Re: Considerazioni intorno a Dio e la Bibbia

Inviato da  sever il 16/8/2011 16:11:18
Riprendendo il discorso sull’albero della conoscenza del bene e del male, oltre ad arguire che il serpente non è il diavolo o Satana, perché costui è padre della menzogna, quindi dice solo bugie, possiamo dedurre un’altra cosa, a mio avviso estremamente importante per la comprensione della verità nascosta dietro le parole.

Siccome in Gen 3,22 Dio conferma che Adamo ed Eva sono diventati come Lui, cioè conoscitori del bene e del male, si deve arguire, inequivocabilmente, che Dio stesso conosce il bene e il male, cioè secondo i commentatori, tutto. Dio, insomma, prima di noi ha sperimentato tutto. Ecco perché è onnisciente. E’ divenuto anche onnipotente perché gradualmente ha imparato a dominare gli elementi e i fenomeni che lo circondavano: esattamente come noi uomini ora.

Progredendo impareremo sempre meglio quest’arte, se non ci autodistruggeremo prima. So bene che quanto dico può suonare blasfemo alle menti retrograde dei cattolici e altri gruppi cristiani, che si ritengono i soli veri interpreti della Parola. Sono convinto che sono ciechi e guidati da altrettanti ciechi e vanno ignari verso la fossa che sta loro innanzi.

Per chi, come me, crede che la Bibbia è Verità, questa è celata, come dicevo sopra, dietro le parole. Basta semplicemente soffermare l’attenzione su di esse e domandarsi quale messaggio vogliono farci conoscere. Se non si accetta, dalla semplice lettura di 3,22, che Dio ci sta dicendo di conoscere il bene e il male, significa barare con la propria intelligenza, con la propria ragione. Ciò non significa che Dio operi ancora il male. Significa che ha imparato a dominare totalmente il male e ora, raggiunta la perfezione, da Lui emana solo il bene, solo amore.

Colui che si ritiene cristiano, che crede nella Bibbia, deve porsi o riporsi questa semplice domanda: chi è il creatore del Cosmo? Una cosa è sicura: non è Dio Padre. Ciò si evince , per il credente, soprattutto da Giovanni 1,11: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui neppure una delle cose create è stata fatta. In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini. E la luce risplende fra le tenebre, ma le tenebre non l’hanno ricevuta…La luce, quella vera, che illumina ogni uomo, veniva nel mondo. Era nel mondo e il mondo fu creato per mezzo di lui, ma il mondo non lo conobbe. Venne in casa sua e i suoi non lo ricevettero…E il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi”…

Quanto dice Giovanni viene ribadito da colui che in principio fu un accanito persecutore della nuova fede. In Colossesi 1,15-19 si legge: “Il Dio invisibile si è fatto visibile in Cristo, nato dal Padre PRIMA DELLA CREAZIONE DEL MONDO. Tutte le cose create, in cielo e sulla terra, sono state fatte per mezzo di lui, sia le cose visibili sia quelle invisibili…Tutto fu creato per mezzo di lui e PER LUI. Cristo è prima di tutte le cose e tiene insieme l’universo…Perché Dio ha voluto essere pienamente presente in lui”.

Si deduce che è il Verbo il creatore, l’autore di tutto quanto esiste, sia spirituale sia materiale. Questo Verbo è il Figlio di Dio, incarnatosi 2.000 anni fa ed ebbe nome Gesù Cristo. Essendo il Verbo il creatore di ogni cosa, è anche il creatore dell’uomo. Infatti, viene detto che venne in casa sua, il pianeta terra da lui creato, e non fu accolto, riconosciuto dalle sue creature, gli uomini.

Per dimostrare che non v’è contraddizione, anche in Genesi viene detta la stessa cosa con parole diverse, ma il senso è quello. Ricordo ancora la frase in Giovanni: “In principio era il Verbo e il Verbo con Dio e il Verbo era Dio”. In Genesi si legge: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza”.

Rapportando questa frase alla precedente si capisce perché viene usato il plurale: è Dio Padre che sta parlando con il Dio Figlio. Siccome è quest’ultimo il creatore, è Lui che crea l’uomo simile a sé e, conseguentemente, simile al Padre, perché Padre e Figlio sono simili. Infatti sta scritto: “Iddio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò”.

Quel “facciamo” non è plurale maiestatico, come vuole far intendere la chiesa. Sono effettivamente due Dii che dialogano: il Padre e il Figlio. Sono due Dii distinti, uguali nei poteri. Ecco perché il Signore può affermare: ciò che dico me lo ha insegnato il Padre. Ciò che io faccio l’ho visto fare al Padre mio.

Se Gesù Cristo è il creatore di questo Cosmo, è chiaro che Dio Padre è creatore di un altro Cosmo, altrimenti come avrebbe fatto Gesù a vedere il Padre in azione? Il figlio di un falegname può costruire una sedia se l’ha visto fare a suo padre, se il padre gli insegna il mestiere, come usare gli attrezzi necessari.

Ritornando alla mia deduzione e cioè che Dio ha sperimentato tutto, oltre alla frase citata in 3,22, altri passi confermano questa deduzione. Si trovano nel Nuovo Testamento. Ricordo ancora che il creatore di quanto vediamo, materiale, e quanto non vediamo, spirituale, è il Verbo, cioè Gesù Cristo.

Sono convinto che ogni essere umano è un Dio in potenza: “Voi siete dèi” dice il Signore. Evolvendosi raggiungerà la perfezione, ossia diverrà Dio effettivamente. Avrà tutti gli attributi che comunemente si attribuiscono a Dio. L’uomo diverrà a sua volta un creatore, ma con la coscienza dei suoi illimitati poteri. Come Gesù Cristo ha creato questo Cosmo PER SE’ STESSO, come ricettacolo o tempio del Suo Spirito, così l’uomo divenuto perfetto, Dio in atto, creerà il suo cosmo e lo popolerà di esseri simili a lui, cioè uomini.

Sono convinto, inoltre, che l’uomo è un essere spirituale che era perfetto prima di intraprendere il suo viaggio nella materia per sperimentare. Anche in questo momento colui che è reputato il peggiore degli uomini è, nel profondo di sé, perfetto. E’ la dura scorza della materia, il corpo, ad offuscarne la luce. Quando la coscienza divina che risiede nel suo spirito si armonizzerà con la coscienza della personalità transitoria, allora l’uomo saprà cosa è sempre stato e cosa ha abbandonato molto tempo fa. Il figliol prodigo sarà ritornato alla Casa del Padre cosciente e riavrà la gloria che aveva temporaneamente lasciato.

Queste parole trovano conferma, per deduzione, da queste che si leggono in Giov 17,5: “Innalzami, ora, accanto a te; dammi la gloria che avevo accanto a te, prima che il mondo fosse”. Qui chiaramente si capisce che Gesù Cristo si era spogliato della gloria che aveva presso il Padre come Verbo creatore. Se così non fosse, perché chiederla? Si capisce, altresì, che si era spogliato della gloria non prima dell’incarnazione in Palestina, ma prima che la Terra venisse creata, cioè ben 5 miliardi di anni prima, secondo la scienza astronomica.

Il Verbo, dunque, che era accanto al Padre, glorioso presso il Padre e creatore di tutte le cose visibili e invisibili, decise di sottoporsi alla prova, di sperimentare nella materia da Lui stesso creata. Si sottopose al ciclo dell’evoluzione, come le sue creature, gli uomini, dando prova di umiltà e Amore infinito. Duemila anni fa il Signore riacquistò, con il supremo sacrificio della croce, quindi sul piano umano, la gloria abbandonata prima della creazione del nostro pianeta.

E’ lo stesso cammino che compie ogni uomo, ogni Budda, ogni figliol prodigo. Gesù poté dire: “Ho vinto il mondo”, cioè ha vinto la materia.

Anche in Ebrei 2,10 si legge: “…volendo portare molti figli alla gloria, rendesse perfetto, mediante sofferenze, l’autore della loro salvezza”. Ebrei 5,8-9 conferma: “Ma, SEBBENE FOSSE FIGLIO, imparò da ciò che sofferse che cosa significhi obbedire; sicché reso in tal modo perfetto, divenne…”

Quindi Gesù, il Verbo che era in principio presso il Padre, riacquistò la perfezione duemila anni fa, perché sopportò ogni cosa, pur essendo uguale al Padre in potenza. Infatti, spesso Gesù diceva quando guariva: “Cosa vuoi che IO ti faccia? Sì, LO VOGLIO, guarisci”.

Ancora un altro passo conferma il cammino evolutivo del Signore, conclusosi in Palestina. In Giov 3,13 si legge: “Eppure nessuno è mai asceso al cielo, se non il Figlio dell’uomo, che è disceso dal cielo”. Chiaramente, se Gesù è asceso, vuol dire che prima era in basso. Raggiunto il cielo con il suo personale percorso evolutivo, sul piano spirituale, ne è disceso per aiutare coloro che arrancano su per la scala evolutiva. In Giov 10,36 si legge ancora: “Il Padre mi ha CONSACRATO e mandato nel mondo”. Che significa quel consacrato?

Chi è sempre stato su un monte non ha bisogno di ascenderlo; al massimo ne può discendere. Colui che in principio fu creatore volle sperimentare, sottoporsi alla prova, vincendo duemila anni fa. Gesù è la via, perché, per ora, è il primo e l’unico ad aver raggiunto la glorificazione, la deificazione. Gesù è l’unico che conosce la strada e solo Lui può farcela conoscere.

In conclusione: tutti i figli di Dio si sottopongono all’evoluzione, che è sperimentazione nella materia. Il Verbo, il Figlio di Dio, Gesù Cristo, volle fare lo stesso. Salve

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