Re: Il Terzo Segreto di Fatima riguarda l'Apostasia finale e l'Apocalisse

Inviato da  apoc2007 il 5/9/2007 15:30:37
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Un vero e proprio "giallo", quello del plurimo omicidio fra le mura del Vaticano, ancora oggi "coperto" da omertà e buchi neri: ma la madre del giovane Cedric e gli avvocati Jacques Vergés e Luc Brossolet, non demordono nella ricerca disperata della verità. Recentemente si sono rivolti al Papa in persona per chiedere la riapertura dell'inchiesta su Cedric Tornay, dichiarando: "Tornay è innocente. E' stato assassinato".
In caso di rifiuto da parte del Vaticano, Vergès ha dichiarato che si rivolgerà alla giustizia svizzera, aggiungendo: " Trovo scandaloso che, oggi, in Europa, un uomo possa essere assassinato e che venga rifiutata ogni spiegazione alla sua famiglia."
Vergès aveva tenuto venerdì 5 luglio un incontro con la stampa presso la Sala Stampa Estera a Roma. Insieme a "Maitre" Vergès aveva preso la parola il suo collega Brossolet, illustrando i motivi per la richiesta di riapertura del caso, motivi fondati sulla convinzione dell'innocenza di Cedric, né suicida né omicida degli Estermann, ma soltanto vittima.
La domanda di riapertura dell'inchiesta era stata già rifiutata dal giudice istruttore del Vaticano, Gianluigi Marrone, e, per questo motivo, i due avvocati si sono rivolti direttamente al Papa.
"E' un comportamento indegno da parte della giustizia vaticana- ha detto Brossolet - ed è un comportamento rivelatore del fatto che il Vaticano non vuole che si arrivi alla verità".
I due avvocati sintetizzano così, con tre parole, il comportamento della giustizia vaticana: " Segreto, silenzio e disprezzo."
I punti-chiave per la riapertura del caso si basano essenzialmente su due punti:
- la seconda autopsia sul corpo di Cedric Tornay, praticata all'Istituto di Medicina Legale di Losanna;
- la lettera che la guardia svizzera avrebbe indirizzato alla madre.
Per quanto riguarda il primo punto, "il Vaticano ha dichiarato che Cedric si è suicidato con la propria arma, una pistola calibro 9,41. Ma il foro sul suo cranio indica una calibro 7 ..." Inoltre, il ritrovamento di sangue e di muco nei polmoni, unitamente ad una frattura alla base del cranio, indicano che Cedric ha ricevuto un colpo sopra l'orecchio sinistro, che ha provocato una emorragia prima della morte.
Inoltre, Brossolet ha spiegato che la rottura degli incisivi del ragazzo, rilevata nell'autopsia, proverebbe che un'arma gli è stata introdotta a forza nella bocca.
Quanto al secondo punto chiave, la lettera che Cédric Tornay avrebbe lasciato, "è opera di un falsario. Le analisi grafologiche lo provano. Inoltre, un gran numero di dettagli sono falsi. Inoltre, la lettera è stata scritta su un foglio di carta di un tipo che Cédric non utilizzava mai, un foglio che, stranamente, faceva parte delle forniture vaticane… L'inchiesta si è mossa con un unico scopo -ha detto ancora Brossolet- confermare la tesi ufficiale fornita tre ore dopo l'omicidio soltanto dal portavoce del Vaticano."
Ora l'Avvocato Vergès attende la risposta del Papa: se non otterrà la riapertura dell'inchiesta, si rivolgerà ai tribunali svizzeri.
Attraverso il caso Tornay, è lo stesso apparato vaticano ad essere messo in causa: questa volta lo scandalo ha infangato le divise multicolori disegnate da Michelangelo, ha toccato una tra le guarnigioni più antiche del mondo, fondata da papa Giulio II nel 1506, per la verità toccata, anche in passato, da qualche fatto di sangue.
Ricordiamo quello avvenuto nell'aprile del 1959, quando il comandante della Guardia svizzera, colonnello Robert Nunlist, fu colpito con quattro colpi di pistola dal caporale Adolf Ruckert, il quale tentò poi di suicidarsi. L'arma s’inceppò, cosicché entrambi rimasero in vita.
I fatti che riguardano Cedric Tornay si svolsero, lo ricordiamo, il 4 maggio 1998.
Poco dopo le 21, il comandante Alois Estermann, 44 anni e la moglie Gladys Meza Romero, 49 anni, furono trovati morti insieme al vicecaporale Cedric Tornay, 23 anni. La lettera, giudicata falsa dagli avvocati della famiglia, iniziava così: "Spero che tu mi perdonerai perché sono stati loro a costringermi a fare quello che ho fatto. Quest'anno dovevo avere l'onorificenza e il colonnello me l'ha negata. Dopo tre anni, sei mesi e sei giorni passati a sopportare tutte le ingiustizie, l'unica cosa che io volevo me l'hanno rifiutata..."
Il "giallo" del Vaticano ha inevitabilmente richiamato l'attenzione del mondo sul minuscolo esercito che proprio nei giorni dell'omicidio celebrava il suo anniversario nel ricordo di quell'eroico 6 maggio del 1527 quando, durante il sacco di Roma, 127 guardie svizzere finirono scannate dai lanzichenecchi per coprire la fuga di Clemente VII che attraverso un passaggio segreto fortificato riuscì a mettersi in salvo a Castel Sant'Angelo.
C'era un alone di grande storia, sacrifici, leggenda e assoluta dedizione al Papa che accompagnava nei secoli la guarnigione del piccolo Stato più potente del mondo, di 440 mila metri quadrati (260 mila coperti), in cui tra religiosi e laici abitano o continuano ad operare circa 2 mila persone.
E l'addestramento si susseguiva solo imparando a maneggiare l'alabarda, quella lancia arcaica da sei chili e lunga due metri da tirare in aria per riprenderla al volo con una mano sola. Quei giovanotti dal pennacchio solitamente di colore rosso che variava secondo il grado, con l'elmo d'alluminio per le udienze private, di ferro per le celebrazioni pubbliche con il Papa, avevano studiato arti marziali, praticanti di judo e di karatè, si erano esercitati con il fucile automatico mirando contro sagome di compensato, avevano studiato tattiche di controspionaggio e ultimato corsi di antiterrorismo. Che importava poi se nella dotazione, oltre alla spada e all'alabarda rimaneva innanzitutto la pistola calibro 9, modello Sig-Sauer, da portare solo durante i turni di notte o i servizi di sicurezza con la divisa blu?
La leggenda e la fama di cui nel tempo si era coperta la Guardia Svizzera fu tale che, sino a qualche decennio fa, per le famiglie cantonali era un onore fare arruolare i propri figli come soldati semplici di Sua Santità. Molti erano di origini nobili. Qualche casato, come quello degli Pfyffer von Althishofen, riuscì a fornire al Papato ben 11 undici comandanti e 30 ufficiali. Rigidi regolamenti medievali ressero sino alle soglie del Duemila. E sino al pontificato di Giovanni XXIII il soldato del Papa si genufletteva ogni volta in cui compariva al suo cospetto. Poi arrivarono diverse modernizzazioni ma anche uno sfoltimento degli organici sino a quello attuale, con un centinaio di elementi tra capitano comandante (grado di colonnello), cappellano, 4 ufficiali, 23 sottufficiali, 70 alabardieri e 2 tamburi."
In questo corpo "leggendario", il vicecaporale Cédric Tornay si era arruolato il primo dicembre 1994.
E il 4 maggio 1998 terminò la sua esistenza accanto ai corpi del comandante Estermann e della moglie Glady Meza Romero.
In un libro-inchiesta intitolato "Bugie di sangue in Vaticano", edito dalla Kaos Edizioni, si fornisce una ricostruzione "non ufficiale" della strage che costò la vita al comandante della Guardia svizzera Alois Estermann, a sua moglie e al vice caporale Cédric Tornay. Scritto "dall'interno" della Curia romana (firmato dai "Discepoli della Verità"), il libro nega la "verità ufficiale" confezionata dalla Santa sede (il vice caporale quale supposto omicida-suicida), e rivela alcuni retroscena del triplice delitto. In questi giorni esce un nuovo libro, sempre per le edizioni Kaos, titolo "Assassinati in Vaticano", in gran parte dedicato all'istanza inviata al Papa per la riapertura dell'inchiesta. Certo, gli ingredienti del Grand Guignol ci sono tutti: veleni e depistaggi, lettere false come false furono le lettere del caso Orlandi, misteri e segreti, come nel terzo segreto di Fatima, come nella repentina morte di Papa Luciani. Si rischia di scadere un po' nella horror-soap: quello che sicuramente non è fiction né fumetto è la certezza che tre persone sono morte, che la versione ufficiale fa acqua da tutte le parti, che un ragazzo di 23 anni, probabilmente, è stato infangato dopo morto, diventando -forse per coprire verità inconfessabili per l'apparato vaticano - omosessuale, drogato, suicida, omicida, e chi più ne ha più ne metta...
Fin dall'inizio, la vicenda è sembrata ben più complessa di quanto la versione ufficiale lasciasse comprendere. Si parlò di una relazione omosessuale tra Tornay e il comandante Esterman, qualcuno avanzò l'ipotesi che Tornay fosse una spia del regime dell'ex- Germania dell'Est. Sembra di essere di nuovo nel "gossip": certo che le indagini sull'accaduto si sono chiuse in meno di 24 ore, un tempo davvero troppo rapido per spiegare un evento così cruento e così complesso. Tornando alla vicenda giuridica, ufficialmente il Vaticano non ha ancora esaminato gli elementi che dovrebbero portare il Giudice del Tribunale, Marrone, a riaprire il caso. Per ora l'appello diretto al Papa, come capo di Stato, non ha ricevuto risposta. Questa la nota ufficiale diramata dalla Santa Sede: "E' pervenuta al Promotore di Giustizia del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, trasmessa per competenza dalla Segreteria di Stato, una richiesta di riapertura della relativa istruttoria a firma degli avvocati Jacques Verges e Luc Brossolet, per conto della Signora Muguette Baudat, madre del caporale Cedric Tornay. Tale richiesta e' attualmente all'esame dell'Ufficio giudiziario anzidetto, ai sensi degli artt. 295 e ss. del Codice di procedura penale dello Stato della Città del Vaticano". E' quanto si legge in una nota diramata dalla sala stampa della Santa Sede in relazione alle notizie pubblicate su alcuni quotidiani circa presunti fatti nuovi riguardanti la morte di Alois Estermann, Gladys Meza Romero e Cedric Tornay. "Sono, invece, del tutto inaccettabili - conclude la nota - le dichiarazioni offensive, oltre che prive di fondamento, rivolte contro la Santa Sede, lo Stato della Città del Vaticano ed i suoi organismi giudiziari".
La signora Baudat, la mamma di Cedric, ha sempre ritenuto innocente il figlio, ha sempre contestato le conclusioni dell'inchiesta sulla strage in Vaticano, ha molte volte ribadito le perplessità sulla lettera che il figlio le avrebbe scritto alcuni giorni prima della strage, annunciandole un gesto importante: secondo una perizia calligrafica la scrittura non sarebbe affatto quella di Cedric. Inoltre, la giovane guardia svizzera avrebbe usato, nell'indicare il destinatario, il cognome del secondo marito della madre, che non aveva mai usato prima, e che invece è quello registrato nei documenti in possesso del Vaticano.
Adesso un nuovo mistero si aggiunge al mistero della morte di Cedric, di Estermann e della moglie Gladys: le dimissioni del comandante Segmuller, per "motivi personali", gettano una nuova ombra sulla vicenda. Ricordiamo che era stato proprio Segmuller, dopo l'omicidio dentro le mura vaticane, a promuovere una campagna di immagine a sostegno del reclutamento delle guardie svizzere, visto che, ormai, il piccolo esercito è al di sotto del numero di effettivi previsti. Un duro colpo a quell'immagine viene però proprio dalla decisione di Segmuller di lasciare la Città del Vaticano e la custodia della "sacra persona del Papa".

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