita il loro rimanere affascinati dall’area immediatamente superiore alla sommità del capo delle persone adulte, tanto da dirigerci assiduamente lo sguardo come vi cercassero qualcosa; solo con il crescere delle mie conoscenze mi sono spiegato questo fenomeno, ovvero che essi in virtù della propria tenera età, ancora non educati alla nostra visione del mondo, siano in grado di vedere un centro energetico del nostro proprio essere, posto al di fuori del corpo fisico, che come scoprii in seguito, nelle discipline spirituali orientali è denominato sahasrara conosciuto in occidente come centro della corona o settimo chakra. Non che sia molto importante come viene definito, solo per darne una connotazione più famigliare. A completamento di una lunga ricerca ho potuto collegare le nozioni acquisite con le mie osservazioni sul campo e constatare che, come spiegazione valida alle mie domande potevo accettare solo gli insegnamenti degli sciamani (mi riferisco esplicitamente a quanto Carlos Castaneda riporta nei suoi libri) che riguardo la questione sono molto precisi.
Appena nati noi vediamo il mondo come in realtà è: “campi energetici”, originati dalle emanazioni della stessa fonte, siano essi organici od inorganici, ciò che li rende vivi è la consapevolezza del proprio essere. Solo che in questo stato di suprema conoscenza per noi umani la sopravvivenza è impossibile e perciò veniamo educati alla ragione, che attraverso il dialogo interiore, ci descrive il mondo come un conglomerato di oggetti solidi per darci la possibilità di interagire fisicamente con esso e provvedere al nostro sostentamento. Quello che non è contemplato nelle norme per la sopravvivenza è che si rimanga ancorati a questo stato, senza la possibilità di recuperare la nostra innata conoscenza, nei momenti in cui non siamo impegnati a sostentarci e che essa ci guidi verso l’evoluzione spirituale, quintessenza dell’esistenza umana. La ragione, nei soggetti con un inventario completo, ossia quel tipo di uomo che comunemente viene chiamato classico, prende il sopravvento relegando l’individuo in uno stato di appagamento cognitivo che lo rende un esperto nel campo in cui si specializza, ma lo porta a rifiutare ogni informazione che si metta in contrasto con la propria ragione, al contrario, il tipo romantico cerca di riempire il proprio inventario incompleto acquisendo informazioni, che però sono in netto contrasto con il raziocinio appreso e lo conducono, pena la perdita completa dell’intelletto, su un sentiero di ricerca e cambiamento che restrittivamente viene chiamato esoterico. Tralasciando, per impossibilità di elencarle tutte in questo “thread”, le molteplici implicazioni e sfaccettature di quanto sopra menzionato, si evince chiaramente, sebbene l’esistere di svariate combinazioni, come il soggetto classico non rappresenti per il reale potere, visibile ed invisibile, alcuna fonte di apprensione anzi rimanga un valido coadiutore anche nelle frequenti cruente lotte intestine che caratterizzano nei millenni il suo corso. Il romantico è invece soggetto a tutta una serie di attenzioni da parte del potere che passano, dal tentativo di annientarlo, a quello spesso riuscito, di accaparrarsi i suoi servigi per poi avvalersi del suo intuito e capacità di interazione con le persone più deboli da assoggettare, il tutto dipendente dal potere personale e dalla moralità dell’individuo.

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