Re: Reincarnazione

Inviato da  nike il 17/1/2007 1:11:27
Citazione:

hornet ha scritto:
Belle info, grazie nike13.


In effetti mi sono lasciata trasportare dal titolo del thread.

La verità è che non credo alla reincarnazione, reincarnazione come il credere qualcosa tipo “nella vita precedente io ero Cleopatra o un albero”. C’è certamente qualcosa “che ci sfugge” , ma è diverso dal concetto di reincarnazione e non credo nemmeno al karma la ruota della ciclicità delle vite e morti precedenti, o samsara.
Resta però “un mistero” legato invece alla nostra nascita: nasciamo e non siamo ancora stati educati , siamo del tutto inconsapevoli di “dove” siamo o “chi” siamo ed abbiamo già fortissime caratteristiche che determineranno la nostra vita, vita che verrà ostacolata o agevolata proprio in funzione di quelle caratteristiche. Se quelle caratteristiche saranno abbastanza forti per imporsi il nostro passaggio su questo mondo lascerà il nostro contributo; la vita di ognuno porta volente o nolente contributo su questa terra anche a scapito di noi stessi, questo potrebbe far concludere che esista un destino, ma non credo nemmeno che esista un destino.

Se si crede alla reincarnazione non si può non credere in Dio sia egli gesù, buddha o maometto e reincarnazione e karma sono concetti inscindibili, come è inscidibile anche il concetto di Dio da compassione: Dio è compassione.
Il buddha e la compassione sono intrinseci al concetto di reincarnazione; in Tibet il Dalai Lama è la reincarnazione di un altro Dalai Lama, il Dalai Lama è il 14esimo Dalai Lama, in lui è incarnata parte del buddha: la compassione.
Se in noi esiste la compassione il buddha è reincarnato anche in noi?

Il karma per altro non è diverso a mio avviso dalla ricerca della purificazione per i cristiani: tutte le religioni contemplano uno stile di vita secondo il quale “fare del bene” ci porta ad un livello spirituale più alto, ciò significa che quando nasciamo per tutte le religioni monoteiste siamo nel peccato per dirla con i cattolici o siamo ad un livello spirituale che deve essere elevato per dirla con i buddhisti. Il senso di colpa che per il resto della nostra vita ci accompagnerà nasce proprio da questo. E da altro.

Concludendo se di “karma”- per sorridere- dovremmo parlare l’unico “karma” a cui credo è che veniamo al mondo e da subito iniziamo a lottare e soccombiamo se non ci riusciamo, ma soprattutto “ci dobbiamo ribellare a noi stessi” , dobbiamo cioè liberarci per tutta la vita dalle varie forme di condizionamento sociale in primis dell’educazione dei genitori frutto a loro volta di un prodotto sociale, e religioso.

Ma sto parlando da occidentale e qui mi sovviene che gli orientali non sono messi meglio. Sopraggiunge inevitabilmente una citazione a proposito dello zen di Alan Watts:

Per ragioni piuttosto diverse i giapponesi tendono a trovarsi a disagio nei confronti di se stessi tanto quanto gli occidentali, visto che possiedono un senso del rispetto umano acuto quasi quanto il nostro più metafisico senso del peccato. Questo si verificava soprattutto nella classe più sensibile allo zen, quella dei samurai. Ruth Benedict [...] aveva perfettamente ragione quando diceva che l'attrazione che la casta dei samurai provava per lo zen derivava dal potere che questa dottrina aveva di liberare da un'autocoscienza estremamente imbarazzante, dovuta al tipo di educazione impartita ai giovani. Di questa autocoscienza fa parte quell'obbligo che i giapponesi sentono di competere con se stessi, un obbligo che riduce ogni arte e sapere a una maratona di autodisciplina. Anche se l'attrazione esercitata dallo zen consiste nella possibilità che esso offre di liberarsi da questa autocoscienza, la versione giapponese dello zen combatteva il fuoco con il fuoco, superando "l'io che osserva se stesso" con il portarlo a un'intensità tale da farlo esplodere.

Ma , peggiore di tutte le religioni è sicuramente la “religione” new-age mascherata da filosofia o altro con il loro “cristo cosmico”. La new age è un miscuglio di mitologia orientale e di ideologia occidentale;come loro precursore i newagers amano citare spesso uno dei padri della psicologia moderna: Karl-Gustav Jung per il concetto di “inconscio collettivo”. Inconscio collettivo è un termine della psicoanalisi coniato per la prima volta da Carl Gustav Jung. Infatti, mentre Sigmund Freud non distingueva tra la psicologia di un individuo e la psicologia collettiva, Jung distingueva l'inconscio collettivo dall'inconscio personale proprio di ogni essere umano.

[…]
In altri termini si potrebbe dire che l'inconscio collettivo è la struttura della psiche dell’intera umanità, sviluppatasi nel tempo ed è suddivisibile in inferiore, medio e superiore.

L’inferiore è legato alle radici arcaiche, al passato dell’umanità; il medio è costituito dai valori socio-culturali in questo attuale momento; il superiore è invece relativo ai valori, alle potenzialità, alle mete future dell’umanità.
[…]
Che la connessione dell'individuo all'inconscio collettivo sorga per ragioni materiali o mistiche, il termine inconscio collettivo descrive un'importante caratteristica comune osservata nei sogni di differenti individui. Fu semplicemente formulata da Jung come modello esplicativo.


In sostanza secondo la new age , ideologia della quale oramai siamo impregnati, tra la coscienza del "Sé" e il "Divino" ci sarebbe solo una differenza di consapevolezza. E’ una visione perfettamente adattabile - e molto comoda - a l’ ”egoismo” richiesto dall’ ideologia consumista con le sue regole di “società competitiva” e per chi vuole “emergere”.

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