Re: Le limitazioni del Proprio Io

Inviato da  Al2012 il 22/9/2007 17:03:47
Ciao Davy.
Rispondo al tuo invito.
Questo topic l’avevo già notato e letto, e cercavo di prender il paso per entrare, quando ho visto il topic aperto da “nessuno” ed mi sono inserito in quel topic ritrovando più o meno gli stessi utenti.

Molti interventi sono stati concentrati sulla meditazione che tu hai paragonato ad una “preghiera”

<< La meditazione è in se una preghiera che viene espressa in modo differente a seconda delle religioni,ed anch’essa,nonostante porti a riscontrare effetti positivi nella vita quotidiana;porta comunque a porre il Proprio Io a guardare in direzioni “Limitate”.>>

Personalmente sarei più per definire la preghiera (quella sincera, quella che parte dall’ “Anima”) come qualcosa di paragonabile ad una meditazione (quella sincera, quella che parte dall’”Anima”)

Non ho esperienza diretta di meditazione, ho provato in qualche modo a meditare in modo “naif”, senza entrare in gruppi o altro, un po’ perché sento odore di “soldi”, e la cosa mi infastidisce pur capendo che nella nostra società i soldi sono una necessità, ma anche perché so di essere un pessimo allievo, facile alla critica, e anche un po’ anarchico, e non mi piace l’idea di essere “massificato”, “etichettato” come discepolo, mi rendo conto che questo può essere utile, ma allo stesso tempo mi rendo conto che può essere dannoso, perché sicuramente ho bisogno di trovare un appoggio in qualcuno.

Trovo profondamente significativa questa frase: “Per indicare la luna in cielo basta un dito, ma una volta trovata la luna non occorre più guadare il dito”. Probabilmente la luna non l’ho vista, ma sono sicuro che c’è, perché ne percepisco la presenza anche se non la vedo splendere chiara nel cielo.

Quindi il massimo delle mie meditazioni avvengono stando sdraiato e riflettendo sui pensieri che mi passano in mente. Non ho mai staccato la spina con i miei pensieri, ho per meglio dire con quelli che penso siano i “miei” pensieri.

Ho la sensazione di essermi sempre chiesto che cosa fosse il “senso” della vita, e soprattutto perché un essere umano finisca prima o poi con il porsi una domanda simile.

Posso sbagliarmi, ma non credo che un animale, una pianta, si ponga mai questa domanda, anche se, come noi esseri umani, lottano per la sopravvivenza e per la riproduzione nelle eterno cerchio di creazione e distruzione, nascita e morte.

L’essere che si pone questa domanda è un essere cosciente della propria individualità, fortemente cosciente della propria individualità, della propria esistenza presente racchiusa tra un passato e un futuro.

Con questo non intendo dire che l’umanità è superiore al resto della natura, perchè l’umanità è una parte di essa e quindi non può sentirsi superiore, perché senza di essa non potrebbe esistere, ed esiste grazie ad essa.

L’umanità ha un “compito” da svolgere, come un battere ha il suo, e questo è proporzionale alla coscienza dell’essere stesso.

A questo punto mi verrebbe da chiedere il perché della coscienza, andando fuori tema, lo so è un chiodo fisso, quindi cerco di controllarmi e rientrare in tema.

Cito davy:

<
A questo punto le persone un po’ più curiose e razionali trovano conforto nella meditazione,nel buddismo e nella new age.

Altri ancora rimbalzano da un’ideologia all’altra senza mai trovare la pace.

Poi..altri ancora trovano il proprio credere negli alieni,ed altri nelle sette occulte.

Ciò che accomuna questi punti di vista che nella normalità quotidiana consideriamo come opposti tra vari “credere”,ci portano appunto a credere in qualcosa di esterno rispetto al nostro più profondo Io,portando così il nostro sguardo lontano dal punto in cui dovremmo guardare per sapere la verità.>>


Dal mio punto di vista penso che ci siano tre verità in quello che hai enunciato:

1) La domanda della perché esisto e del senso della vita sta crescendo. Il desiderio di trovare delle ragioni che vadano oltre al benessere materiale di una società che si basa sul consumismo materiale.

2) Il pericolo di cadere e di appoggiarsi a nuovi “beni di consumo”, meno materiali, ma che non escono fuori dalla logica consumistica, perché anch’essi creano una “massificazione” tipica dei beni di consumo

3)Alienazione della individualità, che anch’essa è una caratteristica della “massificazione”.

Il primo punto, come dice “Fiamma” potrebbe essere dovuto dal fatto, che l’aumento del “benessere”, il maggior tempo libero, la maggiore possibilità di informazione, da la possibilità di potersi porre certe domande. Non le si può dare torto.

In effetti sei io fossi nato in Uganda, o in una baraccopoli metropolitana, forse avrei altre priorità più materiali e minor tempo e desiderio ricerca, è altrettanto vero che non tutti i benestanti si pongo domande “spirituali”, e molti restano dentro il vortice consumistico convinti che sia il modo migliore per realizzare la propria esistenza, come molti miei amici o conoscenti.

Il secondo punto, che si potrebbe identificare con certa corrente New Age, dove l’individuo cerca di scarica il proprio malessere, su una nuova moda, senza rendersi conto che in realtà è entrata in un nuovo “super mercato” pieno di oggetti da possedere, come se la spiritualità fosse una nuova tipologia di merce da comprare.

Il terzo punto, che è comune ai precedenti, è sicuramente il più profondo e il più pericoloso per la nostra evoluzione.

Anche se questa nostra società sembra esaltare le potenzialità dell’individuo, in realtà non esalta la individualità, ma l’individualismo.

Per non cadere in errori semantici provo a spiegare la differenza (secondo il mio punto di vista)

Individualismo: è sentirsi una unità separata e indipendente dal contesto, il proprio benessere è indipendente dal benessere altrui e il più delle volte giustifica qualsiasi atto se finalizzato ad un amento dello stesso.

Individualità: è sentirsi una unità collegata al contesto, il proprio benessere è collegato al benessere degli altri, perché la nostra unicità è parte non separata del “tutto”.

La limitazione del proprio Io, penso che stia nell’individalismo.

Gli animali, secondo me, non conoscono l’individualismo, ma hanno un “naturale senso individuale” che spiega l’istinto di sopravvivenza, che non è frutto di un ragionamento cosciente, ma è istintivo, seguono leggi legate alla loro specie di appartenenza, la loro individualità è istintivamente legata alla loro specie che è istintivamente legata alla natura del loro ambiente.

La materie, i batteri, le piante, gli animali sono i gradini su cui è salita la coscienza per arrivare all’essere umano formando così un essere vivente cosciente della propria esistenza individuale, che non essendo più istintiva diventa libera e quindi soggetta alle capacità individuali (in pratica è la cacciata dal paradiso terrestre)

Questa libertà è un arma a doppio taglio, perché ci rende responsabili delle nostre decisioni e delle nostre azioni che non sono più governate da leggi istintive, che pur essendo presenti non sono predominanti.

Come di dice Davy, non dobbiamo cercare la verità fuori dal nostro essere, la ricerca deve iniziare dentro di noi, è soprattutto una ricerca interiore che può farci comprendere l’unità tra le cose.

Concludo lasciando il solito link, spero che sia in tema. Comunque vede voi !!

Cos'è l'ego? Intervista a James Hollis su Jung
QUI

Un saluto a tutti.

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