Re: Vaticano SpA, un macigno sulla democrazia

Inviato da  Pispax il 28/2/2012 22:29:27
Infosauro

Citazione:
Tu come la risolveresti?



Finito il momento classico d'ilarità suscitato da mangog, la questione credo vada affrontata seriamente.
Per farlo prendo spunto proprio dalla partenza suggerita dall'Incontenibile.

Si può dire che i sindacati siano una delle più grandi Chiese "laiche" che ci sono in Italia. Va bene, partiamo da qui.

L'attività sindacale si articola in cinque grandi filoni:

1) attività sindacale vera e propria
2) attività volontaristica a titolo gratuito e non onerosa
3) attività professionale a titolo gratuito per gi utenti e onerosa per lo Stato
4) servizi gratuiti
5) servizi a pagamento

Il primo punto è l'attività "ecclesiastica" vera e propria. Le sedi sindacali hanno esenzioni fiscali e anche i bilanci sindacali hanno esenzioni fiscali.
Per poter godere di queste esenzioni i sindacati devono rispondere a due requisiti:
1) non dividere MAI l'eccedenza di bilancio, che può essere solo risparmiata o investita
2) non utilizzare MAI i regolamenti per dividere l'"utile" sotto forma di benefit mascherato (dal rimborso per il caffè all'utilizzo personale di macchine di servizio).
(L'esenzione fiscale è implicita: l'IRPEG tassa gli utili, ma i sindacati per loro natura non possono mai registrare alcun utile)

La voce delle "attività" è legata solo ed esclusivamente alle tessere d'iscrizione o a soldi già tassati in precedenza (vedi sotto).

Per ottenere questi risultati i sindacati all'incirca dal 2000 sono obbligati a stilare i bilanci secondo la IV normativa CEE, e il segretario responsabile risponde ANCHE IN PROPRIO delle irregolarità. La Finanza oltre ai beni sindacali gli può pignorare i beni personali e può essere sbattuto in galera. Di ispezioni della GdF nelle sedi sindacali ce ne sono state alcune centinania, e continuano, e va bene così.


Il secondo punto riguarda l'attività volontaristica di aluni pezzi di sindacato, molto spesso pensionati. Può andare dalla cooperazione internazionale (raccolta fondi per qualcosa) all'aiutare i bimbi a attraversare davanti alle scuole, all'assistenza a casa degli invalidi.
Queste "strutture" non hanno fondi propri quindi non gestiscono bilanci, tranne i rendiconti delle eventuali raccolte di fondi. Il problema della tassazione per loro evidentemente non si pone.
SE queste strutture fanno qualcosa di utile per la colletività locale, può darsi che il comune gli conceda l'uso di una sede a titolo gratuito. Difficile che le cose si muovano più di così. Oppure in alternativa utilizzano alcune stanze del sindacato, e su quelle stanze NON viene pagata l'ICI.


Il terzo punto riguarda perlopiù i patronati (INAS, INCA, ARCICACCIA, ACLI ecc).
Sono strutture che fanno sia supplenza all'INPS che da controparte, nel senso che fanno sia da sportello territoriale che da promotori di cause civili contro l'INPS (spesso con l'appoggio dell'INPS territoriale stessa, che a volte è prigioniera delle conseguenze paradossali portate dalla rigidità delle sue norme nazionali).
Hanno un meccanismo di finanziamento a carico dell'INPS legato al numero delle pratiche che presentano (vale solo per alcune di esse) e sono gratuite per i cittadini. Anche per queste strutture valgono le stesse regole dell'attività sindacale vera e propria: esenzione ICI, bilancio in IV normativa, divieto di distribuire eccedenze di bilancio (che NON possono uscire dalla struttura), responsabilità personale del segretario, regolamenti interni non opulenti.


Il quarto punto è quello dei servizi gratuiti. Per esempio le consulenze patrimoniali o il calcolo ISEE. Non circolano soldi, si utilizzano sedi sindacali, c'è esenzione fiscale.


Il quinto punto raccoglie tutti i servizi che i sindacati effettuano a pagamento. Dichiarazioni dei redditi, controllo buste paga, successioni, ecc.
Visto che i sindacati NON POSSONO avere altre fonti di finanziamento se non le tessere d'iscrizione, allora per effettuare questi servizi da una decina d'anni a questa parte si sono costituite delle srl apposite dove l'azionista unico è l'organizzazione sindacale.
Queste società NON godono di alcuna esenzione fiscale. Pagano l'ICI per intero e pagano l'IRPEG per intero. Se utilizzano una sede sindacale, pagano l'ICI per la quota parte dell'utilizzo (i locali a essi riservati)
Gli utili che queste società generano prima vengono regolarmente tassati come quelli di qualunque altra srl, e poi vengono consegnati all'azionista unico, che è il sindacato.


Quindi il discrimine è chiaro: se circolano soldi fra utente e sindacato (tessere escluse) allora la tassazione è piena, altrimenti c'è l'esenzione.
Se c'è un'immobile tenuto fermo prima o poi scatta l'accertamento fiscale della GdF. Se l'immobile viene affittato a qualunque titolo o a qualunque prezzo, compresi anche gli affitti di solidarietà per gli handicappati o i poveri, le tasse vengono pagate per intero.

Un criterio simile può essere usato per le attività della Chiesa. Se non circolano soldi DI NESSUN TIPO fra utente e prete (elemosine e 8 x mille esclusi, o rette scolastiche in linea con quelle statali) allora c'è l'esenzione, altrimenti c'è la tassazione piena.
Con tanto di ispezioni della GdF, bilancio in IV normativa e possibilità di sequestro dei beni della Diocesi.



Però il Vaticano, a differenza dei sindacati, si guarderà bene dall'appoggiare realmente una riforma del genere.
Anche perché sarebbe costretto PER LA PRIMA VOLTA IN ASSOLUTO a dichiarare PER INTERO l'ammontare del suo patrimonio immobiliare.

Se vuoi vivere un'esperienza interessante, prova a escogitare un sistema per capire quanti sono gli immobili riconducibili alla tua diocesi d'appartenenza.
Puoi decidere di passare inutili giornate al Catasto, o fare interpellanze comunali, o provinciali, o regionali sia ai consigli che agli uffici tecnici o agli uffici erariali.
Ti garantisco che non ne caverai un ragno da un buco.

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