Re: Perchè è nato il concetto di Dio?

Inviato da  Paxtibi il 7/1/2006 19:56:32
Ma tornando ai balumba, perchè dovevano immaginare il fulmine come punizione "divina"?..non è molto più semplice immaginarlo come una punizione del "fulmine"?

Io mettevo però l'accento sul collegamento tra "fulmine" e punizione, divina o meno è secondario, in fondo i primi dei erano proprio legati alle manifestazioni della natura. È il concetto di colpa che mi è difficile immaginare precedente al concetto divino. Ripeto, secondo me, prima di essersi immaginati degli dei, gli uomini non potevano aver elaborato l'idea del senso di colpa.

Potevano arrivare a capire che certe azioni procurano danno anche a se stessi, come l'uccidere un membro della propria tribù, visto che ne riduce la forza complessiva. Ma le conseguenze che ne avrebbero tratto più che di ordine morale, sarebbero state di ordine pratico: non conviene farlo, non si fa. Il senso di colpa però è un'altra cosa, deve essersi prima sviluppato il concetto duale astratto di giusto/sbagliato. Il comprendere razionalmente le conseguenze delle nostre azioni non comporta automaticamente il nascere della colpa, essa dipende dal contrasto con il concetto astratto di morale, ed esige una compensazione che non è necessaria limitandosi all'analisi razionale, che funziona con il metodo prova/errore, in cui l'esperienza di un errore memorizzata serve semplicemente per evitarlo alla prossima.
Se questa lezione fosse stata precedente al concetto di divinità, esso non potrebbe mai essersi sviluppato, non ce ne sarebbe stata la necessità: se sbagli una curva ed esci di strada, basterà il ricordo dell'errore a guidarti la volta successiva e a consigliarti di frenare prima, non ti senti certo in colpa, non pensi di aver infranto una legge divina, ma solo alcune leggi fisiche ben precise.

Per questo mi sembra plausibile la storia della parte del cervello dedicata a funzioni ora dimenticate. Senza voler affermare a tutti i costi che si tratta del "telefono per parlare con Dio", si potrebbe ipotizzare che la necessità pratica di imparare in fretta il sistema di comportamento ideale - l'arma migliore dell'uomo, oltre al suo cervello, è la capacità innata di cooperare - abbia suggerito alla natura di fornirci di un "software" di base che facesse tendere le nostre azioni verso un modello ideale senza bisogno di troppi tentativi sbagliati, che all'epoca non ci potevamo permettere.

Certo che se è così, l'aver perso questo software si sta rivelando assolutamente deleterio, e tutti i codici scritti con cui abbiamo tentato di sostituirlo si stanno rivelando un ulteriore problema.

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