Re: Vaticano SpA, un macigno sulla democrazia

Inviato da  Pispax il 11/9/2011 4:21:32
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Notturno ha scritto:
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Personalmente trovo marginale se una parrocchia affitta le stanze del catechismo a una famiglia che vuol fare una festicciola per il compleanno del figlio. O se un prete mette i suoi parrocchiani a friggere frittelle nei fondi della chiesa per finanziare il restauro della chiesina in montagna.


Una festicciola, ieri, è costata 150 euro di SIAE.

Se chiunque affitta uno stanzone per una festicciola, paga Siae e tasse, allora perché il parroco no?


1) la SIAE non è una tassa. Quei soldi vanno agli "aventi diritto", non allo Stato. Sul perché gli "aventi diritto" siano aventi diritto, ci sarebbe da aprire un discorso a parte. Lungo.
In ogni caso il pagamento dell'ICI di quella stanza non è un problema tuo. Se l'affitti in un normale albergo, stai sicuro che l'ICI ce l'hanno pagata per tutto l'anno. Questa roba si riflette su di te con una decina di euro d'aumento sull'affitto.

2) Anche il parroco che fa una festicciola è tenuto a pagare la SIAE. Gli "aventi diritto" non concedono esenzioni.
Se lo ritiene opportuno può decidere di evaderla: ma in questo caso non fa niente di diverso da quello che facciamo noi quando invitiamo un po' di gente nel terrazzo condominiale e mettiamo su un po' di musica.

3) Qui non si sta parlando del carico fiscale generale, sul quale si potrebbe aprire un discorso anche controverso. Si sta parlando di un particolare supporto che lo Stato concede ad alcune religioni (e a parte dell'associazionismo) esentandolo da alcune tasse locali.
Dovresti saperlo, visto che questo aspetto della discussione lo hai aperto proprio tu.

Chiaramente qui si entra nel campo della politica, ovvero delle opinioni.
In ogni caso se si ritiene legittimo sostenere alcune attività, tipo l'attività religiosa, esentandole da alcune imposte, allora credo che la cosa importante da verificare sia che queste attività che godono dell'esenzione facciano effettivamente quello che si suppone che facciano.
Nel caso della Chiesa, che facciano attività religiosa.

In linea di massima un'eccezione non è di rilevanza tale da spostare la normalità.
Provo a fare un paio di esempi per assurdo, sperando che siano comprensibili.


Se nella stanza del catechismo una volta ogni tanto ci viene organizzato una festicciola, "lucrando" una cinquantina di euro di affitto, dal punto di vista sostanziale questo non cambia il fatto che quella stanza è dedicata al catechismo, e che le eventuali festicciole sono un elemento trascurabile.
In quella stanza la Chiesa normalmente sta facendo quello che ci si aspetta che faccia, cioè un'attività religiosa. Occasionalmente fa un'attività ANCHE commerciale, ma non tale da modificare la "destinazione d'uso" di quella stanza.
Quindi è ugualmente legittimo pensare che l'ICI non debba essere pagata. Questa roba rispecchia la legge sull'ICI sia nella forma che nello spirito.
(Al limite si potrebbe questionare se l'"offerta" percepita senza ricevuta possa prefigurare un'evasione IRPEF, o IRPEG. Però sul problema dell'ICI la questione non si pone).


Una roba differente è se c'è una seconda stanza che viene affittata come ufficio a un rappresentante, con il patto che il prete ci possa fare catechismo per un'oretta nel caso che la prima stanza sia occupata per la festicciola di cui sopra.
In questo secondo caso si rispetta solo la forma della legge, ma non lo spirito. Quella stanza viene usata PREVALENTEMENTE per scopi mercantili, e solo occasionalmente per scopi religiosi.
Non ha alcun senso che lo Stato supporti questa roba esentandola dall'ICI, visto che la normale "destinazione d'uso" è una cosa commerciale.


Peggio che mai è se c'è una terza stanza affittata a una tipografia senza neppure il patto di poterci fare catechismo ogni tanto. Questa di fatto è una parte dell'edificio adibita a scopi ESCLUSIVAMENTE commerciali, ma che riesce a non pagare l'ICI grazie al fatto che il resto dell'edificioè un edificio di culto.
La legge non viene rispettata nellp spirito e riesce a essere rispettata nella forma solo stiracchiando parecchio la norma.
Com'è perlopiù il caso di quell'"esclusivamente" previsto dalla legge, e delle sue fantasiose interpretazioni.


In teoria se ci fosse anche un quarta stanza, collocata in un quartiere vicino, che viene affittata come abitazione "transitoria" per gli studenti a 700 euro al mese, su quella stanza l'ICI si dovrebbe pagare normalmente. Però non ci si paga lo stesso perché l'"ospitalità ai pellegrini", e la tabella due, e blabla.
Lo stiracchiamento della norma è ancora più vistoso.


Mettiamoci su anche una QUINTA stanza, anche questa in un quartiere vicino, che è stata affittata dalla Curia a un commercialista. In questo caso il problema non si pone perché l'ICI viene pagata normalmente.
L'elusione a norma di legge in ogni caso riguarda 3 stanze su cinque.




Poi si può obiettare che per qualcuno anche l'esenzione per le attività religiose sia una roba eccessiva. E' comunque un'opinione rispettabile.
Però ritengo che si vada oltre al tema della discussione.

La legge stabilisce una norma: le attività commerciali devono essere tassate secondo criteri stabilitii.
In quanto principio giuridico, questa roba ha applicazione universale.
Punto.

Quello che sta accadendo invece è che c'è una seconda legge che dice che questo principio universale in realtà tanto universale non è: prima di applicarlo, tocca vedere chi è il proprietario dell'attività commerciale in questione.
E se il proprietario è la Chiesa allora pazienza: niente ICI.

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