sick-boy ha scritto:
Il bello arriva quando da esperto di biologia, l'aritmetico salta a giudicare la «mitologia».
La «mitologia antica», quella della Grande Madre, era «giusta» perché conferma ciò che dice quello che Odifreddi crede essere la «scienza»: ossia sottolinea la «centralità primordiale della donna, la sua profusione di fertilità e di abbondanza».
Solo dopo, assicura, gli uomini, avendo preso il potere, hanno affiancato a Iside e ad Afrodite «figure femminili di morte, da Kali ad Eva, il cui mito non è altro che una delle innumerevoli variazioni sul tema della subalternità, biologica e morale, della donna rispetto all'uomo».
E così, l'intero scibile delle «cose prime» è sistemato: è tutta una questione di maschilismo repressivo.
Facilissimo.[/font][/i]
Il fatto è che
[i][font=Courier]Coloro che lo elaborarono non partivano da orologi molecolari e dal primato della materia. Per loro, la Dea Madre era fin dal principio anche Kali che danza sui campi crematori, vestita di teste e mani di cadaveri. Ciò perché il «femminile» dà la vita biologica, e ciò che ha vita biologica, ineluttabilmente, morirà. Una nozione che non si studia nei laboratori, ma che fa parte della comune esperienza umana. Solo che gli uomini e le donne, un tempo, non si contentavano di questo destino biologico. Cercavano una vita che fosse al di là della vita, che fosse liberazione dalle catene dell'esistere zoologico. Ragionarono che ogni cosa che esiste di qua ha un lato «materiale» - la sua composizione fisico-chimica - ma anche un lato «formale» o essenziale, che è più importante.
Un coltello può essere fatto di quasi ogni «materia» dura, ferro o pietra o rame; ma ciò che lo rende «coltello», ossia intelleggibile, è la «forma» che gli ha dato il fabbro - non la forma materiale, che può essere varia, ma l'intenzione razionale, il «logos».
E questa forma non è nella materia, ma è prima «pensata» nella mente dell'artigiano.
[...] Dunque, gli uomini (e le donne) cercavano questa vita che è sopra la vita, che è invisibile perché è intelligenza.
[...]In quei tempi antichi (dove gli Odifreddi sarebbero stati esposti al ludibrio che loro spetta, incapaci di capire persino i principii della loro stessa scienza), dice Horkheimer, «il grado di ragionevolezza di una vita umana dipendeva dalla misura con cui si armonizzava con la totalità» della Ragione presente oggettivamente nel mondo.
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[i][font=Courier]«Ciò che nasce dalla carne [della donna] è carne, ciò che nasce dallo spirito è spirito» e quindi oggettivo. Quindi eminentemente «sottratto alla morte». La funzione del padre, di ogni padre, è quella di inserire il figlio biologico nella realtà superiore alla biologia, nell'impersonale, eterna verità oggettiva.
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