Re: "Medjugorje: è tutto falso"

Inviato da  Jody il 20/12/2007 14:46:02
da: http://www.civiltalaica.it/web/index.php?option=com_content&task=view&id=307&Itemid=114


LE APPARIZIONI DI MEDJUGORJE TRA NAZIONALISMO CROATO, GUERRE DI POTERE
DIOCESANO E INTRIGHI FRANCESCANI

Nel libro "Spiegare i miracoli" (Dedalo, 2005) ho dedicato alcune
pagine all'approccio storico ai miracoli, sottolineandone anche il
loro ruolo politico (oltre che economico). In quelle pagine
concludevo un paragrafo scrivendo "...esaminando alcuni episodi
prodigiosi e correlandoli al relativo periodo storico, politico e
sociale si scoprono aspetti interessanti e si giunge a conclusioni
inaspettate". Con una certa ingenuità scrivevo anche "... alcune
persone, attraverso avvenimenti di straordinario richiamo, inviano al
mondo messaggi di angoscia per la paura che le assale di fronte a
cambiamenti sociali, storici, di costume ...". Non ero, allora, a
conoscenza dei risvolti politici, storici, religiosi delle apparizioni
della Madonna di Medjugorje, altrimenti avrei aggiunto altre
considerazioni.


La vicenda delle apparizioni della Madonna di M. è infatti una storia
di odi e di intrighi che riesce a disgustare persino chi è
disincantato ma pur spera che almeno nell'impegno pastorale di alcuni
religiosi, come i frati francescani, siano esenti l'inganno, il
turlupinamento di babbei creduloni, gli scontri di potere, la
violenza. Ed invece no, proprio i francescani sono coinvolti nella
vicenda di M., confermando che le parole dei detrattori di un altro
frate francescano, Padre Pio da Pietrelcina, oggi acclamato santo, non
erano forse così lontane dalla verità nell'accusarlo di impostura. Ma
veniamo alla cronaca. Il lettore di giornali apprese, un bel giorno
del 1981 che alcuni ragazzi videro apparire loro la Madonna nel paese
di Medjugorie a 30 km dalla città di Mostar, in Erzegovina; lesse che
le apparizioni si mantennero quotidiane per 3 anni, fino al 1984, per
poi diventare settimanali (tutti i venerdì alle ore 8.30), spostandosi
dalla montagna in una camera dell'edificio ecclesiale; lesse che nello
stesso anno la conferenza episcopale Jugoslava considerò inesistenti
le apparizioni Mariane; lesse, infine, che dal 1992 al 1995 la guerra
imperversò in Jugoslavia. Forse non lesse, perché i giornali diedero
poco risalto alla vicenda, che i monaci di M. sequestrarono per 15
giorni il vescovo di Mostar Mons. Ratko Perić agli inizi del 1996 e
che gli stessi frati francescani furono coinvolti in vicende di
traffico d'armi, come nel dicembre 1993 quando padre Bozidar Blazević
fu intercettato dall'esercito bosniaco mentre era alla guida di un
camion carico di fucili, mortai e munizioni (Corriere della Sera
23/12/1993) e ancora nell'aprile del 1999 quando 3 TIR della Caritas
francescana di Sarajevo vennero intercettati ad Ancona, carichi di
armi (12/04/99). Ma che cosa c'entrano queste vicende con le migliaia
di apparizioni della Vergine ai ragazzi di M.? Bisogna infatti
ricordare che le apparizioni di M. sono l'epifania Mariana di maggiore
durata (per anni e anni ininterrottamente). La risposta alla domanda
si trova in poche ma terribili parole: rivalità e odi secolari tra
ordini religiosi, conflitto tra Vaticano e francescani, uso politico
ed economico della Madonna fatta schierare con gli indipendentisti di
estrema destra Croati. Vediamo gli antefatti.
Primo: A partire dal 1370 la volontà della Santa Sede di creare una
diocesi in Erzegovina favorì la penetrazione nell'area dei missionari
francescani, i quali sin dagli inizi privilegiarono l'affermazione
della propria organizzazione agli obiettivi del Vaticano, rinforzata
nei 4 secoli di dominio ottomano che isolò i francescani dalle
influenze di Roma. Nel 1878 la Bosnia Erzegovina passò agli
Austro-Ungarici che favorirono la riconquista delle diocesi da parte
del clero romano. I frati reagirono con ostilità e solo nel 1923 si
giunse ad un accordo col Vaticano a cui non seguì in verità mai una
collaborazione reale.
Secondo: Nel 1929 si costituì il movimento separatista di estrema
destra croato degli Ustascia (= insorti) che uccisero re Alessandro di
Jugoslavia (1934) e favorirono la penetrazione dei tedeschi nei
Balcani, ottenendo il permesso di formare il regno di Croazia (1941)
retto dal capo degli stessi Ustascia Ante Pavelic. In quegli anni gli
Ustascia uccisero oltre 500.000 serbi, molti trucidati nel campo di
concentramento di Jasenovac, in Slovenia. Alla fine del conflitto,
Tito sciolse il regno di Croazia e gli ustascia e giustiziò molti di
loro che poi si sparsero per il mondo ma non cessarono mai le loro
azioni terroriste antijugoslave. Poiché i francescani dell'Erzegovina
avevano appoggiato gli Ustascia, Tito li privò di beni e proprietà,
lasciando loro solo le parrocchie. Negli anni '60 il Vaticano, tramite
la curia di Mostar, decise di collaborare con Tito e siglò con lui
diversi accordi che portarono al controllo di 33 parrocchie su 63
mentre i francescani si vedevano dimezzare le loro entrate, le loro
influenze, il loro riconoscimento. Ma oltre 6 secoli di presenza nella
zona tra la gente povera esercitarono i loro effetti, col risultato
che quando nel 1975 il documento Romanis Pontificibus ingiungeva ai
frati la cessione di altre 5 parrocchie, la popolazione contadina
reagì appoggiando i francescani e iniziando a ritessere la
sotterranea tela che doveva ricollegare i francescani ai neo-Ustascia
croati, in un moto collettivo di nazionalismo croato-erzegovese che
puntava all'indipendenza politica e religiosa e che spiega bene il
ruolo svolto dai francescani dagli anni 1992 in poi durante la "guerra
dei convogli" (92-94) e successivamente, quando il flusso di aiuti
umanitari fu usato dalle milizie croate come strumento militare e
politico di indipendenza. Il fatto che i francescani erzegovesi
abbiano drenato e smistato imponenti quantità di soldi e merci,
provenienti anche dall'Italia, che abbiano favorito traffici di armi e
che siano stati più volte implicati in episodi di violenza, non hanno
offuscato il loro mito di religiosi operatori di pace. Perché?
Ebbene, senza correre il rischio di essere blasfemi né di ricorrere a
ipotesi fantascientifiche e irreali, la risposta sta nelle apparizioni
Mariane, com'è stato ricostruito da Luca Rastello (Limes, Gruppo
Espresso, n° 1 - 2000). Nei due anni che precedettero l'apparizione
della Madonna sul colle di Podbrdo, i frati intensificarono l'opera di
catechesi dei minori, costituendo gruppi di preghiera intensa. In una
sorta di progetto religioso-nazionalistico di suggestione collettiva i
frati iniziarono quello che chiamarono la "preparazione mistica".
Padre Branko di Bijakovići nel 1979 in un meeting del Movimento
Carismatico di Rinnovamento a Roma profetizzò l'aiuto imminente della
Vergine e l'afflusso presso il suo monastero di M. di immense masse di
fedeli. A partire dal 1980 comparvero numerosi "segni sovrannaturali"
come presunte guarigioni miracolose di due bambini, ritrovamenti di 6
preziosi rosari di provenienza ignota in 6 luoghi differenti e altro
ancora. Il culto mariano si intensificò, finché il 24/6/81, nel cuore
del dominio francescano, la Madonna apparve a 6 bambini che
rientravano dal santuario di Marija Bistrića, ingiungendo loro di
pregare e di raccomandare che i frati si riconciliassero con il
vescovo della diocesi di Mostar- Duvno. Successivamente la Vergine
avrebbe chiesto ai bambini di riferire 3 messaggi al papa per la
riabilitazione dei francescani. La massiccia attività di
pubblicizzazione dei messaggi celesti a difesa dei frati irritò sia
il potere centrale Jugoslavo che quello religioso locale. Il primo
reagì con una campagna repressiva che ottenne il risultato opposto a
quello desiderato, perché i frati sfruttarono subito l'effetto di
vittimizzazione, suscitando sentimenti di rivalsa nazionalista tra la
popolazione e rinvigorendo le fila dei neo-Ustascia (ora partito dei
diritti HOS) e degli indipendentisti croati. Ma anche il vescovo di
Mostar-Duvno reagì con astio. Due commissioni nominate per indagare
sull'avvento miracoloso non trovarono chiari contrasti con i principi
della dottrina cattolica cosicché, sebbene non si potessero decretare
come frodi le apparizioni, nel 1986 la Conferenza Episcopale jugoslava
proibì l'organizzazione di pellegrinaggi a Medjugorje. Monsignor Pavo
Zanić, vescovo di Mostar andò oltre, minacciando di scomunica i fedeli
che si fossero recati al santuario ma i pellegrini erano ormai molti,
oltre un milione in pochi anni, cosicché le sue minacce caddero nel
vuoto. Il 13 maggio 1990, in Croazia, il trionfo del partito
nazionalista HDZ portò alla riabilitazione del regime degli Ustascia
di Pavelic e nel 1992 gli estremisti delle milizie croate di Hos
stabilirono il proprio quartier generale proprio a M., sotto l'egida
diretta del monastero francescano ormai diventato luogo sacro e
inviolabile. Il 10 aprile dell'anno prima, intanto, la Conferenza
Episcopale jugoslava espresse parere negativo definitivo sul carattere
soprannaturale delle apparizioni, ottenendo il Nihil Obstat (nulla
osta) del Vaticano ma il documento non venne pubblicato per "non
danneggiare gli interessi turistici della zona". Nel frattempo, mentre
il partito SDS di Radivan Karadzić (oggi incriminato dal tribunale
internazionale dell'Aja per genocidio) massacrava i bosniaci e
progettava con il partito croato HDZ al potere la spartizione della ex
Jugoslavia, i frati, appoggiati da formidabili reti di sostegno delle
Caritas francescane di tutto il mondo (molto attiva fu la sede di
Steubenville, Ohio, USA) non solo drenavano miliardi di dollari di
aiuti internazionali ai nazionalisti croati ma iniziarono anche a
girare l'Europa, predicando contro il pericolo musulmano, appoggiando
di fatto con veemenza la dissoluzione della Repubblica di Bosnia ed
Erzegovina e la spartizione del territorio con i serbi. Con la
proclamazione del nuovo stato della Croazia, il 24 luglio 1993, il
vescovo di Mostar Zanić venne pensionato e nella lite plurisecolare
tra francescani e preti diocesani si conobbe un vincitore ma ben
presto anche il nuovo vescovo di Mostar (che oggi fa parte della
federazione Croata-Bosniaca dopo gli accordi del 1995) Mons. Perić
riprese la battaglia contro i frati di M. ed è così che si arriva al
suo sequestro nel gennaio '96, di cui abbiamo detto, fortunatamente
conclusosi con la sua liberazione.
La zona di Mostar resta a tutt'oggi una delle aree più instabili
della ex Jugoslavia ma il peso politico dei francescani resta enorme,
rinforzato da un movimento devozionale di fedeli che ha radicamento
mondiale. Il governo centrale Bosniaco deve fare i conti con il centro
di potere francescano (appoggiato dai Croati che hanno una sorta di
giurisdizione sulla zona), interlocutore obbligato di chiunque voglia
prendere decisioni politiche ed economiche nell'area. E il Vaticano?
La Chiesa Romana è in situazione di imbarazzo da 25 anni, in
equilibrio tra lo sconfessare il miracolo e i frati, atto che potrebbe
generare scismi e distruggere gli indubbi enormi vantaggi derivanti
dal proselitismo, e il suo riconoscimento che, tra l'altro,
indebolirebbe il clero diocesano locale e danneggerebbe i rapporti con
le autorità politiche che nei frati scorgono un fattore
destabilizzante. D'altra parte, il Vaticano si rende conto che
concedere il riconoscimento del miracolo per puri interessi politici
ed economici esporrebbe al concreto pericolo che qualsiasi veggente
carismatico e organizzazioni religiose che lo appoggiano con mire
autonomiste e progetti politici potrebbero "sfruttare" la potenza del
richiamo religioso miracolistico per ottenere ciò che desiderano. E
così, mentre milioni di credenti cattolici affrontano un lungo viaggio
per assistere ad un fenomeno "genuino", frati e potere civile e
militare locali tessono le loro trame politiche ed economiche; e
mentre la Beata Vergine parla ininterrottamente da oltre 20 anni a dei
pastorelli, il Vaticano si trova in una sorta di limbo senza uscita.
Ma il Vaticano alla fine se la caverà, perché sa aspettare, perché
conosce le strategie giuste, perché è una potenza mondiale retta da
menti molto più colte e furbe di quelle dei fraticelli francescani.
Con buona pace di chi cerca spiegazioni scientifiche ai miracoli e di
chi continua a sperare nella verità e in prese di posizione ufficiali
delle gerarchie ecclesiastiche.

Maurizio Magnani

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