Al2012 ha scritto:
Molti interventi sono stati concentrati sulla meditazione che tu hai paragonato ad una “preghiera”
Personalmente sarei più per definire la preghiera (quella sincera, quella che parte dall’ “Anima”) come qualcosa di paragonabile ad una meditazione (quella sincera, quella che parte dall’”Anima”)
Non ho esperienza diretta di meditazione, ho provato in qualche modo a meditare in modo “naif”, senza entrare in gruppi o altro, un po’ perché sento odore di “soldi”, e la cosa mi infastidisce pur capendo che nella nostra società i soldi sono una necessità, ma anche perché so di essere un pessimo allievo, facile alla critica, e anche un po’ anarchico, e non mi piace l’idea di essere “massificato”, “etichettato” come discepolo, mi rendo conto che questo può essere utile, ma allo stesso tempo mi rendo conto che può essere dannoso, perché sicuramente ho bisogno di trovare un appoggio in qualcuno.
Quindi il massimo delle mie meditazioni avvengono stando sdraiato e riflettendo sui pensieri che mi passano in mente. Non ho mai staccato la spina con i miei pensieri, ho per meglio dire con quelli che penso siano i “miei” pensieri.
Per non cadere in errori semantici provo a spiegare la differenza (secondo il mio punto di vista)
Individualismo: è sentirsi una unità separata e indipendente dal contesto, il proprio benessere è indipendente dal benessere altrui e il più delle volte giustifica qualsiasi atto se finalizzato ad un amento dello stesso.
Individualità: è sentirsi una unità collegata al contesto, il proprio benessere è collegato al benessere degli altri, perché la nostra unicità è parte non separata del “tutto”.
La limitazione del proprio Io, penso che stia nell’individalismo.
Gli animali, secondo me, non conoscono l’individualismo, ma hanno un “naturale senso individuale” che spiega l’istinto di sopravvivenza, che non è frutto di un ragionamento cosciente, ma è istintivo, seguono leggi legate alla loro specie di appartenenza, la loro individualità è istintivamente legata alla loro specie che è istintivamente legata alla natura del loro ambiente.
La materie, i batteri, le piante, gli animali sono i gradini su cui è salita la coscienza per arrivare all’essere umano formando così un essere vivente cosciente della propria esistenza individuale, che non essendo più istintiva diventa libera e quindi soggetta alle capacità individuali (in pratica è la cacciata dal paradiso terrestre)
Questa libertà è un arma a doppio taglio, perché ci rende responsabili delle nostre decisioni e delle nostre azioni che non sono più governate da leggi istintive, che pur essendo presenti non sono predominanti.
Come di dice Davy, non dobbiamo cercare la verità fuori dal nostro essere, la ricerca deve iniziare dentro di noi, è soprattutto una ricerca interiore che può farci comprendere l’unità tra le cose.
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