Re: Luogocomunardi e religione

Inviato da  Red_Knight il 7/12/2009 16:45:59
@Sitchinite

Tu chiedi la linea di demarcazione tra un animale e un uomo.

Lo considero un dilemma di facile risposta.

Tutti gli animali hanno una sensibilità più o meno sviluppata. Il diritto a non soffrire è proporzionale a questo diritto. Ci sono animali che non possono provare dolore, mentre tutti i vertebrati (e forse tra gli invertebrati il polpo) possono. Potrei non avere scrupoli nell'uccidere una zanzara ma non riuscirei mai a uccidere un pesce rosso.

Abbiamo già fatto un distinguo.

Molti esseri viventi hanno una sensibilità non solo materiale ma anche in qualche modo emotiva. Anche questo varia da specie a specie, ed è più o meno proporzionale all'evoluzione del sistema nervoso. Per esempio, la stragrande maggioranza dei rettili passa una vita abbastanza demenziale e inconsapevole, mentre molti uccelli e praticamente tutti i mammiferi sono capaci di provare piacere, gioia e talvolta sentimenti.

Abbiamo fatto un'altra classificazione.

Molti animali tra coloro che hanno emotività sono anche sociali, cioè sperimentano sensazioni in relazione alle loro attività sociali. Costoro hanno una possibilità di soffrire maggiore, e la loro vita, oltre che il loro benessere, acquista un senso maggiore.
Per intenderci: l'affetto che nutro nei confronti di un tenero criceto mi fa preoccupare del suo benessere ma fondamentalmente me ne frego se viva a lungo o meno, purché non soffra; mentre la vita di un cane domestico o di una leonessa in un branco è ancora più preziosa.

Infine ci sono queli animali superiori, come alcuni cetacei e primati, che hanno consapevolezza di se stessi, una primitiva cultura, progetti, gusti spiccati, concezione della morte e previsionalità. Costoro sono persone, per quanto diverse da noi, a tutti gli effetti.


Mi sembra un approccio razionale alla questione, basato su dati di fatto oggettivi (credo, correggetemi se sbaglio).

A questo punto occorre determinare perché dovremmo occuparci di queste sensibilità a noi estranee anziché considerarle "qualcosa". Il discorso si fa più complesso.

Cosa c'entra la religione in tutto ciò? A mio parere, sempre che io abbia ragione riguardo quanto sopra esposto, adottare ragionamenti come il mio significa giustificare sul piano razionale la propria etica e in ultima analisi rendere la religione inutile.
Credo che sia quello che Santaruina considerava "pericoloso" nei primi post.

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