Re: concetto di "donna" nelle religioni cristiane

Inviato da  Nero il 16/1/2006 14:43:01
Ad integrazione del resoconto di Bianca, vorrei aggiungere che, secondo Odifreddi, la Chiesa cattolica si sarebbe macchiata in quel periodo dell'uccisione di circa 9.000.000 di persone, di cui la maggior parte donne (le famose streghe).
Non conosco bene il periodo, storicamente, ma il dato citato da Odifreddi deve far riflettere, a meno che non se lo sia inventato.
Altra fonte è Deschner, nella sua monumentale "Storia criminale del cristianesimo".

Come giustamente notava Santa, a proposito del paragone tra nazismo e Chiesa, si deve però notare che i crimini compiuti dalle Chiese sono da considerare con un approccio molto diverso da quelli perpetrati (in grandi quantità) dalle ideologie del secolo scorso.
Infatti, la Chiesa, a differenza di nazisti e comunisti, si presenta come la realizzazione di un messaggio salvifico e trascendente, di un insegnamento divino, di cui esalta l'etica e la morale. Posso concordare che non ha adempiuto (e non adempie nemmeno oggi) all'insegnamento della sua divinità di riferimento, ma allora si deve tornare a riflettere sulla religiosità vissuta in modo personale (come mi sembra quella di Santa) e la religiosità vissuta anche in una comunità ecclesiale.
La Chiesa è anche e soprattutto la comunità dei fedeli riunita in nome di Gesù.
E' questo il discrimine che si vuole sottolineare, fatte salve le religiosità particolari di ciascuno.
Nel momento in cui si partecipa alla Chiesa, non penso sia possibile creare una reale distinzione tra gerarchia e gregge di questa entità unitaria.

Per ritornare ad un esempio profano: se una persona interpreta il comunismo in modo eterodosso e personale, ma poi entra e prende la tessera di un partito che è direttamente responsabile dell'omicidio di svariate persone, se è vero che egli potrebbe sempre invocare la responsabilità personale per coloro che, di fatto, hanno commesso tali crimini, è altrettanto vero che non potrà facilmente esimersi da una responsabilità morale, etica e politica. Complicità, connivenza.

Potrei fare altri esempi, ma ritengo che questo sia sufficiente ad illustrare la differenza tra un credo personale (che rientra nel più vasto concetto della libertà di pensiero) e un credo precipitato in una comunità (partito, chiesa, associazione) che deve essere considerata storicamente, per ciò che è, per ciò che è stata e per ciò che ha realizzato.

Lo stesso S. Paolo afferma:

"Chi professa la fede non commette il peccato e chi possiede l'amore non può odiare. «Dal frutto si conosce l'albero» (Mt 12, 33): così quelli che fanno professione di appartenere a Cristo si riconosceranno dalle loro opere."

Ciò vale per le opere di ciascun fedele, ma anche, e a maggior ragione, per quelle delle comunità di fedeli che conosciamo come Chiese.

Valete

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