Re: Ateismo di "default"

Inviato da  nasissimo il 13/5/2007 15:45:31
Citazione:


Quindi quando qualcuno scrive le parole di Gesu' e nei secoli seguenti la chiesa e chi per lei compie disastri e genocidi, la colpa e' di Gesu', anche se in realta' in nessun passo lui ha detto di fare cio'.
Se Marx scrive il Capitale e successivamente nascono movimenti politici che sfociano in feroci dittature pseudo socialiste, beh Marx e' un semplice pensatore, non e' responsabile di nulla.
Comunque mi sembra di aver colto nel segno quando ho tirato fuori Marx.
Ciao.


Non hai colto proprio nulla.
In italia c'è il maledetto vizio (alimentato, e non creato, dal berlusconismo) di associare al "Marx" e quindi ai comunistacci cattivi chiunque osi criticare il buon gesù o i suoi aiutanti.
Se per "colto nel segno" intendi avere "smascherato" il "comunista", hai spadellato di quattro spanne e un barattolo. Io comunista non sono punto, sono un Liberale. E le mie critiche al cristianesimo-sistema sono le critiche di un Liberale.
Dalla tua risposta pare che tu non abbia letto bene quello che avevo scritto. "Non è responsabile di nulla" lo hai scritto tu: io avevo scritto il contrario esatto. Avevo scritto che la diffusa pretesa di separare le sue responsabilità da quelle degli epigoni è pretesa arbitraria. Sarebbe a dire che è responsabile eccome. Eccome.
Il distinguo che facevo era d'altro tipo. Precisavo che Marx è un pensatore, gesù un profeta. Qualche volta si fa confusione, attribuendo all'uno la qualifica dell'altro, e forse lo si può perdonare perché le tipologie non sempre sono del tutto disgiunte, ma la distinzione c'è ed è concreta. Un profeta informa dei suoi insegnamenti una società umana per scelta deliberata. Un pensatore, di solito, no. Qualche volta qualcuno ci si prova, ma di solito con modesti risultati. Da quello di Platone a Siracusa fino ai falansterii di Fourier, i fiaschi di questi tentativi non si contano.
Il mestiere del pensatore è pensare, e la sua opera è il suo lascito intellettuale. Il giudizio sulla sua opera dunque - che come ogni giudizio, insisto, deve essere giudizio CRITICO - si deve appuntare sul suo pensiero e sl suo lascito intellettuale. Fino a quando il pensatore non ha vestito per sua scelta panni diversi da questi, se si presume di giudicarlo in base a criteri diversi si compie un arbitrio. Vita personale, scelte di vita, comportamenti privati, non contano nulla e non debbono contare nulla nel giudizio in questione. Traducendo con esempi pecoronici: non ha importanza se Kant aveva pidocchi anche nella parrucca, se Hegel puzzava di sudore, se Nietzsche andava a puttane, se Wittgenstein molestava i bambini. Un pensatore si giudica per il suo pensiero e solo per quello, come un pittore per la sua pittura ed un compositore per la sua musica.
Un profeta, invece, fonda o ricostruisce o riforma società umane. La sua opera sono le società umane che in lui si riconoscono. Il giudizio sulla sua opera, quindi, coincide con il giudizio su quelle società umane.
Questa distinzione, certo, vale finche il pensatore non crede di dover fare il profeta. Allora lo potremo giudicare anche come profeta, ma in questo caso avremo due giudizi distinti.
Se tu fai il chirurgo di professione e a tempo perso il pescatore di lucci, sei giudicabile due volte, come chirurgo e come pescatore di lucci. Ma i giudizi sono separati. Sarebbe a dire che se anche a pescare sei una frana, e non hai mai preso un luccio in tutta la tua vita, puoi essere senz'altro un ottimo chirurgo. E viceversa.
I pensatori di solito non ambiscono a farsi profeti. Anzi, sovente se vengono chiamati ad indossare questi panni si defilano, consapevoli dei rischi cui si va incontro. Marx non riuscì a defilarsi del tutto. Fu nella prima internazionale, aderì a diverse leghe e movimenti (nati prima di lui) redasse un manifesto di partito, credette forse di potersi trasformare nell'uomo politico che non era. Per queste cose può essere giudicato, nella sua veste di uomo politico.
Nell'altra veste, quella di pensatore, PURE può essere giudicato, si capisce; ma deve essere giudicato in quanto pensatore, ossia in base al contenuto delle sue opere.
Giudicare il pensatore in base agli atti politici è come giudicare il chirurgo in base ai lucci che piglia.

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